Accertamento sintetico-spesometro, redditometro
Redditometro, spesometro: accertamento sintetico, come evitarlo e come eventualmente contrastarlo?
Immaginiamo di lavorare e di pagare le tasse, di risparmiare per una vita, e un giorno voler fare delle spese che non abbiamo mai fatto, di comprare quella macchina di lusso che hai sempre sognato e che non abbiamo mai potuto permetterci, di fare un anno di viaggi costosissimi che avevamo sempre sognato e che non avevamo mai fatto.
In questi casi però qualora non riuscissimo a dimostrare dove abbiamo preso il denaro per comprare questi beni, potremmo avere dei problemi col fisco che si insospettirà sulla nostra possibile evasione fiscale.
Cosa bisogna sapere e cosa bisogna fare per evitare problemi col fisco.
Il concetto di famiglia
Partiamo dal concetto di famiglia; lo Stato italiano considera le nostre famiglie in una duplice maniera: da un lato, i legami familiari possono aiutarci a diminuire i nostri oneri fiscali, ad esempio le detrazioni fiscali vigenti se si hanno a carico dei figli; dall’altro lato tali legami possono far capire allo Stato qual è la nostra effettiva capacità di spesa, al di la dei guadagni che noi effettivamente dichiariamo.
Bisogna chiarire però che l’ordinamento giuridico italiano non fa pagare gli oneri fiscali (imposte) alla famiglia come se fosse un unico soggetto, ma ogni persona appartenente alla famiglia avrà il suo reddito e le sue imposte da pagare.
Ad esempio, in una famiglia lavorano sia il figlio che la madre, la madre avrà le sue imposte, il figlio avrà le sue. Lo stesso discoro vale per i coniugi, ognuno avrà una diversa capacità contributiva e avrà delle diverse imposte da pagare.
La famiglia, dunque, non è considerata un unico soggetto che deve pagare le imposte, ma lo Stato può prenderla in considerazione per avere dei dubbi sulle nostre dichiarazioni dei redditi. Stiamo parlando dell’accertamento sintetico disciplinato all’art. 38 del D.P.R. n. 600/73 tramite spesometro e redditometro.
Come funziona l’accertamento sintetico?
L’amministrazione finanziaria (che possiamo comunemente chiamare il Fisco) indipendentemente dal lavoro che svolgiamo e dai redditi che abbiamo dichiarato cerca di determinare il nostro reddito di un determinato anno partendo dalle spese che in quell’anno abbiamo sostenuto. Il classico esempio è: se ho uno stipendio da 600 euro al mese, come faccio ad aver comprato una Ferrari?
Questo vuol dire che se ho fatto delle spese incompatibili con il reddito che ho dichiarato, per lo Stato probabilmente sto nascondendo altre entrate sulle quali non sto pagando le tasse.
Possiamo spiegare le nostre ragioni al Fisco?
Noi verremo sempre chiamati a dare spiegazioni di queste spese, a fornire chiarimenti; noi dobbiamo sempre essere messi in condizione di dare la prova contraria all’Agenzia delle entrate.
Ad esempio si può provare che quella spesa siamo riusciti a farla non col nostro reddito, ma con una donazione che ci ha fatto un nostro parente, o grazie all’eredità dei nostri avi. Potremmo dare prova contraria anche tramite presunzioni perché come l’Agenzia delle entrate presume che quella spesa è stata fatta con redditi non dichiarati, anche noi possiamo portare l’Agenzia a presumere determinati fatti [1]. Quindi mio padre era un ricco commerciante, anche se io ho uno stipendio da 600 euro al mese, grazie alle donazioni fattami da mio padre ho potuto comprare la Ferrari [2].
Anche se la giurisprudenza non è stata chiara al riguardo, si può sostenere però che nel caso in cui dovessimo giustificare tali spese tirando in ballo persone che non fanno parte del nostro nucleo familiare, dovremmo impegnarci di più a fornire tale prova per convincere il Fisco o un eventuale giudice del fatto che le nostre dichiarazioni dei redditi sono regolari e non nascondono nulla [3].
Quali sono le spese che rilevano ai fini dell’accertamento sintetico?
Sicuramente l’acquistare di beni di lusso che hanno un rilevante costo di mantenimento, l’incremento ingente del nostro patrimonio, il tenore di vita proprio e della propria famiglia totalmente incompatibile con il nostro reddito.
I criteri utilizzati dal Fisco per effettuare tale accertamento derivano da una standardizzazione dei contribuenti; vengono esaminati dei campioni di contribuenti, tenendo conto del nucleo familiare e del luogo in cui vivono e così si identificano delle tipologie di contribuenti che hanno una determinata capacità di spesa nei confronti di alcuni beni o servizi. Ad esempio, chi gestisce una libreria in centro a Milano potrà permettersi, in linea di principio, l’acquisto di alcuni beni che non potrà permettersi chi gestisce una libreria in centro in un paesino sperduto della Sicilia. Oppure il gestore del bar in centro a Milano con 5 figli a carico non potrà permettersi l’acquisto di alcuni beni che un altro gestore di un bar a Milano single potrà permettersi.
Come possiamo difenderci da un’ accertamento sintetico?
La prima difesa che possiamo adottare è quella di cercare di avere sempre la possibilità di provare che una spesa, un po’ più particolare di quelle che facciamo giornalmente, non è stata sostenuta grazie a proventi non dichiarati al fisco. Ad esempio se vostro padre vuole darvi i soldi per comprarvi un’auto, piuttosto che darveli in contanti, può farvi un bonifico, così da rendere visibile la provenienza del denaro.
Una volta arrivato l’accertamento sintetico con le tasse aggiuntive e le sanzioni da pagare, è necessario che l’Agenzia delle entrate informi il contribuente di tale accertamento così da metterlo in condizione di difendersi.
Una volta che siamo stati informati noi potremmo decidere di: pagare; cercare di spiegare da dove proviene quel denaro all’Agenzia delle entrate; agire in giudizio contro l’Agenzia delle entrate davanti alla commissione tributaria regionale.
[1] Cassazione civile , sez. VI , 28/03/2018 , n. 7757.
[2] Circolare Agenzia delle entrate n. 24/E del 2013.
[3] Cassazione civile , sez. trib. , 21/11/2019 , n. 30355.
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