Gioventù criminale
Sommario: 1. Introduzione – 2. La criminalità in Italia – 3. Microcriminalità giovanile – 4. Formazione criminale in internet e realtà – 5. Mass-shooting – 6. Bullismo – 7. Soluzioni
1. Introduzione
Il fenomeno della criminalità si presenta in diversi aspetti ma generalmente si possono riassumere in due grandi fattispecie ,ovvero un comportamento individuale oppure sociale . In questo articolo ci occuperemo delle fattispecie riguardanti la criminalità giovanile in particolare analizzeremo nel secondo paragrafo la realtà criminale in Italia ; nel terzo paragrafo parleremo della microcriminalità giovanile;nel quarto punto si parlerà dell’azione dei giovani criminali sui social network ,dunque come espressione di un gruppo ; nel quinto punto si analizzerà la tematica dei mass shooting . Ovvero le stragi provocate da studenti , un fenomeno criminale molto presente negli Stati Uniti .Al sesto punto vedremo la tematica del bullismo . Ed infine le soluzioni prospettate.
2. La criminalità in Italia
Secondo l’ISTAT [1] negli scorsi anni il fenomeno criminale ha registrato il seguente andamento I delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria nel 2017 sono stati 2.429.795, in leggera diminuzione (-2,3 per cento) rispetto all’anno precedente . Tra i delitti contro la persona, risultano in calo gli omicidi volontari consumati (-8,0 per cento) e lo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione (-19,5 per cento), al contrario sono in aumento gli omicidi tentati e le lesioni dolose (+1,8 e +2,6 per cento, rispettivamente) e in particolare le violenze sessuali denunciate (+14,5 per cento). Tra gli omicidi volontari consumati, anche quelli imputabili alle organizzazioni criminali di tipo mafioso subiscono un calo (-8,3 per cento, passando dai 48 del 2016 ai 44 dell’anno 2017 . in conseguenza di una diminuzione analoga a quella degli omicidi volontari consumati in complesso, il loro peso relativo rimane inalterato rispetto all’anno precedente (12,0 per cento) e comunque ben al di sotto del valore di dieci anni prima (19,0 per cento). Per i reati contro il patrimonio si conferma il trend discendente di furti (-6,0 per cento), rapine e ricettazione (-7,2 e -7,7 per cento rispettivamente). Anche le estorsioni sono in diminuzione, per il secondo anno consecutivo (-2,6 per cento nel 2016 e -11,2 per cento nel 2017. In crescita le truffe e frodi informatiche (+8,4 per cento nell’ultimo anno) e, tra i delitti contro l’incolumità pubblica, le violazioni della normativa sugli stupefacenti (+9,6 per cento rispetto all’anno precedente) . Per quanto riguardano le rapine e la produzione e commercio di stupefacenti i condannati presentano una distribuzione per età più giovane (rispettivamente il 34,1 e il 29,1 per cento dei condannati hanno meno di 25 anni); più adulta invece nel caso di delitti come l’omicidio colposo, le lesioni personali (il 42,0 per cento di condannati ha oltre 44 anni nel caso dell’omicidio colposo, il 35,2 per cento nel caso delle lesioni personali). Nel caso di contravvenzioni risultano invece più giovani soprattutto i condannati per violazioni delle norme in materia di immigrazione (il 72,1 per cento ha età compresa tra i 18 e i 34 anni) e in misura minore i condannati per violazioni delle norme in materia di armi, munizioni ed esplodenti (circa il 23 per cento per reati attinenti alle armi, ha meno di 25 anni); mentre risulta meno giovane la distribuzione per età dei condannati per violazione delle norme in materia ambientale (solo il 5,9 per cento ha meno di 25 anni); la percentuale dei condannati per sole contravvenzioni con età inferiore ai 25 anni al momento del commesso reato è del 16,3 per cento . Ulteriore punto è la presa a carico da pare dello stato dei giovani detenuti è si aggira intorno ai 21.305 giovani . Un quarto di essi (25,9 per cento) è costituito da stranieri, mentre le ragazze sono l’11,1 per cento.
3. Microcriminalità Giovanile
Ritornando alla tematica giovanile possiamo dire che in sintesi il fenomeno della microcriminalità giovanile ha ad oggetto : il commercio e la produzione di stupefacenti , l’immigrazione , la violazione di norme in materia delle armi ed infine dei reati ambientali.Quando parliamo della criminalità giovanile, uno dei primi interrogativi che sorgono è certamente l’ambito di applicazione . A tal riguardo una delimitazione proviene dalla Dottoressa Antonella Toniolo , la quale nel convegno di Krimen del 2000 ha detto quanto segue
” Ovvero L’ordinamento vigente individua nella criminalità minorile l’insieme dei fatti costituenti fattispecie di reato posti in essere da agenti la cui età varia in una fascia dai 14 ai 18 anni. Tale delimitazione è convenzionale ed è frutto di una scelta del legislatore, sempre modificabile dallo stesso (recentemente si sono registrate numerose spinte ad abbassare la soglia della punibilità ai 12 anni. [3] Tuttavia la definizione della dottoressa non appare esaustiva completamente , dunque si propone di utilizzare una forbice leggermente più ampia ovvero dai 14 anni ai 20 . Quest’ultimo dato viene giustificato dalla permanenza dei giovani criminali fino al ventunesimo anno di età presso le strutture : Centri di prima accoglienza (CPA) , le Comunità , gli Istituti penali per i minorenni (IPM) . Il secondo concetto che bisogna delimitare è certamente quello di gang . Ovvero il gruppo dove il giovane criminale vive la sua esistenza . A tal proposito una definizione proviene dall’Eurogang Network (gruppo di studiosi americani ed europei) . Il gruppo ha definito la gang come «qualsiasi gruppo giovanile orientato in modo duraturo alle attività illegali ed è parte della propria identità di gruppo» .Secondo il Network gli aspetti caratterizzanti delle gang sono: a) “durability”, ovvero il gruppo nonostante il turnover dei partecipanti deve esistere per molti mesi; b) “street oriented”, vuol dire trascorrere un elevato tempo quotidiano in attività che nulla hanno a che vedere con il tempo della scuola o del lavoro e consumarlo per strada, nel quartiere, nei parchi, in auto, nei centri commerciali, ecc.; c) “giovanile”, ossia deve coinvolgere giovani la cui età copre l’adolescenza fino i vent’anni; d) “illegal activity”, deve coincidere con azioni o attività delinquenziali o criminali; e) “identity”, l’identità deve riferirsi all’appartenenza al gruppo e non ad una sua semplice rappresentazione.[4] Una volta delimitato l’idea di gang , quest’ultima assume differenti forme che variano dalla lunga stabilità oppure connotate da un carattere transitorio. Ulteriore criterio distintivo è quello della ragione sociale del gruppo ,ovvero quella particolarità di crimini che i sodali consumano .[5] Katz e Jackson-Jacobs sono arrivati a teorizzare la possibilità di emarginare il concetto di gang . Infine la maggior parte degli studiosi confermano un legame tra il coinvolgimento delle gang e l’offensività . In conclusione la criminalità giovanile è intesa sia in una forma singola ,oppure in forma collettiva .Generalmente l’oggetto della banda è un crimine che va dal classico spaccio fino ai crimini predatori . La ragione sociale né determina anche il movimento di gruppo nonché la forma e l’estensione della gang .
4. Formazione criminale in internet e realtà sociale
Il mondo del crimine si evolve sia volontariamente , si veda l’incremento dei crimini dei colletti bianchi , sia involontariamente ,ovvero che vede le nuove leve criminali adattarsi al mondo della tecnologia ,nello specifico dei sociale network . Nel 2018 Marcello Ravveduto ha scritto un interessante articolo chiamato la google generation criminale: i giovani della camorra su Facebook sulla rivista di studi e ricerche per la criminalità organizzata[6] . Lo studio sarà la base di questo paragrafo sulla quale si cercherà di affrontare la tematica . Il giurista inizia la tematica comprendendo quanti siano le persone che utilizzino il web . Un primo interrogativo è comprendere il numero degli utenti sul punto è interessante il rapporto Digital. Quest’ultimo afferma che nel mondo gli utenti superano i 4 miliardi , in particolare la piattaforma utilizzata maggiormente è facebook . Dunque anche i nuovi criminali hanno dovuto confrontarsi e maturare insieme ai propri coetanei nell’uso dei social . Dunque è un fenomeno che va analizzato nelle sue peculiarità , esorcizzando un forte pregiudizio verso le piattaforme espresso da alcuni appellandosi ad una possibile formazione di una “globalizzazione mafiogena” . Lo stesso Ravveduto esorcizza tali pratiche evidenziando il movimento di traslazione dal mondo reale a quello virtuale . Dunque il social sarebbe esclusivamente uno specchio dove riflettere e riordinare i propri simboli e concetti nonché ” usarli come “un’arma” per veicolare messaggi mafiosi e dichiarazioni d’intenti [7] . Ad esempio vengono parafrasate sui propri profili frasi fatte inneggianti alla vittoria , al coraggio ed infine alla fratellanza utilizzando gerghi come “bro ” . Inoltre anche la funzione dell’abbigliamento diviene parte importante nel mondo dei social . A prova Ravveduto espone la seguente tesi “Lavora presso Dsquared2 oppure “manager presso Dsquared2. Che significa? Un’ipotesi plausibile è che il brand commerciale simboleggi metaforicamente l’appartenenza ad un brand sociale. Si sfoggia la marca di un capo d’élite per sottolineare l’adesione a un’organizzazione selettiva a cui possono partecipare in pochi. Inoltre, si stabilisce un preciso criterio gerarchico tra chi semplicemente “lavora” e chi detiene il ruolo di “manager” “.Tutti questi comportamenti ostentati ed inneggiati secondo Ravveduto sarebbe “Un’ossessione che ribadisce l’esistenza di un’identità formata all’interno di un “pensiero già pensato” e strutturata nella lunga sedimentazione del contesto camorristico. In Facebook emerge la dicotomia di un sentire “primitivo” che separa il “noi sociale” (nemico) dal “noi familiare” (amico): la “Google generation” replica gli stilemi dell’obbedienza “a priori” e diffonde pratiche di assoggettamento psichico che non ammettono pensieri divergenti, ambivalenti.”La tematica della creazione di una zona separata dallo stato non è solo una materia oggetto di riflessione della cultura italiana , ma anche della cultura francese . In particolare nell’ articolo Territorial Stigmatization in the Age of Advanced Marginality di Loïc Wacquant ,[8] uno dei più importanti allievi di Bourdieu . Nello specifico delineando la tematiche delle enclavi delle Banlieue giunge alla seguente conclusione :
Al giorno d’oggi, gli individui esclusi in modo duraturo da un lavoro remunerati nei quartieri di retrocessione non godono più immediatamentedi un sostegno collettivo informale in attesa di un nuovo lavoro che,più, potrebbe non venire mai. Per sopravvivere, devono ricorrere a strategie individuali di «auto approvigionamento», di lavoro a nero, di commercio sotterraneo, di attività criminali e di «ingegno»quasi istituzionalizzata (Gershuny, 1983; Pahl, 1987; Wacquant, 1992,Engbersen, 1996) che non contribuiscono affatto ad alleviare la precarietà poiché «le conseguenze distributive dello schema di lavoro informale nelle società industriali tendono a rafforzare e non a ridurre la disuguaglianza» (Pahl, 1989:249).[…] Essa è sempre più autonomizzata e disgiunta dal settore ufficiale del lavoro dipendente, quando non è dominato dalle attività criminali (Bartolomeo, 1990; Leonard, 1998). Ne consegue che i suoi circuiti paralleli offrono sempre meno punti di ingresso nel mondo del lavoro «regolare», così che i giovani che si impegnano nell’economia sotterranea ed hanno tutte le probabilità di trovarsi durevolmente emarginati (Bourgois, 1995). Se i quartieri poveri dell’inizio dell’era fordista erano «baraccopoli della speranza», i loro discendenti dell’età del capitalismo deregolamentato il paesaggio a baraccopoli della periferia urbana latinoamericana per riprendere l’espressione di Susan Eckstein (1990) . L’allievo di Bourdieu affronta un tema importante come la gestione del mondo del lavoro e della emarginazione dei giovani da un mondo che richiede sempre più competenze alte . Dunque la formazione di queste enclavi sarebbero dovute alla domanda di lavoro di skills basse nonché ad una generale domanda di lavoro . Dunque in conclusione del paragrafo ,il mondo virtuale sarebbe solo una mera espressione del mondo reale formato da simboli e codici .Mentre l’allievo di Bourdieu ci invita a dipanare questo mondo composto da esigenze reali alle quali il welfare state può e deve alleviare se non eliminare ,evitando che i giovani possano cadere “vittima” delle varie organizzazioni . A questo punto è interessante il paper Welfare Activation and Youth Crime di Bratsberg et al che confermano l’utilità del welfare state tanto il sistema sociale abbasserebbe del 35 % la probabilità di commettere un reato .
5. Mass Shooting
La tematica della gioventù criminale non risiede solo nelle formazioni criminali e della microcriminalità . Gli Stati Uniti sono uno dei più importanti scenari circa la varietà di fenomeni criminali , uno dei queli è particolarmente importante il fenomeno dello Shooting Mass ,ovvero i massacri perpetrati da parte di giovani nei confronti dei loro coetanei .Secondo uno degli ultimi articoli sul tema del Washington Post [9] riporta come i casi siano circa 163 dal 1967 al 2019 . Tuttavia la definizione di Mass Shooting è variegata tanto che la stessa identificazione del fenomeno nel tempo è differente . Inoltre seconda dei criteri adottati il numero dei casi varia , arrivando addirittura a 2.128 dal 2013 al 2017 .Sempre a seconda delle definizioni varia il numero delle vittime. Secondo alcune stime il numero delle vittime sarebbero 1.684 [10] .Il fenomeno predetto si compone di una serie di elementi che sono stati riepilogati in un articolo chiamato Mass Shootings and Mental Illness scritto da James L. Knoll IV e George D. Annas [11] . I due studiosi identificano il soggetto come una persona generalmente giovane che ha per motivo un forte senso di risentimento oppure di vendetta . Forse dovuto a qualche forma di bullismo . In altri casi ,l’offensore è stato mosso da un profondo senso di delusione e paranoia . In ultimo gli offensori soffrivano di una forte depressione .Ovviamente una separazione granitica è impossibile compierla poiché nella quasi totalità dei casi , i soggetti erano affetti da una pluralità di elementi detti in precedenza . Un ulteriore elemento importante è l’ “arma” . Secondo un report del F.B.I e dei servizi segreti americani ,gli offensori avrebbero utilizzato armi già in possesso oppure presenti nella loro dimora . Questo elemento è significativo per le conclusioni poiché in tal ambito le barriere legali all’acquisito di armi sarebbero una forma importante di deterrenza nonché una maggiore difficoltà per il soggetto di utilizzare un’arma da un potenziale offensivo maggiore ,dunque meno vittime . E’interessante notare come non solo le scuole siano lo scenario dove si consumano maggiormente i mass shooting , ma anche la dimora ed il posto di lavoro . Quest’ultimo elemento ha una delle principali conseguenze quali l’identificazione delle vittime . Infatti , nello studio solo in una ipotesi concernente un risentimento indiscriminato ,l’offensore ha attaccato altri individui in maniera arbitraria e non avendoci alcuna relazione . Nella grande parte dei casi , l’offensore ha attaccato persone vicine , in un luogo molto probabilmente oggetto della sua sofferenza . Dal 1967 quando vi fu il primo caso i mass shooting sono aumentati gradualmente ed a velocità considerevole ,tantoché alcuni studiosi hanno ipotizzato un effetto “contagio”derivante dalle narrazioni dei mass media .[12] Un secondo punto è stato l’interrogarsi delle politiche da adottare . In particolare si è ragionati su una maggiore regolamentazione delle armi . Il ragionamento della lettura scientifica esaminata verte principalmente sul concetto di malattia mentale e sull’uso delle armi,ovvero chi si oppone ad una maggiore regolamentazione afferma che vada distinta la malattia mentale dall’utilizzo delle armi ,riconducendo a condizioni socio-economiche la principale motivazione del crimine (Metzl, MacLeish 2015)[13] . D’altra parte chi è a favore di una regolamentazione più severa evidenzia come non si può negare l’apporto delle armi nelle stragi e l’esposizione dei giovani americani al contesto violento ai quali sono esposti . In conclusione il fenomeno dello mass shooting è un fenomeno complesso derivante da una pluralità di cause , i cui effetti possono essere addizionati dall’uso delle armi . Dunque richiedono una pluralità di azioni in relazione alla causa indagata e prevalente dei vari casi . Tuttavia sono prioritari l’apporto assistenziale al fine di evitare l’isolamento dei ragazzi e dei soggetti più deboli . Inoltre l’attività deve protrarsi anche nella fase post evento sia nei confronti dell’ offensore che nei soggetti presenti all’evento. Infatti secondo l’ordine degli psichiatri americani , le due categorie dette in precedenza avrebbero registrato la formazione di posttraumatic stress disorder (PTSD)[14].
6. Bullismo
bullismo (in inglese bullying) è un fenomeno di cui si è molto discusso negli ultimi anni e che tutt’oggi è di scottante attualità. Ne esistono numerose definizioni, alcune praticamente sovrapponibili. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO), uno studente è vittima di bullismo quando subisce, in maniera intenzionale e ripetuta nel tempo, comportamenti aggressivi mirati a provocargli danni e sofferenze, fisicamente o psicologicamente (vittimizzazione), attraverso contatti fisici inopportuni, violenza verbale, aggressioni o manipolazione psicologica[17] Nel nostro ordinamento giuridico ancora oggi non esiste alcuna legge generale che regola e sanziona in maniera organica le fattispecie di bullismo. Tuttavia esiste un disegno di legge , l’atto 1524 , che ad un anno dalla presentazione alla camera ,(il 23 /01/2019 ) , solo di recente è approdato in senato (31/01/2020). La legge si presenta chiaramente in continuità con l’unica legge che regola un fenomeno del bullismo ovvero il cyberbullismo (L.71/2017) . La legge si snoda nell’ampliamento dell’applicabilità delle norme della legge 17 [18] . In particolare si vuole ampliare l’assetto normativo non solo alle fattispecie del cyberbullismo ma anche al fenomeno del bullismo in generale .L’assetto normativo predilige l’attuazione di strumenti che permettano la rieducazione del ” bullo “attraverso il richiamo alle norme sancite dal regio decreto n. 1404/1934 . Un ulteriore strumento è l’emanazione da parte degli enti scolastici ed universitari di linee guida al fine della prevenzione del bullismo . Sempre nella tematica della prevenzione ,si prospetta l’istituzione di un numero verde apposito nonché dello sviluppo di un app che permetta una comunicazione con la “vittima” . In ultimo l’atto 1525 propone l’aggiunta di una aggravante ,ovvero L’art 1 della proposta andrebbe a modificare l’art 612 bis cp, che punisce gli atti persecutori. Il comma 1 della norma, dopo la riforma, punirà anche le condotte in grado di porre la vittima in uno stato di emarginazione . Certamente l’applicabilità della norma sul tema ,seppur volenterosa ,creerà molte critiche circa l’ambito del riconoscimento dello stato di emarginazione . Allo stato di fatto il bullismo è sanzionato in una delle sue forme da un atto della parlamento solo con la legge 71/2017 . Luisa Camboni[22] ha ipotizzato giustamente l’utilizzo degli articoli del codice penale circa il probabile apparato sanzionatorio in relazione al bullismo .Ovvero secondo l’avvocatessa , sarebbero applicabili gli articoli per l’istigazione al suicidio (art. 580 c.p.); percosse (art. 581 c.p.);lesioni (art. 582 c.p.);rissa (art. 588 c.p.);diffamazione (art. 595 c.p.);violenza sessuale (art. 609 bis c.p.);minaccia (art. 612 c.p.);stalking (art. 612 bis c.p.);interferenze illecite nella vita privata (art. 615 bis c.p.). Tuttavia può essere mossa una critica in ragione dell’ambito dell’applicabilità ,ovvero valutando il fenomeno del bullismo da un report dell’ISTAT (23)
” Più del 50% degli intervistati 11-17enni ha dichiarato di essere rimasto vittima, nei 12 mesi precedenti l’intervista, di un qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento. Una percentuale significativa, pari al 19,8%, dichiara di aver subìto azioni tipiche di bullismo una o più volte al mese (Figura 1). Per quasi la metà di questi (9,1%), si tratta di una ripetizione degli atti decisamente asfissiante, una o più volte a settimana (Prospetto 1). Le ragazze presentano una percentuale di vittimizzazione superiore rispetto ai ragazzi. Oltre il 55% delle giovani 11-17enni è stata oggetto di prepotenze qualche volta nell’anno mentre per il 20,9% le vessazioni hanno avuto almeno una cadenza mensile (contro, rispettivamente, il 49,9% e il 18,8% dei loro coetanei maschi). Il 9,9% delle ragazze subisce atti di bullismo una o più volte a settimana, contro l’8,5% dei maschi. La percentuale di soggetti che dichiara di avere subìto prepotenze diminuisce al crescere dell’età. Il 22,5% dei ragazzi 11-13enni dichiara di essere rimasto vittima di vessazioni continue (una o più volte nel corso del mese) da parte di altri coetanei, rispetto al 17,9% degli adolescenti 14-17enni. Le differenze tra i ragazzi più piccoli e gli adolescenti si riducono se si considerano quanti hanno subìto prepotenze e/o vessazioni più raramente (qualche volta nell’anno): rispettivamente il 53,3% dei più piccoli e il 52,2% dei 14-17enni.”
Dunque il fenomeno ha una potenziale forchetta dagli 11 ai 17 anni ,di conseguenza secondo l’imputabilità dettata dal codice penale agli articoli 97 e 98 ,dagli 11 ai 13 anni verrebbero impuniti . Ovviamente richiedono due tipologie di interventi ,certamente entrambi correttivi e rieducativi.
7. Soluzione
La tematica della microcriminalità è un fenomeno complesso ,formato da una serie di elementi . Durante il convegno di Krimen del 2000 il dott. Andrea Forlivesi [24], dopo aver esposto le sue riflessioni ,pone un metodo di attuazione in relazione alla gestione dei rischi . Ovvero si dovrebbe agire utilizzando il seguente schema.
– L’identificazione dei rischi, finalizzata all’individuazione e alla descrizione delle minacce che gravano sull’area o sul bene oggetto di protezione. Tale fase riveste un’importanza fondamentale, poiché in essa vengono definiti quegli input informativi indispensabili alla valutazione dei rischi e all’elaborazione delle strategie d’intervento, attraverso la raccolta e l’elaborazione di tutte le informazioni utili al caso.
– La valutazione dei rischi, avente lo scopo di determinare, attraverso procedure di tipo quantitativo o qualitativo, la gravità del rischio, stabilendo la frequenza attesa di accadimento dell’evento rischioso e la severità delle conseguenze che l’evento determinerebbe concretizzandosi.
– La gestione dei rischi in senso stretto, finalizzata a predisporre adeguate misure di sicurezza atte a ridurre il rischio, ossia a diminuire la probabilità di accadimento dell’evento dannoso o la severità dei potenziali danni ad esso associati.
Secondo forlivesi ,l’azione si dovrebbe attuare in maniera analitica ,ovvero comprendendo la realtà e porre in essere gli atti ed i comportamenti che possano deviare i ragazzi dal percorso criminogeno . A tal fine un ruolo importantissimo è dato dall’intervento delle associazioni , infatti quest’ultime possono avere un ruolo più efficace confronto alle classiche misure rieducative. Un secondo punto sarebbe la distruzione dei simboli che connotano una realtà criminale .Pensiamo alla distruzione delle vele oppure alla semplice cancellazione dei simboli dalle pareti . Un ulteriore rimedio sarebbe quello di trasferire il ragazzo o i ragazzi in una realtà tutta nuova ,allontanandolo dalla realtà criminale . Infine sarebbe importante comprendere e seguire il contesto familiare in maniera più incisiva ovvero gli assistenti sociali,supportati anche da un welfare state importante , dovrebbero gestire la vita della famiglia per un periodo di transizione al fine di ristabilire l’armonia familiare oppure cercando soluzioni ai problemi familiari. Infine vi è la tematica delle misure alternative alla detenzione Seppur previste dall’ 37 della UNCRC ,solo di recente l’UE ha iniziato un percorso di valorizzazione delle misure alternative . In particolare ha iniziato con l’IJJO [25] un programma sperimentale chiamato “Juvenile Offenders Detention Alternative in Europe (J.O.D.A.)” , il quale prevede una serie di programmi per l’attuazione di percorsi differenti alla detenzione .Questi programmi sono attuati in molte nazioni pensiamo che il progetto J.O.D.A è stato attuato in Italia ,Spagna oppure il Belgio .L’UE e l’IJJO hanno attuato una serie di programmi al fine di prevenire il disagio familiare ,l’organizzazione di corsi per l’acquisizione di skills nonché l’obbligo da parte dei giovani di partecipare a lavori “normali”oppure a lavori socialmente utili . Inoltre vi è stata l’organizzazione di forum appositi e la creazione di gruppi di giovani al fine di supportarsi a vicenda nel raggiungimento dell’obiettivo di concludere il programma .I vari gruppi sono stati poi accompagnati dalla vigilanza di uno o più psicologi che avevano l’obiettivo di sorvegliare il gruppo . Inoltre i professionisti avevano l’obiettivo di scandagliare i problemi familiare o l’eventuale manifestazione di problemi psichiatrici.
Il programma J.O.D.A non è l’unico ,pensiamo che similarmente anche il Regno Unito si è dotato di un programma simile [26] .In ultimo tutti i programmi giustamente mirano al perseguimento dei percorsi di studi . Scelta positiva poiché come dimostrato [27] l’aumento del tasso di scolarizzazione ,diminuisce il pericolo di microcriminalità e la possibile recidiva . Infine anche negli states si sono adottati programmi alquanto simili ma in differente gradualità . Ovvero si è partiti dallo stile J.O.D.A fino ai campi militari .Tuttavia ci si domanda quali siano gli effetti di queste politiche. La risposta non può essere semplice poiché la difficoltà previsionale tanto quanto la difficoltà della formazione di gruppi da esaminare . Malgrado le difficoltà possiamo alcuni studiosi hanno condotto delle ricerche che aiutano ,seppur largamente ,a valutare l’adozione delle misure da porre in essere per il contrasto alla microcriminalità e gangs. Iniziamo dall’evadere la possibilità dell’utilizzo di strumenti giudiziali contro quest’ultimi . Infatti secondo uno studio dal quale attingeremo abbondantemente , è stato evidenziato come nasca un pregiudizio nei confronti dei ragazzi con la “fedina sporca” .[28] Infatti nello stato del Milwaukee ,il 74% dei datori ha chiesto il casellario giudiziale .In ulteriore chi aveva la fedina penale “sporca” è stato richiamato solo per il 17 % . Dunque è categoricamente da evitare l’utilizzo del carcere anche minorile se non in casi estremi . Ulteriore strumento sono i campi militari(utilizzati molto negli states ) ,quest’ultimi non hanno sortito alcun effetto a favore di una diminuzione della recidiva confronto ai loro coetanei impegnati in programmi meno intensi . Allora rimane da vedere quali siano gli effetti dei programmi come lo J.O.D.A .Sul punto di recente una il professore De Vries[29] ha condotto una indagine a tal senso e le sue conclusioni sono importanti poiché dopo il programma ,che è durato 12 mesi ,il tasso di recidività è stato dal 30 al 41 % . Il professore continua valutando come per il 28 % del gruppo esaminato registrasse una probabilità di recidiva bassissima . Tuttavia rimane alto il tasso di abbandono del programma che in altri studi ha registrato il 30 % .Ma rimangono importanti i risultati anche in forza dell’assenza di pregiudizi determinati dalla permanenza nei carceri minorili . In conclusione si è voluto esaminare la questione della gioventù criminale . Un articolo che non ha la presunzione di essere completo tuttavia vuole offrire un sguardo ampio e sintetico su una tematica tanto variegata e sensibile .
[1]Rapportodati Istat , Giustizia Criminalità e Sicurezza , 2017 . https://www.istat.it/it/files//2019/12/C06.pdf non sembrano esservi dati più aggiornati pubblicati dall’istituto.
[2] P. Martucci , S. Lupi ,La microcriminalità analisi del fenomeno e delle strategie di prevenzione e contrasto ,studio della rassegna N.3 dei carabinieri 2005 .
[3] A.Toniolo , un approccio tecnico-giuridico al fenomeno della criminalità minorile , Krimen 2000
[4].G.Di Gennaro, R.Marselli , Secondo Rapporto “Criminalità e sicurezza a Napoli “ Federico II University Press 2017
[5] Ibidem pag 142
[6] M.Ravveduto , la google generation criminale: i giovani della camorra su Facebook ,Rivista di studi e ricerche sulla criminalità organizzata V. 4 N. 4 (2018)
[7] C. Caprio, Perché i giovani camorristi vanno pazzi per Facebook, in “Vice”, 10 agosto 2016, https://bit.ly/2RuDNwV, consultato il 2 dicembre 2018
[8] L.Wacquant , Territorial Stigmatization in the Age of Advanced Marginality , M Mérida – Venezuela – ISSN 0798-3069 – AÑO 17 – Nº 48 – ENERO – ABRIL – 2007 – 15-29
[9] Berkowitz, Bonnie; Gamio, Lazaro; Lu, Denise; Uhrmacher, Kevin; Lindeman, Todd. “The terrible numbers that grow with each mass shooting“. Washington Post. Retrieved November 5, 2017.
[10] Rapporto: finora negli Stati Uniti in media quasi una sparatoria di massa al giorno nel 2017” . Notizie dalla CBS . https://www.cbsnews.com/news/report-u-s-averages-nearly-one-mass-shooting-per-day-so-far-in-2017/
[11] Knoll, J. L. IV, & Annas, G. D. (2016). Mass shootings and mental illness. In L. H. Gold & R. I. Simon (Eds.), Gun violence and mental illness (p. 81–104). American Psychiatric Association.
[12] Meindl JN, Ivy JW. Mass Shootings: The Role of the Media in Promoting Generalized Imitation. Am J Public Health. 2017;107(3):368–370. doi:10.2105/AJPH.2016.303611
[13] J.M. Metzl, K. T. MacLeish, Mental Illness, Mass Shootings, and the Politics of American Firearms , American Journal of Public Health | February 2015, Vol 105, No. 2
[14] C. S. North,E.M. Smith, E.L. Spitznagel, One-Year Follow-Up of Survivors of a Mass Shooting , 1696 Am J Psychiatry 154:12, December 1997
[15] M.Luca,D.Malhotra,C.Poliquin , The Impact of Mass Shootings on Gun Policy, Working Paper 16-126 Harvard Business School 2019.
[16]Il sito MotherJones è un punto di riferimento per quanto riguarda l’analisi dei casi di Mass Shooting .E’stato molto utile per la consultazione https://www.motherjones.com/politics/2012/12/mass-shootings-mother-jones-full-data/.
[17] Definizione Proposta di Legge per il contrasto al bullismo n1524 Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e alregio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori
[18] Proposta di Legge per il contrasto al bullismo n1524
[19]Relazione camera dei deputati sull’atto approvato nel 31 /gennaio 2020 https://www.camera.it/temiap/documentazione/temi/pdf/1189075.pdf?_1587993372570
[20] legge 29 Maggio 71/2017 Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo. (17G00085) (GU n.127 del 3-6-2017 ) https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2017;71 [21]A.Villafrate , Legge sul bullismo: cosa prevede ,StudioCataldi 04/02/2020 [22]L.Camboni , Il bullismo,StudioCataldi 11/02/2020.
[23]Report ISTAT 2014 ,Il bullismo in italia : comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi . https://www.istat.it/it/files/2015/12/Bullismo.pdf
[24]A.Forlivesi ,microcriminalità e criminalità giovanile 2000 pag 17-23 Krimen 2000.
[25] Sito IJJO http://www.oijj.org/en
[26]Report ” Ending Gang and Youth Violence: a Cross-Government Report”,government of UK
ISBN: 9780108511066
[27] 1-Brian Bell Rui Costa Stephen Machin, Why Does Education Reduce Crime?, The IZA Institute of Labor Economics,2018. DP No. 11805. 2-Lochner, Lance, and Enrico Moretti. 2004. “The Effect of Education on Crime: Evidence from Prison Inmates, Arrests, and Self-Reports.” American Economic Review, 94 (1): 155-189.
[28] A.N. Doob ,J. B. Sprott C. Marie Webster , Youth Crime: The Impact of Law Enforcement Approaches on the Incidence ofViolent Crime Involving Youth and Matters Related to Understanding the Implications of These Findings, Review of the Roots of Youth Violence: Research Papers V.4. 2012 Ontario Youth Action Plan.
[29] De Vries, S. L. A. et al. (2018) ‘The Long-Term Effects of the Youth Crime Prevention Program “New Perspectives” on Delinquency and Recidivism’, International Journal of Offender Therapy and Comparative Criminology, 62(12), pp. 3639–3661. doi: 10.1177/0306624X17751161.
[28] Goudriaan, Heike. (2006). Reporting crime: effects of social context on the decision of victims to notify the police
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