È sempre dovuto alla casalinga l’assegno divorzile?

È sempre dovuto alla casalinga l’assegno divorzile?

Dal matrimonio derivano diritti ma anche e soprattutto doveri, infatti la legge impone ai coniugi l’obbligo reciproco alla fedeltà; all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione di entrambi nell’interesse della famiglia, difatti i coniugi sono entrambi tenuti a contribuire ai bisogni della famiglia in relazione non solo alle rispettive capacità lavorative professionali ma anche alle proprie attività domestiche, ciò vuol dire che qualora uno dei due coniugi non abbia un proprio lavoro o abbia un reddito più basso rispetto all’ altro è tenuto a provvedere al menage domestico.

Il legislatore italiano, tuttavia, ritiene che il matrimonio non sia un vincolo indissolubile, sicché qualora dovessero sussistere condizioni che rendono intollerabile la convivenza e che potrebbero arrecare un pregiudizio alla prole laddove esistente, i coniugi possono dapprima separarsi e poi in seguito, decorsi sei mesi dall’emanazione del decreto di omologa se la separazione è consensuale o un anno dall’ emanazione della sentenza se la separazione è giudiziale chiedere il divorzio.

Con la sentenza di divorzio, non solo gli ex coniugi possono risposarsi ma vengono meno tutti i diritti e i doveri scaturiti dal precedente vincolo matrimoniale. Proprio in relazione al divorzio, nasce una problematica relativa all’assegno divorzile che l’ex marito è tenuto a versare alla moglie qualora quest’ultimo abbia approvato la scelta dell’ex moglie di svolgere l’attività di casalinga.

Inizialmente, infatti, si riteneva che spettasse sempre all’ ex moglie casalinga in caso di divorzio l’assegno divorzile, tuttavia sul punto è intervenuta più volte la Cassazione che ha chiarito quali sono le ipotesi in cui all’ex moglie casalinga spetti l’assegno divorzile.

In una nota sentenza del 2017 la Cassazione stessa ha stabilito che la funzione che assolve l’ assegno divorzile non è uguale alla funzione svolta dall’ assegno di mantenimento, infatti, mentre l’assegno di mantenimento persegue la ratio di consentire all’ex coniuge di mantenere lo stesso tenore di vita avuto prima della separazione;  l’ assegno divorzile persegue come unica ratio quella di consentire al coniuge beneficiario di avere un’ autosufficienza economica, sicché se il coniuge beneficiario ha un proprio lavoro o se in relazione alla sua età può cercarsi un lavoro nulla gli sarà dovuto.

Tuttavia la Cassazione a Sezioni Unite con una sentenza del 2018 ha modificato la ratio perseguita dall’ assegno divorzile tenendo conto anche del sacrificio che alcune donne fanno in funzione della famiglia dedicandosi alla casa e ai figli rinunciando alle proprie ambizioni lavorative consentendo al tempo stesso al marito di dedicarsi alla carriera con conseguente arricchimento personale, da ciò discende  il principio in virtù del quale si precisa che è giusto che il sacrificio della donna debba essere ricompensato, tuttavia visto che ciascun coniuge ha l’ obbligo di contribuire ai bisogni della famiglia non basta per ottenere l’ assegno divorzile che la moglie dimostri di essere stata una casalinga, occorre altresì che la stessa fornisca la prova al giudice in relazione alla quale la stessa dimostri che abbia sacrificato aspettative professionali per dedicarsi al lavoro domestico.

Quindi in conclusione si può affermare che solo laddove il marito condivide con la moglie la volontà di quest’ultima di svolgere l’attività di casalinga rinunciando a sbocchi professionali in caso di divorzio quest’ultima ha diritto a un assegno divorzile più cospicuo.


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Avvocato Antonella Fiorillo

Laureata in giurisprudenza. Avvocato.

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