Giudizi pendenti e fallimento

Giudizi pendenti e fallimento


di Arcangelo Annunziata

Con il D.L. 83/2015, convertito con mod. dalla L. 134/2015, il legislatore ha modificato numerosi profili della Legge Fallimentare. Senza dubbio alcuno, la modifica che ha avuto l’impatto maggiore per gli “addetti ai lavori”è stata quella che ha introdotto la possibilità di chiudere le procedure fallimentari in presenza di giudizi pendenti. Prima di passare al merito della modifica apportata dal legislatore all’art.118 L.F. nel 2015, occorre rivisitare i due principali tipi di controversie ostative alla chiusura del fallimento.

  1. Ragioni di credito. Esisteva ed esiste nella normativa un riferimento diretto e specifico nell’art. 118, n.2, L.F., laddove si prevede la chiusura del fallimento una volta pagati o comunque estinti i  crediti ammessi allo stato passivo, indipendentemente dal fatto che pendessero richieste di insinuazione tardiva. Con la riforma la possibilità di chiusura in pendenza di ragioni di credito è stata ulteriormente ampliata; infatti, quella che era la fase necessaria della verifica del passivo è divenuta “eventuale”. Infatti, dietro motivata istanza del curatore ex art. 102 L.F., il tribunale può decretare di non procedersi all’accertamento del passivo, qualora risulti che non vi sia una prospettiva di realizzazione di attivo distribuibile ai creditori

  2. Controversie insorte per iniziativa o contro la curatela. Prima del D.L. 83/2015, la “non chiusura” della procedura fallimentare coincideva frequentemente con la pendenza di controversie insorte per iniziativa della curatela o contro la curatela, che si consideravano (certamente) ostative alla chiusura della procedura, salvo la possibilità, introdotta medio tempore dalla riforma, di cessione delle azioni revocatorie. Oggi mediante l’intervento del 2015, si prevede che la chiusura del fallimento, per ripartizione finale dell’attivo, non è impedita dalla pendenza di giudizi, rispetto cui il curatore mantiene la legittimazione processuale anche nei successivi stati e gradi del giudizio.

E’ indubbio che tale riforma verrà apprezzata per la garanzia di una celerità delle procedure concorsuali, imposta anche dal diritto alla ragionevole durata del processo. Tuttavia le citate modifiche non rimangono esenti da dubbi e sorgenti incertezze. Infatti, qualora il giudizio si risolva con una rimessione di attivo soggetto ad Iva od a redditi extra, non è chiaro, vista la precedente chiusura dell’identità fiscale del fallimento, come e quando dovranno essere versate le relative imposte. Ultimo, data l’ultrattività  del curatore, delegato in tali casi ad unico gestore della procedura, bisognerebbe calcolare come spesa futura il (maggior) compenso dovuto a tale figura.  Atto, quest’ultimo,  privo di elementi valutativi, visto il possibile protrarsi dei giudizi in corso di esecuzione. Ne consegue pertanto, che non deve essere trascurato il diritto degli “addetti ai lavori” di avere una maggior comprensione della norma, che in quanto retroattiva, potrebbe significare la svolta tanto attesa per quei fallimenti (anche ultrasettennali) che attendono soluzioni giudiziarie ormai da troppi anni.


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Arcangelo Annunziata

Nato a Napoli nel 1988, ha conseguito nel Dicembre 2015 la laurea in Accounting and Mangement, presso la facoltà di economia R.Goodwin dell'Università di Siena, discutendo una tesi in Industrial Organization dal titolo "The online sport-betting sector: a sure bet", relatore Prof. Luigi Luini. Nel Novembre 2014 e sino al Novembre 2015 ha lavorato per Expo 2015 s.p.a. con la qualifica di Junior Auditor . La forte passione per le discipline economiche-giuridiche hanno favorito la scelta di intraprendere la libera professione, nello specifico quella di Dottore Commercialista. Da Dicembre 2015 collabora con uno studio di Diritto Societario sito in Napoli dove fornisce consulenza commerciale e fiscale in materia di Diritto Societario e Tributario. Inoltre è apprendista presso uno studio di Diritto Fallimentare sito in Marigliano (Na) dove assiste le varie curatele negli adempimenti imposti dalla Legge Fallimentare.

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