Carlo Fiorilli, un afragolese onorato nel mondo e sconosciuto nel suo Paese
Scheda biografica
Non è senza un profondo imbarazzo che mi accingo a scrivere di Carlo Fiorilli, della sua poliedrica opera e della sua vasta attività culturale e politica.
Onorato e stimato nelle più importanti città della cultura italiana ed europea, Carlo Fiorilli è ancora oggi del tutto sconosciuto in quella Afragola che gli ha dato i natali e nella quale trascorse i primi quarant’anni della sua lunga e fruttuosa esistenza.
Nato il 21 agosto 1843 da Francesco, giudice di Cassazione del circondario di Foggia, e da Nicoletta Gargiulo, rampolla di un’antica e nobile famiglia napoletana che da qualche tempo si era trasferita ad Afragola, il Fiorilli è stato senza alcun dubbio artefice non secondario della cultura e della politica italiana, dalla seconda metà dell’Ottocento fino al primo quarantennio del “secolo breve”, come universalmente viene chiamato il Novecento.
Dotato di una intelligenza che non è iperbolico definire prodigiosa, giovanissimo, il 21 marzo 1860, si laureò in lettere e filosofia a Napoli, dove conobbe Antonio Labriola, al quale sarà legato da una lunga e sincera amicizia per tutta la vita.
Il 2 gennaio 1866, sempre a Napoli, si laureò in giurisprudenza.
Da autodidatta, nel breve giro di tre anni, apprese alla perfezione il francese, l’inglese, il russo ed il tedesco.
Fu così versato nella conoscenza e nell’uso della lingua del Goethe da divenire, nel 1870, collaboratore inamovibile del prestigioso periodico “Züricher Post”, sul quale pubblicò numerosi articoli di arte e letteratura, che lo imposero subito all’attenzione della critica europea.
Dopo aver superato un concorso pubblico, nel 1873, fu nominato Sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio.
Il 18 febbraio 1881, il Fiorilli sposò a Napoli, nella gotica chiesa di S. Chiara, Matilde Margherita Ruggiero, donna assai colta e poetessa di non poco valore.
Da questo matrimonio nacquero quattro figli: Riccardo, Maria Cristina, che divenne una stimata acquafortista, Erberto ed Edgardo.
Intanto la fama del Fiorilli cresceva di giorno in giorno negli ambienti culturali e politici.
Nel 1884 fu nominato Ufficiale dell’Accademia di Francia e Commendatore dell’Ordine di Baden.
Nel biennio 1899-1900 fu Direttore Generale presso il Ministero della pubblica Istruzione, mostrando una particolare sensibilità per la scuola primaria e per la tutela dell’infanzia.
Trasferitosi a Firenze, dal 1900 al 1906 espletò l’incarico di Direttore Generale presso il Ministero delle Antichità e delle Belle Arti.
Nel 1901 pubblicò “L’amministrazione delle antichità e delle belle arti in Italia”, nel quale sostenne con rigore e forza di argomentazioni due concetti che cambieranno in breve tempo la scena culturale italiana ed europea:
a) l’archeologia deve diventare una scienza;
b) l’immenso patrimonio archeologico italiano deve essere tramandato ai posteri attraverso la compilazione obbligatoria e dettagliata di cataloghi.
Le idee del Fiorilli divennero, l’anno successivo la L. 12 giugno 1902, n.185.
La suddetta legge trovò immediata applicazione nei musei italiani e fu subito presa a modello dalle maggiori città della cultura europea.
Nello stesso anno, il Fiorilli diede alle stampe due testi destinati a dare luce e chiarezza al pensiero di due insigni meridionalisti: “Pasquale Villari. Due periodi della sua vita” e “Antonio Labriola. Ricordi di gioventù”.
Nel 1903 il Fiorilli fu nominato Commendatore dell’Aquila Rossa di Prussia e Grande Ufficiale della Corona d’Italia.
Nel medesimo anno pubblicò “Ischia nel mito, nella leggenda e nella storia”, testo che ancora oggi viene considerato esemplare per la conoscenza dell’antica Pithecusa.
Intanto, le maggiori città italiane ed europee si contendevano il Fiorilli decretandogli onorificenze e guardando a lui come ad un faro del patrimonio artistico ed archeologico europeo.
Napoli, Roma, Urbino, Firenze, Venezia, il Reale Istituto Archeologico di Vienna, la London Accademy, tutte le più prestigiose città italiane ed europee si sentivano onorate nel patrocinare conferenze tenute dal Fiorilli e nel concedere al più illustre afragolese onorificenze di ogni genere.
Nel 1910, il Fiorilli superò sé stesso e diede alle stampe “Dipintori di Firenze nell’arte dei medici, speziali e merciai”, testo inestimabile per la conoscenza dell’arte fiorentina e per disvelare il reale volto politico di Firenze, dal medioevo al rinascimento.
Del 1917 è “Attraverso il Settecento a Napoli con Benedetto Croce”, nel quale con profondissimo acume critico e con grandissima onestà intellettuale riprendeva ed aggiustava il tiro di diverse argomentazioni crociane, pur condividendone l’impostazione metodologica e gran parte delle scelte argomentative.
Nello stesso anno il Fiorilli pubblicò “Le antichità della Libia”, facendo conoscere al mondo intero l’arte dell’Africa, ma deprecando anche la “caccia al tesoro” che stava prendendo piede in diverse nazioni europee verso i tesori del continente nero.
Nel libro il Fiorilli espresse un concetto che molti anni più tardi sarà alla base della Legge Scotti: il referto archeologico trova la sua piena lettura solo se rimane nell’area di provenienza.
Sembra che Edgardo, l’ultimo figlio, avesse avuto in custodia diversi manoscritti del padre, andati perduti in circostanze ancora ignote.
Il Fiorilli morì ad Arezzo il 18 ottobre 1937, mentre passeggiava con l’amatissima Maria Cristina, colto da un improvviso e letale attacco cardiaco.
Una prima considerazione
Il complesso e dinamico rapporto tra politica e amministrazione molto raramente emerge dalla documentazione ufficiale, ma a nessuno sfugge che la scala amministrativa ha da sempre condiviso il potere politico con i vari Ministeri lungo l’intero arco della storia unitaria.
I Direttori Generali dei Ministeri, in particolare, hanno da sempre orientato la politica, la scelta e gli orientamenti della Nazione, tanto da apparire essi stessi un potere, un “potere occulto”.
Il Fiorilli, ed è questa la prima considerazione, ha determinato la politica e gli orientamenti culturali non solo italiani, ma anche europei, grazie alla forza delle sue argomentazioni e alle sue geniali intuizioni.
Una seconda considerazione e un invito
Il Comune di Afragola ha pubblicato quest’anno un calendario nel quale ogni mese enfatizza la figura di un politico, che la fortuna o il merito ha portato a… Roma.
Tra tante meteore destinate a sparire nel giro di qualche decennio, manca la luce vera di una stella, che Afragola ha avuto: la stella, lo dico senza mezzi termini, è Carlo Fiorilli.
Altro non voglio aggiungere, se non un invito: faccia l’Amministrazione locale ciò che non è stato mai fatto: trasmetta ai giovani il ricordo, l’opera e l’esemplarità di Carlo Fiorilli.
Faccia l’Amministrazione che si dica: ebbero il merito di riparare il danno perpetrato per tanti anni dai loro predecessori e dia, nel contempo, agli afragolesi l’orgoglio di aver avuto un compaesano di tanto valore.
Si faccia attenzione a che l’oblio non diventi vergogna.
Necrologio di Carlo Fiorilli
Nel tracciare la scheda biografica di Carlo Fiorilli abbiamo volutamente tralasciate alcune sue benemerenze: ciò abbiamo fatto, perché l’attività del Fiorilli acquistasse una più autorevole testimonianza attraverso il rarissimo documento pubblicato dall’Istituto Poligrafico dello Stato.
Clicca qui per consultare il necrologio di Carlo Fiorilli.
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Andrea Romano
Laureato in Lettere classiche, fondatore del disciolto gruppo archeologico di Afragola, Andrea Romano è autore di numerose pubblicazioni a carattere storico, artistico e letterario. Le sue competenze in campo archeologico l’hanno portato a scoprire numerose necropoli e ad individuare l’ubicazione dell’acquedotto augusteo in Afragola, suo paese d’origine. Prossimo alla pensione, attualmente è docente di religione presso la Scuola Secondaria di primo grado “Angelo Mozzillo”, pittore del quale ha scritto l’unica biografia esistente, dopo aver raccolto e analizzato quasi tutte le tele dell’artista afragolese, prima quasi del tutto ignorato. Ricercatore instancabile, ha portato alla luce un manoscritto inedito di Johannes Jørgensen, di prossima pubblicazione.
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