Il diritto all’aborto negli Stati Uniti è prossimo all’epilogo?
Sommario: 1. Premessa – 2. La storia dell’aborto – 3. La sentenza Roe vs Wade – 4. La Dobbs vs Jackson Women’s Health Organization: fine della legge sull’aborto?
1. Premessa
Gli Stati Uniti sono da sempre considerati come prototipo, anche dal punto di vista giuridico. Importanti leggi e storiche sentenze hanno caratterizzato il sistema giuridico statunitense, tra cui il diritto all’aborto.
A differenza degli ordinamenti di Civil law basati sulla tradizione del diritto romano, l’ordinamento giuridico statunitense è di Common law, per cui il diritto si fonda sui precedenti giurisprudenziali.
Nel caso di una controversia, il giudice prima di emanare la sentenza, deve considerare se altri giudici in precedenza si sono pronunciati su un caso simile. Una pronuncia da parte della Corte suprema, in quanto organo di ultima istanza, vincolerà automaticamente tutte le corti inferiori.
La Costituzione si pone in una posizione di supremazia rispetto alla legge, che non può contravvenire a quanto disposto dalla Costituzione stessa e, se questo accade, la legge deve essere privata dei suoi effetti.
2. La storia dell’aborto negli Stati Uniti
Il tema dell’aborto ha sempre suscitato enorme interesse da parte dell’opinione pubblica. Inizialmente, l’aborto è stato praticato in maniera occulta, causando una non corretta attività sanitaria che ha portato spesso complicanze ed esito infausto¹.
Intorno alla metà del ‘900, l’aborto è stato considerato reato dalla legge federale. Si sono svolte, soprattutto in Gran Bretagna e Stati Uniti, manifestazioni affinché l’aborto venisse riconosciuto come diritto.
Nel 1967 mentre in Inghilterra l’aborto diventa legalizzato, nel Colorado e in California è stato permesso alle donne in particolari occasioni quali: incesto e stupro².
Negli Stati Uniti si è creata così una spaccatura: alcuni Paesi hanno mostrato una maggior apertura verso il riconoscimento dell’aborto come diritto, in altri è stato previsto come reato.
3. La sentenza Roe vs Wade
La storica sentenza che ha portato a riconoscere l’aborto come legge a livello federale è la Roe vs Wade.
Il caso riguarda una donna, Norma McCorvey, a cui è stato assegnato durante il processo il nome di Jane Roe, per salvaguardare la sua privacy. Già madre di due bambine, quando scopre di essere incinta del terzo figlio, è decisa a interrompere la gravidanza.
Jane Roe decide di avviare un’azione legale contestando la costituzionalità delle leggi penali sull’aborto del Texas, che vietano di procurare un aborto, tranne che su consiglio del medico al fine di salvare la vita della madre.
Roe decide di attuare uno stratagemma per abortire, credendo che lo stato del Texas permettesse l’interruzione di gravidanza per motivi legati allo stupro. In realtà, dalla ricostruzione dei fatti degli inquirenti, si è scoperto che Jane Roe non è stata mai stuprata.
Dopo aver partorito, Jane è stata avvicinata da un gruppo di avvocati, tra cui Sarah Weddington, affinché potessero prendere la sua difesa e tutelare in giudizio il suo caso³.
La vicenda di Norma McCorvey è stata portata in tribunale al fine di poter garantire il suo diritto a interrompere la gravidanza, senza particolari situazioni che devono necessariamente verificarsi, quali: aborto, stupro o gravi condizioni di salute per la madre o il figlio. La controparte è stata rappresentata dal procuratore distrettuale del Texas, Henry Menasco Wade.
La decisione della Corte suprema è stata presa a maggioranza dei giudici presenti, basandosi sulla spiegazione del XIV Emendamento della Costituzione statunitense, secondo cui esiste un diritto da comprendere come diritto alla libera scelta per ciò che riguarda le questioni della sfera personale degli individui.
La spiegazione della decisione della Corte suprema si basa sull’evidenza che le leggi statali sull’aborto, come quelle riguardanti lo stato del Texas, violano la Due Process Clause del XIV emendamento, che protegge il diritto alla privacy delle donne, da intendersi come diritto di interrompere la gravidanza.
Sebbene lo stato non possa prevalere su tale diritto, ha comunque interessi legittimi a tutelare sia la salute della donna incinta che la salute del nascituro.
La decisione della Corte suprema si è basata tendendo in considerazione due situazioni distinte. Per la fase precedente alla fine del primo trimestre, la decisione di aborto e la sua approvazione devono essere lasciate al giudizio del medico che ha in cura la donna incinta. Per la fase successiva alla fine del primo trimestre, lo Stato nel promuovere il proprio interesse per la salute della madre può, se lo desidera, regolare la procedura di aborto secondo modalità ragionevolmente correlate alla salute materna.
Lo Stato nel promuovere il suo interesse per la salvaguardia della vita del futuro nascituro, può regolamentare e anche vietare l’aborto, salvo ove necessario il giudizio del medico appropriato.
La sentenza contiene due principi fondamentali. Il primo stabilisce che l’aborto è possibile praticarlo da una donna per qualunque ragione, sino al momento in cui il feto è in grado di sopravvivere al di fuori dell’utero materno, sia pure attraverso un respiratore artificiale. Tale situazione si realizza al sette mese di gravidanza o poco prima. Il secondo principio riguarda il pericolo che la gravidanza può comportare alla salute della donna. In tal ipotesi, l’aborto è considerato legale anche se è stato oltrepassato il limite entro cui il feto può sopravvivere all’esterno dell’utero⁴.
4. La Dobbs vs Jackson Women’s Health Organization: la fine della legge sull’aborto?
Dobbs vs Jackson Women’s Health Organization è un caso discusso dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, riguardante una legge statale del Mississippi del 2018. Tale legge stabilisce che l’interruzione di gravidanza è vietata dopo le 15 settimane di gravidanza.
Il tribunale statale si è espresso dichiarando che l’applicazione di questa legge viola il diritto che permette alle donne di interrompere la gravidanza nelle prime 24 settimane. Lo Stato del Mississipi si è rivolto alla Corte suprema per chiedere l’approvazione della sua legge.
Il discorso si è allargato anche al diritto all’aborto riconosciuto a livello federale proprio con la sentenza Roe vs. Wade. La decisione definitiva dalla Corte suprema verrà presa entro la fine del 2022.
Conclusioni
Una decisione senza precedenti della Corte suprema potrebbe davvero rovesciare la storica sentenza Roe vs Wade, che ha permesso il riconoscimento dell’aborto a livello federale. Il diritto all’aborto disciplinato da tale sentenza è stato più volte ribadito in altre circostanze. Tale diritto dovrebbe essere garantito senza alcun motivo di discussione.
Occorre ricordare come l’aborto è pur sempre una pratica medica, per cui è necessaria la presenza di un professionista sanitario. Inoltre, l’aborto deve avvenire in una struttura sanitaria autorizzata e adeguata.
Ma, ogni donna ha il diritto di decidere ciò che è meglio per il suo benessere, la sua salute e quella del nascituro. Numerosi dibattiti sono emersi circa l’approvazione da parte della Corte suprema delle richieste dello Stato del Mississipi. Sarebbe davvero clamorosa una sentenza a favore che ribaltasse la Roe vs Wade. In questa situazione, il diritto all’aborto tornerebbe ad essere disciplinato dai singoli Stati americani.
Fonti
¹ www.mondointernazionale.com
² C. Flamigni, L’aborto. Storia e attualità di un problema sociale, 2008.
³ www.mondointernazionale.com
⁴ Idem.
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Francesco Andrea Carratù
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