Il diario del delitto di Garlasco: l’applicazione della grafologia sul caso di Chiara Poggi

Il diario del delitto di Garlasco: l’applicazione della grafologia sul caso di Chiara Poggi

Sommario: 1. Introduzione del Caso – 2. Le prime indagini e i dubbi su Stasi – 3. Un caso mediatico e le sfide del processo – 4. Prove e indagini scientifiche – 5. La grafologia e il profilo psicologico – 6. Conclusioni

 

1. Introduzione del caso

Il 13 agosto 2007, la tranquilla quotidianità di Garlasco, un piccolo paese della provincia di Pavia, venne stravolta da un delitto che avrebbe segnato profondamente la cronaca italiana. Chiara Poggi, una giovane di 26 anni, fu trovata senza vita nella sua abitazione. A fare la macabra scoperta fu il fidanzato, Alberto Stasi, che dichiarò di essere andato a trovarla quella mattina e di aver trovato il corpo in fondo alle scale, immerso in un lago di sangue. La vittima era stata colpita ripetutamente alla testa con un oggetto contundente, mai identificato, e lasciata esanime tra il piano rialzato e il seminterrato (1. F. CARINGELLA, L’estate di Garlasco: La ricostruzione del delitto che ha sconvolto l’Italia, Mondadori, Milano, 2019). La scena del crimine non mostrava segni di effrazione, portando gli investigatori a supporre che l’assassino fosse una persona conosciuta dalla vittima o che fosse riuscito a entrare senza difficoltà(2.M. GRECO, La scena del crimine: errori e lacune nelle indagini italiane, Feltrinelli, Milano, 2017.). Il caso, per la sua brutalità e per l’apparente assenza di movente, suscitò subito l’attenzione sia degli inquirenti che dell’opinione pubblica. La quiete del paese fu completamente travolta dall’afflusso di giornalisti e curiosi, che resero l’abitazione di Chiara un luogo di morbosa curiosità. Il nome di Alberto Stasi, fidanzato e unico testimone diretto, iniziò presto a essere al centro delle prime ipotesi investigative.

2. Le prime indagini e i dubbi su Stasi

Sin dalle prime ore, le indagini si concentrarono su Alberto Stasi, l’ultimo ad aver visto Chiara viva e il primo a trovarla morta. Sebbene Stasi dichiarasse di essere estraneo ai fatti, gli investigatori notarono incongruenze nel suo comportamento e nelle sue dichiarazioni. Affermazioni come il fatto di essere entrato nella casa senza sporcarsi furono messe in dubbio, considerando che la scena del crimine era disseminata di tracce di sangue. Gli inquirenti si chiesero come fosse possibile che le sue scarpe, i suoi vestiti e persino il suo computer portatile, che diceva di avere con sé, non fossero contaminati. Le sue dichiarazioni, sebbene coerenti in apparenza, lasciarono spazio a dubbi, specialmente per la freddezza con cui raccontò i dettagli della scoperta del corpo. Per gli investigatori, l’atteggiamento distaccato di Alberto rappresentava una contraddizione rispetto all’orrore della scena. La sua apparente calma, tuttavia, fu giustificata da alcuni esperti come un meccanismo di difesa emotiva. Nonostante ciò, l’assenza di prove schiaccianti rese difficile formulare un’accusa concreta nei suoi confronti, lasciando spazio a molteplici ipotesi.

3. Un caso mediatico e le sfide del processo

La vicenda di Garlasco diventò rapidamente un caso mediatico di portata nazionale. La giovane età della vittima, il contesto apparentemente normale e la brutalità dell’omicidio scossero profondamente l’opinione pubblica (3.G. AMBROSIO, Il garbuglio di Garlasco. Un perfetto colpevole e l’ostinata ricerca della verità, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2022)I legali delle due parti si scontrarono su dettagli cruciali, spesso amplificati dai media, che finirono per influenzare il dibattito pubblico e le aspettative sulla ricerca della verità. Dopo una lunga serie di processi, Alberto Stasi venne assolto nei primi gradi di giudizio. Tuttavia, la sentenza fu riformata più volte, fino alla condanna definitiva nel 2015, quando la Corte di cassazione lo ritenne colpevole e lo condannò a 16 anni di reclusione. Durante i procedimenti (4. G. GATTI, Delitti mediatici: Il caso di Garlasco, Laterza, Roma, 2015.), l’attenzione mediatica non solo alimentò il dibattito sull’evidenza delle prove, ma contribuì anche a polarizzare l’opinione pubblica. Il caso divenne un simbolo delle difficoltà del sistema giudiziario italiano nel gestire delitti così complessi. La narrazione mediatica spesso enfatizzò dettagli secondari, creando una sorta di processo parallelo che inevitabilmente influenzò anche le dinamiche del processo penale.

4. Prove e indagini scientifiche

Durante le indagini, grande attenzione fu dedicata all’analisi di materiali scritti, come biglietti, note personali e messaggi digitali, per comprendere meglio la relazione tra Chiara e Alberto. Questi documenti vennero studiati per individuare eventuali conflitti latenti, tensioni o segnali di disagio nei giorni precedenti al delitto. Sebbene tali analisi non fornirono prove dirette, contribuirono a delineare un quadro più dettagliato della vita quotidiana della coppia e delle loro interazioni. Inoltre, le discrepanze tra le dichiarazioni di Alberto e le informazioni emerse dagli scritti sollevarono interrogativi che rafforzarono alcune ipotesi investigative. Le analisi scientifiche non si limitarono alla grafologia: furono esaminati campioni di DNA, tracce ematiche e altri elementi rilevati sulla scena del crimine. Tuttavia, molti dei risultati ottenuti non fornirono certezze assolute, lasciando spazio a interpretazioni contrastanti (5.R. BRUZZONE, Delitti allo specchio. I casi di Perugia e Garlasco a confronto oltre ogni ragionevole dubbio, Imprimatur, Reggio Emilia, 2017).Gli esperti sottolinearono come l’assenza di una sequenza temporale chiara degli eventi costituisse uno degli ostacoli principali per la ricostruzione del delitto.

5. La grafologia e il profilo psicologico

Un aspetto interessante delle indagini teoriche fu la possibilità di utilizzare la grafologia per approfondire la personalità dei protagonisti. La scrittura di Alberto Stasi avrebbe potuto fornire indizi sul suo stato d’animo, sul controllo emotivo o su eventuali insicurezze, mentre gli scritti di Chiara avrebbero potuto rivelare preoccupazioni o tensioni latenti nella loro relazione. Tratti come l’inclinazione delle lettere, la pressione esercitata sulla penna o la spaziatura tra le parole sono spesso utilizzati per interpretare lo stato emotivo di una persona. Sebbene non sia stata utilizzata ufficialmente nel processo, la grafologia viene considerata uno strumento ausiliario utile per arricchire le indagini psicologiche. In questo caso, avrebbe potuto integrare altre analisi per evidenziare eventuali discrepanze tra ciò che veniva detto e ciò che emergeva dai documenti scritti (6.S. CASTELLANO, Grafologia e personalità: tratti psicologici nella scrittura, FrancoAngeli, Milano, 2018.). Sebbene non decisiva, la grafologia si conferma una disciplina utile per approfondire il contesto psicologico e relazionale, specialmente in delitti in cui il movente non è immediatamente evidente.

6. Conclusioni

Il caso di Garlasco, con la tragica morte di Chiara(7.G. AMBROSIO, Il garbuglio di Garlasco. Un perfetto colpevole e l’ostinata ricerca della verità, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2022.), rimane uno dei più complessi e discussi nella cronaca nera italiana. Esso rappresenta una lezione importante sulle difficoltà delle indagini scientifiche, sulle sfide dell’ordinamento giuridico e sull’impatto del clamore mediatico nei processi giudiziari(8.F. CARINGELLA, L’estate di Garlasco: La ricostruzione del delitto che ha sconvolto l’Italia, Mondadori, Milano, 2019). La riflessione sull’utilizzo di strumenti come la grafologia sottolinea la necessità di combinare tecniche tradizionali e innovative per garantire che la giustizia possa fare luce anche sui casi più intricati. Inoltre, il caso di Garlasco solleva questioni più ampie sulle modalità con cui vengono trattati i processi mediatici, evidenziando il rischio che l’attenzione pubblica possa interferire con l’equità della giustizia. Il ricordo di Chiara Poggi, simbolo di una vita spezzata senza ragione apparente, continua a ispirare il desiderio di verità e giustizia.

 

 

 

 

 

Bibliografia
F. CARINGELLA, L’estate di Garlasco: La ricostruzione del delitto che ha sconvolto l’Italia, Mondadori, Milano, 2019.
G. AMBROSIO, Il garbuglio di Garlasco. Un perfetto colpevole e l’ostinata ricerca della verità, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2022.
G. GATTI, Delitti mediatici: Il caso di Garlasco, Laterza, Roma, 2015.
L. FERRAJOLI, Diritto e ragione: teoria del garantismo penale, Laterza, Roma-Bari, 1989.
M. GRECO, La scena del crimine: errori e lacune nelle indagini italiane, Feltrinelli, Milano, 2017.
P. ROSSI, Cronaca nera e indagini scientifiche: tra realtà e mito, Mondadori, Milano, 2020.
P. ROSSI, Psicologia e indagini: il ruolo delle tracce emotive e scritte nelle investigazioni criminali, Il Mulino, Bologna, 2021.
R. BRUZZONE, Delitti allo specchio. I casi di Perugia e Garlasco a confronto oltre ogni ragionevole dubbio, Imprimatur, Reggio Emilia, 2017
S. CASTELLANO, Grafologia e personalità: tratti psicologici nella scrittura, FrancoAngeli, Milano, 2018.

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