Antiriciclaggio: la valutazione di chiusura di un rapporto a seguito di SOS

Antiriciclaggio: la valutazione di chiusura di un rapporto a seguito di SOS

Il processo di segnalazione non si esaurisce con l’inoltro della segnalazione di operazione sospetta all’UIF e la protocollazione della relativa pratica. Si presenta in tale fase difatti un’altra valutazione di pregnante importanza: decidere se, ed a quali condizioni, mantenere il rapporto con il cliente.

In linea generale, si precisa come ogni Istituto, riguardo l’aspetto gestorio del rapporto oggetto di segnalazione – che può tradursi nella valutazione di chiusura del conto o di suo mantenimento, con eventuale sottoposizione a stringente e costante monitoraggio AML – adotti un propria politica, contemperando le esigenze commerciali con quelle proprie dell’antiriciclaggio.

Ad esempio, si può stabilire a processo la effettiva chiusura del rapporto dopo un numero determinato di segnalazioni afferenti quel rapporto, ovvero si può prevedere la competenza esclusiva della scelta, alternativamente, al Responsabile AML o Commerciale, potendo però in quest’ultimo caso il presidio AML svolgere una funzione di “consiglio” in merito alle decisioni da adottare.

È questo forse il terreno ove maggiormente si assiste alla dicotomia esigenze commerciali/esigenze antiriciclaggio: si pensi all’ipotesi di conto segnalato, ma con intestatario avente una cospicua esposizione debitoria da ripianare con l’istituto segnalante; in tali casi, da un punto di vista commerciale, converrebbe sicuramente addivenire alla chiusura del rapporto dopo aver recuperato quantomeno una percentuale del credito.

In realtà, più che di contrapposizione, è bene parlare di due facce della stessa medaglia, giacché entrambe le funzioni sono indispensabili per la vita e la sopravvivenza della banca: il settore commerciale è quello che comporta la creazione di utili, sui quali poggia l’Istituto stesso; anche il comparto antiriciclaggio consente la costituzione di un utile economico a favore della banca, in termini di mancati esborsi monetari a causa delle sanzioni, anche milionarie, che corredano le violazioni AML. Le sanzioni in tale settore non rivestono però solo carattere pecuniario, impattando anche sull’aspetto commerciale e reputazionale dell’Intermediario finanziario (si vedano i recenti casi coinvolgenti importanti Intermediari finanziari).

Alla luce di quanto detto, l’antiriciclaggio non deve essere considerato un “fastidio” (utilizzando espressione volutamente informale) da parte di chi si occupa del lato commerciale, bensì deve essere opportunamente concepito correttamente come un necessario e fondamentale presidio per consentire di poter svolgere in maniera virtuosa e sana l’attività commerciale “tipica” dell’Intermediario.

Ciò posto, nell’ottica dell’Approccio Basato sul Rischio, soluzione più prudenziale e tutelante, al di là che la valutazione circa la chiusura dei rapporti sia attribuita alla competenza della funzione AML, al C.d.A. o alla funzione Commerciale, potrebbe essere quella di far compilare comunque al gestore commerciale del rapporto, un apposito form, contenente le analitiche ragioni per cui si ritiene si debba procedere al mantenimento del conto, e le misure apposite che consentano comunque il monitoraggio costante dello stesso post-segnalazione. Nei casi più gravi (es. terrorismo, associazione mafiosa), anche di concerto con l’Autorità (che potrebbe invece avere interesse a mantenere in vita il rapporto, per disvelare interamente l’operatività e riscontare tutti i possibili soggetti coinvolti) potrebbe prevedersi una ipotesi a processo di chiusura forzosa ed obbligatoria del rapporto.

Diversa è invece la valutazione in ordine all’apertura di un rapporto richiesta da soggetto non cliente; anche in tale ipotesi occorre contemperare esigenze commerciali con quelle di tutela AML. Sarà quindi necessaria una approfondita istruttoria in sede di Adeguata Verifica, volta a delineare un preciso profilo soggettivo del cliente, ed a determinare le finalità di accensione. È chiaro che, nell’ipotesi ad esempio di soggetto riscontrato nelle liste crime o di finalità mirante ad una attività borderline (si pensi a conto per canalizzare investimenti in valute virtuali), l’Approccio basato sul rischio imporrà una risposta negativa.


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