Divorzio: al via il progetto Anthea per gestire i figli
La separazione ed il divorzi sono sicuramente periodi complessi per l’intero nucleo familiare; periodi spesso legati a conflitti riguardo la gestione dei figli minori della coppia che accede alle procedure della separazione o del divorzio.
Di recente, però, il Tribunale di Modena ha dato il via libera al divorzio congiunto delle parti che accettano di seguire il Progetto Anthea, per la gestione dei figli tramite applicazione.
Per la prima volta in Italia, il Tribunale di Modena ha riconosciuto la possibilità alla coppia che accedeva al divorzio congiunto di poter usufruire del progetto Anthea per poter gestire i figli minori.
L’applicazione “salva conflitti”, creata dall’avvocato Giovanni Casale, ha come obbiettivo quello di aiutare i genitori, separati e divorziati (genitori che desiderano sciogliere il vincolo matrimoniale) a gestire tutti gli aspetti che riguardano i figli senza dover necessariamente farsi la guerra.
Qualora il progetto dovesse riscontrare gli effetti sperati sarebbe un enorme passo avanti nella risoluzione di numerosi conflitti che spesso si generano tra genitori, separati o divorziati, nella gestione dei figli.
Ma come funziona nel dettaglio l’applicazione?
Il progetto Anthea, già presentato in Parlamento alla commissione bicamerale per l’infanzia, è un’applicazione per smartphone e tablet che permette ai genitori di avvalersi di una serie di servizi e di scambiarsi informazioni e accordi, con la consapevolezza che potranno far fede in sede giudiziale in quanto lo storico di esse potrà essere scaricato e prodotto in giudizio.
Per ogni evento creato (ad esempio “accompagnare il bambino in piscina”) ci potranno essere feedback di gradimento o di non adesione. Anche il mancato uso dell’applicazione non è giustificato e può essere oggetto di valutazione da parte del giudice nel caso di successivi conflitti.
Il giudice potrà valutare in tempo reale il comportamento delle coppie e ai genitori sarà consentito dialogare tra loro su una piattaforma informatica “controllata”. Il fine, da un lato è quello di tutelare gli interessi dei minori e dall’altro di consentire ai coniugi un contatto “sano” e costruttivo, lontano dalle aule di tribunale.
Progetto Anthea: il caso del Tribunale di Modena.
Dunque, sulla base di quanto detto poc’anzi, per quanto riguarda i minori, gli ex coniugi comunicano tra loro solo tramite l’applicazione telematica. Il risultato è che tutto rimane scritto nero su bianco e le parole costituiranno «prova ineludibile e incontestabile dalle parti» e testimonianza chiara dei rapporti della ex coppia.
Ora, nel caso specifico di Modena, il giudice ha sciolto il matrimonio tra le parti, una delle quali difesa proprio dall’avv. Casale, recependo le condizioni concordate dai genitori di adesione al progetto Anthea, prospettate «nell’interesse della prole» e «non contrarie alla legge», al fine di facilitare la gestione delle problematiche che possono riguardare la prole e la gestione della conflittualità genitoriale. Così si legge nella sentenza n. 2259/2017, pubblicata il 28 dicembre scorso dalla seconda sezione civile del tribunale di Modena (giudice relatore Sira Sartini).
I due genitori si sono, quindi, impegnati ad utilizzare la relativa applicazione telematica in modo esclusivo per qualsiasi comunicazione che possa riguardare i minori e ben consapevoli che tutte le comunicazioni che “intercorreranno tra essi potranno essere oggetto di produzione documentale rappresentando prova ineludibile ed incontestabile dalle parti“.
Non solo. Il mancato uso dell’applicazione, si legge ancora nel provvedimento, “non potrà essere oggetto di giustificazione alcuna e potrà essere liberamente valutato dal magistrato in caso di decisioni che derivino da atti e procedimenti attivati a seguito di insorta conflittualità tra i genitori successivamente“.
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Francesca Micolucci
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