Cancellare il passato, si può davvero?

Cancellare il passato, si può davvero?

Un tema probabilmente poco trattato, ma di sicuro interesse nelle maglie aggrovigliate del diritto moderno. Il diritto all’oblio è la forma di garanzia che vieta la diffusione, senza validi e giustificati motivi, di informazioni che possano arrecare pregiudizio per la persona con precedenti. Una sorta di porta che vuole chiudere in una stanza fatti e misfatti senza più riproporli in future pubblicazioni.

Intorno alla tematica si sono sviluppati dibattiti che hanno prodotto una seria analisi del diritto all’oblio. Il riportare dati e notizie su condanne pregresse deve essere obbligatoriamente collegato a fatti di cronaca al fine di meglio esplicarne determinati passaggi utili alla comprensione della dinamica dei casi singolarmente analizzati.

La materia è trattata agli artt. 17-21-22 del Regolamento generale sulla protezione dei dati, entrato in vigore nel maggio del 2018. Nel nostro ordinamento, il diritto all’oblio ha fatto capolino negli anni novanta, quindi ha una storicità ridotta.

La Corte di Cassazione lo ha definito come come il giusto interesse di ogni persona a non restare indeterminatamente esposta ai danni ulteriori che arreca al suo onore ed alla sua reputazione la reiterata pubblicazione di una notizia in passato legittimamente pubblicata (U. Ambrosoli, M. Sideri, Diritto all’oblio, cit.)

Soggetto passivo del diritto d’oblio può essere un persona tanto conosciuta quanto anonima, tuttavia non può essere applicato quando la notizia ritorna attuale sino al punto da suscitare un rinnovato interesse pubblico all’informazione (deve evincersi un attuale collegamento con la realtà e deve desumersi una reale utilità della notizia (sentenza 16111 del 2013). Una volta però che la stessa è acquisita, allora non bisognerà esagerare, altrimenti si potrebbe speculare andando a ledere il principio di riservatezza che deve sempre avere una posizione preminente rispetto al diritto di cronaca.

Più difficile la trattazione se rapportata al web dove essere cancellati dalla memoria on line significa cancellare dagli archivi con tutto ciò che ne consegue. Un discorso più complesso di quanto possa sembrare perché cancellare dati anche dai motori di ricerca significherebbe mettere a rischio la gestione dei dati personali, mentre con il cartaceo la gestione sicuramente assume connotati più agevoli con il semplice controllo di non riportare alla luce fatti conservati, se non in caso si verifichino condizioni tali da poter superare, per comprovate esigenze di diritto all’informazione, i paletti sulla privacy fissati dal diritto all’oblio.


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Virgilio Minniti

Laureato in Giurisprudenza presso Unisa, ha espletato la pratica forense e quella notarile. Attestato Amministratore di condominio. Iscritto all'Albo dei giornalisti - elenco pubblicisti

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