Corruzione, le raccomandazioni all’Italia

Corruzione, le raccomandazioni all’Italia

di Michele Di Salvo

È stato pubblicato il 28 agosto il quinto ciclo di valutazione del GRECO, (Gruppo di Stati contro la Corruzione del Consiglio d’Europa), ed indica all’Italia una serie di misure per il contrasto alla corruzione

Tra queste vengono indicate l’adozione di un codice di condotta per le persone con funzioni esecutive di alto livello, norme chiare sul conflitto di interesse, un regolamento completo su regali e benefici, l’integrazione del codice etico di Carabinieri e Finanza e un codice ad hoc per la Polizia di Stato.

In particolare l’accento è posto sulla necessità di rafforzare le regole e la supervisione su regali, benefici, inviti e sui contatti tra le più alte cariche dello Stato, i funzionari in posizione dirigenziale e le lobby, stabilire sanzioni effettive per le violazioni, aumentare la trasparenza.

Il Rapporto è il frutto delle informazioni raccolte dal Consiglio d’Europa dopo la visita in Italia del Team di valutazione GRECO (22 – 26 maggio 2023), delle risposte fornite al Questionario di Valutazione e delle informazioni ricevute da istituzioni governative (Presidenza del Consiglio ANAC, Autorità garante della Concorrenza, Corte dei conti e  forze dell’ordine), società civile, rappresentanti dei mezzi di comunicazione, mondo accademico, sindacati di polizia, e associazioni professionali.

Nei sondaggi dell’opinione pubblica la posizione dell’Italia risulta migliorata negli ultimi 5 anni passando dal 52° al 41° posto sulla base dell’indice di percezione della Corruzione di Transparency International, e rimane di sopra della media dei paesi UE. Secondo l’opinione pubblica, la Polizia rappresenta l’istituzione meno colpita dalla corruzione (9% degli intervistati).

A preoccupare il Consiglio d’Europa per il rischio-corruzione tra le più alte cariche di governo e i funzionari in posizione dirigenziale, sono alcuni dei recenti sviluppi legislativi quali l’abolizione del reato di abuso di ufficio e l’inversione dell’onere della prova nei conflitti di interesse prevista dalla Riforma del codice die contratti pubblici.

Il rapporto raccomanda che tutte le persone con funzioni apicali siano sottoposte a controlli di integrità, che dovrebbero costituire parte integrante della loro nomina o del conferimento dell’incarico. Strasburgo invita l’Italia ad adottare norme chiare sul conflitto di interessi, e su questioni di integrità come regali, contatti con terzi, attività esterne, contratti con autorità statali, gestione di informazioni confidenziali e restrizioni post- incarico, avendo cura di realizzare un meccanismo di supervisione e sanzione – credibile ed efficace – e di prevedere un obbligo di dichiarazione ad hoc dei propri interessi finanziari inclusi quelli di coniugi e familiari, per consentire il controllo da parte delle istituzioni competenti su eventuali rischi di conflitto di interesse.

Il GRECO raccomanda attenzione anche alle norme sui rapporti dell’esecutivo con i lobbisti, e trasparenza su contatti, riunioni e temi specifici delle discussioni. L’accettazione di incarichi esterni dovrebbe essere trasparente e subordinata ad un’autorizzazione scritta degli uffici di appartenenza.

L’Italia viene richiamata anche per la bassa rappresentanza femminile: nell’attuale Governo sono solo 19 le donne su 63 membri, uno standard che resta al di sotto del limite del 40% raccomandato dal Consiglio d’Europa. Il deficit di rappresentanza di genere vale anche per Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, specialmente a livello dirigenziale.

E sempre tra le forze dell’Ordine, sebbene il sistema di prevenzione dei rischi legati all’integrità delle gerarchie sia piuttosto solido, dovrebbe essere migliorato con l’introduzione di controlli sull’integrità nell’ambito di trasferimenti e promozioni. La Polizia di Stato non ha un codice di condotta specifico, che deve essere adottato, mentre i Carabinieri e la Guardia di Finanza dovranno integrare i loro codici etici con esempi pratici. Dall’approvazione del rapporto l’Italia ha 18 mesi di tempo per rispondere alle raccomandazioni.

Queste raccomandazioni non sono nuove, soprattutto tenendo conto del fatto che il nostro Paese è tra i pochi a non avere una normativa primaria di regolamentazione dei rapporti tra dirigenti, rappresentanti politici e rappresentanti di interessi legittimi (cd. lobbisti).

Ma il vero nodo che in questa sede è bene ribadire è la incidenza reale ed effettiva della vigilanza e della valutazione, anche laddove prevista.

Di norma il 100% dei dipendenti e dirigenti pubblici riceve in sede di valutazione il punteggio premiale del 100% – il che di fatto sfida ogni legge della statistica. Ma ciò non genera nemmeno un sospetto.

Anche in presenza di numerosi procedimenti amministrativi che vedono condanne economiche e di principio della pubblica amministrazione, solo nello 0,2% dei casi la PA – dopo onerosi ricorsi sino al Consiglio di Stato – si rivakle sul dirigente per il danno causato. In nessun caso poi questi fatti incidono sulla carriera, talvolta concretizzandosi in vere e proprie promozioni che comportano un semplice “cambio di funzione” con una contestuale premialità economica e di carriera.

Perfino le – troppo spesso – generali raccomandazioni della Corte dei Conti restano inascoltate, senza che abbia effetto sia la raccomandazione sia la non applicazione della stessa.

Per quanto sia prevista la dichiarazione di disclosure patrimoniale – per i soli casi di politici eletti in ruoli di rappresentanza apicale – non esiste sanzione per le omissioni, né risulta alcun intervento di verifica sulla variazione patrimoniale personale post elezione, né post decadenza.

L’auspicio quindi non è solo che a queste raccomandazioni – che appaiono francamente il minimo sindacale di civiltà – sia data replica con misure concrete, più che con risposte scritte, ma che gli strumenti – anche quando previsti – vengano anche adoperati in concreto.


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