Contrasto alle Fake News: uno sguardo alle misure dell’Unione Europea
Sommario: 1. Che cosa è la disinformazione? – 2. Il Servizio europeo per l’azione esterna istituisce la East StratCom Task Force – 3. Il quadro congiunto per contrastare le minacce ibride – 4. Azione congiunta: Unione Europea e soggetti privati – 5. Conclusioni
1. Che cosa è la disinformazione?
La disinformazione è un fenomeno sociale che esiste sin dai tempi antichi, ma ha trovato larga diffusione per mezzo di Internet e dei social networks.
Le fake news, espressione con la quale si intendono notizie false o alterate, possono riguardare qualsiasi argomento, da quello più semplice a quello più delicato. La scienza e la medicina, tra gli altri, rappresentano gli ambiti più bersagliati e ciò compromette la fiducia nei luminari.
L’Unione Europea ha deciso di intervenire per combattere questo fenomeno applicando misure che meritano attenzione.
2. Il Servizio europeo per l’azione esterna istituisce la East StratCom Task Force
Il 2015 è l’anno che vede l’inizio delle azioni da parte dell’Unione Europea. Il Consiglio europeo, nel revisionare i rapporti delle istituzioni con i paesi esteri, constatò l’inaccettabile ingerenza della Russia negli affari interni e l’esistenza di una campagna di disinformazione mandata avanti dal Cremlino. Il punto 3.13 del rapporto del Consiglio sottolinea il bisogno di mettere in campo dei progetti che possano contrastare qualsiasi campagna russa, invitando così l’allora Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, di coordinarsi con gli Stati membri e le istituzioni europee per realizzare, entro giugno dello stesso anno, un piano d’azione in materia di comunicazione strategica.
Il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) istituì, quindi, la “East StratCom Task Force”, il cui indirizzo è indicato all’interno del piano d’azione presentato il 22 giugno 2015. Gli obiettivi sono tre: comunicazione efficace e promozione delle politiche europee e dei valori verso i paesi orientali confinanti; rafforzamento dell’intero settore dei media, supportando anche i media indipendenti; incremento della consapevolezza pubblica dell’esistenza di attività di disinformazione da parte di agenti esterni e sviluppo della capacità dell’Unione Europea di anticipare e rispondere a queste attività.
La Task Force è costituita da sedici membri, individuati dalle istituzioni europee o dagli Stati membri, hanno un’approfondita conoscenza dei sistemi di comunicazione e delle strategie e, infine, rispettano il requisito della conoscenza della lingua russa.
3. Il quadro congiunto per contrastare le minacce ibride
L’Unione Europea, nel 2016, procede con un altro importante passo, adottando il quadro congiunto per contrastare le minacce ibride, intese come quelle attività che combinano metodi convenzionali e non convenzionali e che possono essere realizzate congiuntamente da soggetti statali e non statali senza, però, oltrepassare la soglia di guerra formalmente dichiarata.
L’Alto Rappresentante dichiarò che “negli ultimi anni le condizioni di sicurezza sono radicalmente cambiate. Abbiamo assistito all’incremento delle minacce ibride alle frontiere dell’UE e l’Unione è stata invitata con fermezza ad adeguare e migliorare le proprie capacità di garante della sicurezza. La sicurezza interna e quella esterna devono essere collegate meglio tra loro. Con queste nuove proposte vogliamo migliorare la nostra capacità di reagire alle minacce ibride. In quest’ambito intensificheremo altresì la cooperazione e il coordinamento con la NATO”. Il quadro congiunto fu quindi una naturale conseguenza della posizione della Mogherini e dell’allora Commissaria responsabile per il mercato interno, industria, imprenditoria e le PMI, Elżbieta Bieńkowska.
In particolar modo, il quadro congiunto raccoglie gli indirizzi politici e propone ventidue azioni volte a: sensibilizzare circa il tema della disinformazione, creando appositi meccanismi di scambi di informazioni tra Stati membri e mettendo a punto il coordinamento delle azioni dell’UE; migliorare la risposta contro le minacce su temi ed ambiti di particolare interesse, come la sicurezza informatica, il sistema finanziario e la tutela della salute pubblica; prevenire e affrontare le crisi e contribuire alla ripresa definendo procedure efficaci da seguire e, al contempo, verificando la possibilità di applicare la clausola di solidarietà (art. 222 TFUE) e la clausola in materia di difesa reciproca (art. 42, paragrafo 7, TUE) in caso di grave attacco ibrido; intensificare la cooperazione tra l’UE e la NATO così come con le altre organizzazioni partner.
4. Azione congiunta: Unione Europea e soggetti privati
Il 2018 è l’anno che vede il coinvolgimento di altri soggetti privati. La Comunicazione congiunta al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, oltre a ribadire la necessità di un’azione più decisa nel contrasto alla disinformazione, sottolinea l’importanza del coinvolgimento del settore privato, in particolar modo le piattaforme dei social media. Nel settembre 2018 l’Unione Europea, le piattaforme online (tra cui spiccano Facebook, Mozilla, Twitter e, successivamente, Microsoft e TikTok) e l’industria pubblicitaria sottoscrivono il “Code of Pratice on Disinformation”, un codice di buone pratiche per aumentare la trasparenza e proteggere i cittadini. È il primo esempio al mondo di una collaborazione scritta tra l’industria dell’informazione e un’organizzazione internazionale o uno Stato.
Per quanto riguarda il contenuto, rileva che il codice prevede, oltre che alla proposizione di policies anche da parte degli altri partners europei, la preparazione di report annuali. Come si evince dal testo, infatti, l’obiettivo è quello di registrare le strategie intraprese dai firmatari ed i risultati ottenuti: i reports devono esplicare i livelli di trasparenza raggiunti, oltre che i vari obiettivi nei singoli campi di intervento. Oltretutto, il codice incentiva ed incoraggia incontri tra le varie parti al fine di incrementare le strategie attuate o discuterne di nuove.
5. Conclusioni
Come si evince dalla lettura, l’Unione Europea ha agito battendo su più fronti, ma ha ancora altro lavoro da fare in base agli obiettivi prefissati. L’Alto Rappresentante Mogherini affermò, nel 2019, di voler incrementare le difese dell’UE in previsione delle elezioni europee, giacché era sensibilmente elevata l’attività di disinformazione da parte della Russia. Successivamente, nel 2020 il nuovo Alto Rappresentante, Josep Borrell, e la Commissione europea, guidata da Ursula von der Leyen, hanno richiesto un maggior coinvolgimento da parte dei soggetti privati e reports mensili più dettagliati. Inoltre, la pandemia da Covid-19 ha messo a rischio la libertà e la sicurezza democratica dell’intera Unione Europea, constatandosi la presenza di campagne di disinformazione non solo provenienti dalla Russia, ma anche dalla Cina con l’obiettivo di incrinare la fiducia dei cittadini europei nei confronti delle istituzioni e, soprattutto, alterare la percezione nei confronti dei paesi esteri.
Le azioni proposte confluiranno nelle attività future dell’UE in materia di disinformazione, in particolare il Piano d’azione europeo per la democrazia e la Legge sui servizi digitali.
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Alessandro Peluso
Doctor in Law, specialized in International Law, European Law and Information and Communication Law. Attending the Master of Arts in International Public Affairs at LUISS University.
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