Il diritto di astenersi dal lavoro per tre giorni al mese. Il congedo mestruale in Spagna riapre il dibattito in Italia.
I diritti del lavoratore sono regolamentati da leggi nazionali e, per ogni settore, da specifici contratti collettivi di settore. All’articolo 36 della Costituzione italiana sono riconosciuti al lavoratore sia diritti patrimoniali, rientra in questa categoria il diritto a percepire un corrispettivo per la sua prestazione lavorativa ossia la retribuzione, sia diritti personali ossia il diritto alla salute, la sicurezza delle condizioni di lavoro, il riposo, i permessi. Tra questi ultimi, sono ricompresi: il congedo matrimoniale, il congedo di maternità/paternità, malattie ed infortuni. Attualmente, la Spagna ha affrontato il dibattito inerente alla richiesta di congedo mestruale per le donne lavoratrici in caso di dismenorrea.
Il datore di lavoro ha il dovere di adottare tutte le misure che si rendono necessarie al fine di preservare l’integrità fisica e la personalità morale del lavoratore.
Nei mesi scorsi, la Spagna ha reclamato a gran voce il congedo mestruale definendo i dolori mestruali “fonte di invalidità temporanea” riconoscendo così alle donne lavoratrici tre giorni al mese. Il congedo mestruale partirebbe dal disegno di legge: “Legge Organica per la Tutela dei Diritti Sessuali e Riproduttivi e la Garanzia dell’Interruzione Volontaria della Gravidanza” che ha introdotto ulteriori novità in materia di salute sessuale: un’estensione del diritto all’interruzione di gravidanza e il finanziamento tramite il sistema pubblico di contraccettivi e della “pillola del giorno dopo”.
Potrebbe essere così definitivamente approvato il progetto di legge per “il diritto di astenersi dal lavoro” in caso di dismenorrea.
Dal punto di vista scientifico, con il termine dismenorrea si indicano i forti dolori associati al ciclo mestruale. Secondo l’OMS la dismenorrea colpisce circa l’80% delle donne ed è stata particolarmente rilevata nel 67-90% delle 17-24enni. È stato rilevato che tale patologia può compromettere seriamente la qualità della vita, tanto da interferire con il lavoro, la scuola e con le altre attività quotidiane.
Per tali ragioni, è stata definita una questione di salute a tutti gli effetti che troverebbe le sue fonti nel diritto alla salute e per ciò che concerne il contratto di lavoro, dovrebbe essere riconosciuta come un’inabilità temporanea ma con una retribuzione sempre piena.
La prima promotrice dell’iniziativa, la ministra spagnola delle Pari Opportunità, Irene Montero, ha dichiarato che il congedo verrebbe riconosciuto fin dal primo giorno e per la durata necessaria, solo nel caso di una precisa sindrome certificata e accertata da un medico. È stato precisato che si tratta di una situazione oggettiva e non qualcosa di legato al genere femminile. Ad oggi, la maggior parte delle donne lavoratrici, si ritrovano sommerse da pregiudizi che etichettano i dolori mestruali come un permesso per non lavorare.
La Spagna non è stata l’unica nazione a pronunciarsi, anzi la stessa Francia con la startup Louis ha introdotto la sperimentazione del congedo mestruale per le proprie dipendenti dall’ 8 marzo. Le donne potranno chiedere un giorno libero al mese senza dover presentare certificato medico e senza perdere retribuzione. Andando a ritroso nel tempo, il dibattito per il riconoscimento del congedo mestruale nasce in Giappone già nel 1947 e in Indonesia nel 1948.
Nel caso dell’Italia, il 27 aprile 2016 era stato presentato un disegno di legge sul tema dalle deputate Mura, Sbrollini, Iacono e Rubinato che prevedeva tre giorni al mese di congedo mestruale in caso di mestruazioni dolorose certificate da medico specialista. Il congedo mestruale non poteva essere equiparato alle altre cause di impossibilità della prestazione lavorativa e la relativa indennità alla donna lavoratrice non poteva essere computata economicamente, né a fini retributivi né contributivi, all’indennità per malattia. L’iter, però, è ancora bloccato, anche se dopo il sì della Spagna si è ricominciato a parlare della norma.
Al momento, le opinioni riguardo l’approvazione del congedo mestruale sono fortemente contrastanti. Sembrerebbe che la realizzazione del congedo sia vista come una forma di discriminazione nei confronti delle donne, andando a sottolineare la differenza tra uomo e donna e non la parità. Non manca, invece, il supporto, in quanto il congedo sarebbe da considerarsi un diritto che ha l’obiettivo principale di tutelare la salute delle donne, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
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Sara Azam
Dott.ssa Magistrale in Giurisprudenza con tesi intitolata “L’embrione: aspetti biologici, etici e giuridici” in quanto attenta alle tematiche bioetiche combinate al diritto costituzionale e civile.
Attualmente dedita allo studio di argomenti legati alla gestione della privacy e al trattamento dei dati personali con riferimento alla normativa nazionale ed europea.
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