Fisco italiano: verso una nuova pace fiscale ed altri strumenti

Fisco italiano: verso una nuova pace fiscale ed altri strumenti

Il fisco italiano, negli ultimi anni, ha subito notevoli cambiamenti. Da una parte, stando ai dati diffusi dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Dott. Ruffini, ammonterebbero a ben 1.100 miliardi di euro i crediti relativi cartelle oggi inesigibili per lo Stato italiano. Dall’altra, migliaia di imprenditori e famiglie che, dal 2018, avevano intrapreso un percorso di rientro dai debiti tributari, attraverso strumenti quali “rottamazione-ter” e “saldo e stralcio” , hanno improvvisamente dovuto affrontare due emergenze: da una parte le chiusure legate al Covid, dall’altra l’aumento del costo dell’energia e l’enorme inflazione, che hanno tolto loro liquidità.

Oggi, quindi, lo Stato si trova nelle condizioni di dover riformare, nuovamente, gli strumenti per permettere a se stesso di recuperare liquidità immediata ed ai contribuenti di poter ottemperare.

In questa direzione, sotto l’esecutivo Draghi, si è iniziata a muovere la riforma della giustizia tributaria, che vedrà certamente dei nuovi innesti, una volta che si sarà insediato il nuovo Governo.

Degna di nota è, nell’alveo della riforma, l’introduzione del “reclamo rafforzato”. Tale istituto, sostanzialmente, provocherebbe una nuova conseguenza: in caso di rigetto del reclamo o di mancato accoglimento della proposta di mediazione, la soccombenza di una delle parti, in accoglimento delle ragioni già espresse in sede di reclamo o mediazione, comporta, per la parte soccombente, la condanna al pagamento delle relative spese di giudizio.

Tale condanna può rilevare ai fini dell’eventuale responsabilità amministrativa del funzionario che ha immotivatamente rigettato il reclamo o non accolto la proposta di mediazione. Si cerca, dunque, di rendere più conveniente, tanto al contribuente, quanto all’Ente impositore, il raggiungimento di un accordo stragiudiziale, vincolando i funzionari a riscontrare le richieste di mediazione, circostanza che, attualmente, troppo spesso viene disattesa.

Ed ancora, la riforma della giustizia tributaria entra nel merito della definizione agevolata dei tributi locali. Anche per gli Enti Locali si tenta di allargare la maglia della possibilità di chiudere, attraverso una vera e propria transazione, le posizioni aperte con i contribuenti. Ed infatti, le Regioni e gli enti locali possono stabilire per l’adozione dei propri atti destinati a disciplinare i tributi stessi, la riduzione dell’ammontare delle imposte e tasse loro dovute, nonché l’esclusione o la riduzione dei relativi interessi e sanzioni, per le ipotesi in cui, entro un termine appositamente fissato da ciascun ente, non inferiore a sessanta giorni dalla data di pubblicazione dell’atto, i contribuenti adempiano ad obblighi tributari precedentemente in tutto o in parte non adempiuti. Le medesime agevolazioni di cui al comma precedente possono essere previste anche per i casi in cui siano già in corso procedure di accertamento o procedimenti contenziosi in sede giurisdizionale.

Sul tavolo della campagna elettorale, peraltro, vengono quotidianamente poggiate nuove proposte relative ad una nuova rottamazione, che vedrebbe rientrare le cartelle rimaste escluse dalla “rottamazione-ter”, nonché una nuova pace fiscale. Il tentativo sarebbe quello di replicare una chiusura a saldo e stralcio delle posizioni aperte, applicando un sistema rateale.

Preme rilevare che, una volta portati a compimento tali adempimenti, la semplificazione del sistema fiscale e tributario dovrebbero avere la priorità, per evitare il protrarsi di alcuni inconvenienti, quali l’incertezza degli esiti del contenzioso tributario e lo scarso successo dell’istituto  della mediazione.


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