Il mistero delle gemelle scomparse: Alessia e Livia Schepp
Sommario: 1. Introduzione al caso – 2. La dinamica familiare – 3. Il ruolo della lettera e l’applicazione della grafologia – 4. Indagini e ricerche – 5. Impatto mediatico – 6. Conclusioni
1. Introduzione al caso
Alessia e Livia Schepp, gemelle di sei anni, scomparvero il 30 gennaio 2011, in un caso che rimane uno dei più enigmatici e discussi in Europa. Le bambine vivevano in Svizzera con la madre, Irina Lucidi, a seguito della separazione dal padre, Philippe Schepp. La custodia condivisa prevedeva che le gemelle trascorressero i fine settimana con il padre[1].Un incontro che sembrava di routine si trasformò in una tragedia di portata senza precedenti. Philippe Schepp prelevò Alessia e Livia dalla loro abitazione senza poi riaccompagnarle presso l’abitazione della madre. Le indagini, basate su telecamere di sorveglianza e videoriprese, mostrarono che Schepp intraprese un viaggio attraverso Svizzera, Francia e Italia. Durante questo tragitto, effettuò prelievi in contanti per un totale di circa 7.000 euro e inviò lettere alla moglie contenenti messaggi criptici e di addio, dichiarando che non avrebbe mai più visto le bambine[2].Il 3 febbraio 2011, il corpo di Philippe Schepp fu trovato a Cerignola, in Puglia: si era suicidato gettandosi sotto un treno. Nonostante gli sforzi investigativi su scala internazionale, nessuna traccia delle bambine è mai emersa. Il caso delle gemelle Schepp resta avvolto nel mistero. Le numerose segnalazioni di avvistamenti delle gemelle in diverse località europee non hanno portato a risultati concreti[3]. Le ricerche nei luoghi attraversati da Philippe, comprese aree boschive e fluviali, non rivelarono tracce di Alessia e Livia. Alcuni esperti ipotizzarono che il padre avesse nascosto le gemelle affidandole a persone fidate, dato che non furono trovati segni di violenza nella sua auto o altrove. Il caso solleva riflessioni cruciali sulle dinamiche familiari conflittuali, come la custodia contesa e i rapporti deteriorati. La mancanza di un sistema internazionale coordinato per gestire i casi di sparizione infantile ha evidenziato significative lacune operative. La vicenda resta un simbolo della fragilità umana e delle difficoltà nel proteggere i minori in situazioni di instabilità familiare. La madre, Irina Lucidi, continua a cercare risposte, mentre il mondo non dimentica il sorriso di Alessia e Livia, che a distanza di anni rappresentano un enigma che scuote le coscienze. Il caso sollevò interrogativi cruciali sulla psiche di Philippe Schepp. Grazie a perizie psicologiche postume e all’analisi della sua grafia è stato possibile approfondire la triste vicenda. Le lettere indirizzate a Irina furono esaminate da esperti grafologi, che rilevarono instabilità emotiva, ansia e un forte desiderio di controllo[4]. La scrittura, con lettere addossate e variazioni di pressione, rifletteva una profonda tensione interiore e un conflitto emotivo evidente. La grafologia, disciplina che studia la scrittura per interpretare tratti della personalità, ha trovato applicazione nei casi di cronaca come quello delle gemelle Schepp[5]. Da ciò si è dedotto che le perizie grafologiche possono offrire uno sguardo unico sulla psiche di autori di crimini, rivelando motivazioni latenti e stati emotivi al momento dell’evento. Nel caso di Philippe Schepp, la scrittura suggeriva un quadro di sofferenza psichica che potrebbe aver contribuito alle sue azioni. Tale vicenda dimostrò come l’analisi grafologica possa affiancare altre discipline investigative per comprendere i contesti psicologici di atti estremi.
2. La dinamica familiare
La separazione tra Philippe Schepp e Irina Lucidi innescò una serie di eventi drammatici che culminarono nella scomparsa delle gemelle Alessia e Livia. La coppia, inizialmente residente in Svizzera, aveva vissuto un rapporto travagliato, caratterizzato da un progressivo deterioramento della comunicazione e della fiducia reciproca. Irina Lucidi e Philippe Schepp, ingegnere svizzero di origini francesi, avevano formalizzato la separazione nel 2010, al termine di anni di tensioni familiari. Generalmente nei casi di separazione, la custodia delle figlie divenne una questione delicata e fonte di ulteriori conflitti. La decisione del tribunale stabilì un accordo legale di custodia congiunta, secondo cui Alessia e Livia avrebbero vissuto con la madre, trascorrendo i fine settimana con il padre. Questo equilibrio, apparentemente funzionale, nascondeva però un disagio profondo da parte di Philippe. Secondo amici e conoscenti, Philippe era un uomo introverso e riservato, descritto come sempre più depresso e isolato dopo la fine del matrimonio. Philippe percepiva la separazione come una doppia perdita: la moglie e il controllo sulla propria vita familiare. Il legame con le figlie, che rappresentavano per lui un fondamentale punto di riferimento emotivo, fu profondamente compromesso dalla separazione, incidendo sulla sua stabilità psicologica. La madre delle minori, al contrario, tentava di ristabilire un nuovo equilibrio per sé e per le bambine. Tuttavia, le dinamiche relazionali con Philippe erano tese e caratterizzate da una scarsa collaborazione. Philippe, negli ultimi mesi prima della tragedia, mostrava segnali di sofferenza crescente, anche se questi non furono percepiti come un campanello d’allarme per azioni estreme. Le testimonianze successive indicarono che Philippe aveva sviluppato una sorta di risentimento nei confronti di Irina, percependo la separazione come una sconfitta personale e attribuendole la responsabilità della rottura familiare. Codesta visione distorta si aggravò, portandolo a maturare un senso di vendetta e perdita totale del controllo. Lo stato emotivo del padre, segnato da una profonda depressione, trovò sfogo in un gesto estremo che coinvolse le persone più innocenti: le sue figlie. L’incapacità di affrontare la fine di un matrimonio e il senso di alienazione che ne consegue possono trasformarsi in detonatori per azioni drammatiche. Tale contesto sottolinea l’importanza di offrire supporto psicologico adeguato a genitori e figli durante separazioni complesse, per prevenire situazioni di sofferenza estrema come quella vissuta dalla famiglia Schepp. L’analisi di questa vicenda evidenzia inoltre come la conflittualità familiare, se non affrontata con gli strumenti adeguati, possa degenerare in episodi imprevedibili. Philippe, incapace di accettare la nuova realtà, ha riversato la sua rabbia e il suo dolore in un gesto che ancora oggi lascia interrogativi irrisolti. La vicenda delle gemelle Schepp, oltre a rappresentare un caso di cronaca doloroso, solleva riflessioni più ampie sulla fragilità delle relazioni familiari e sulla necessità di interventi tempestivi nei contesti di crisi emotiva e psicologica.
3. Il ruolo della lettera e l’applicazione della grafologia
Le lettere alimentarono ipotesi investigative, come un possibile omicidio-suicidio o l’affidamento a terzi, senza però offrire prove conclusive. Gli investigatori considerarono la possibilità di un omicidio-suicidio, ipotizzando che Philippe potesse aver ucciso le gemelle prima di togliersi la vita. Tuttavia, nessuna prova concreta emerse a sostegno di questa teoria, e il caso rimase avvolto nel mistero[6]. La mancanza di informazioni chiare nelle lettere lasciò aperta anche l’ipotesi che Philippe avesse affidato le bambine a terze persone. Le lettere di Philippe ebbero un impatto significativo anche dal punto di vista emotivo e mediatico. La dichiarazione che Irina non avrebbe mai più rivisto le figlie amplificò l’angoscia della madre e scosse profondamente l’opinione pubblica. Il linguaggio utilizzato, ambiguo e manipolatorio, sembra suggerire che Philippe desiderasse lasciare un segno indelebile, un gesto finale che avrebbe continuato a tormentare Irina anche dopo la sua morte. Nei casi di cronaca, l’analisi grafologica si dimostra uno strumento prezioso per indagare la psiche di chi scrive. Nel caso di Philippe Schepp, la grafia ha contribuito a delineare il profilo di un uomo in preda a un grave squilibrio emotivo, consumato dal desiderio di vendetta[7] e dalla perdita di controllo. Le lettere, pur lasciando aperti molti interrogativi, restano un elemento fondamentale per comprendere il mistero delle gemelle Alessia e Livia.
4. Indagini e ricerche
Le indagini sulla scomparsa di Alessia e Livia Schepp iniziarono immediatamente dopo la denuncia di Irina, madre delle stesse che il 30 gennaio 2011 si ritrovò senza notizie delle figlie. Philippe Schepp, padre delle bambine, avrebbe dovuto riportarle a casa dopo il fine settimana trascorso insieme, ma di lui e delle gemelle non vi fu alcuna traccia. Il caso, fin dalle prime ore, presentò elementi di estrema complessità. Le autorità svizzere, francesi e italiane coordinarono uno sforzo investigativo su vasta scala, ma i risultati si rivelarono inconcludenti. Le ricerche iniziali si concentrarono sui movimenti di Philippe Schepp. Grazie all’analisi delle telecamere di sorveglianza, delle registrazioni GPS della sua auto e delle transazioni bancarie, gli investigatori tracciarono un percorso preciso. Philippe attraversò la Svizzera, facendo una prima sosta a Marsiglia, in Francia, dove acquistò tre biglietti ferroviari per Nizza. Tuttavia, non vi fu alcuna prova che le bambine avessero effettivamente viaggiato con lui. Il 1° febbraio 2011, Philippe proseguì verso l’Italia meridionale, arrivando a Cerignola, in provincia di Foggia, dove il 3 febbraio si tolse la vita gettandosi sotto un treno. Nella sua auto non furono trovate tracce di Alessia e Livia, né segni di violenza, rendendo ancora più fitto il mistero. Durante le indagini, le autorità perquisirono i luoghi attraversati da Philippe, inclusi alberghi, stazioni e aree naturali, ma senza risultati concreti. La mancanza di testimoni affidabili rese il lavoro degli investigatori ancora più arduo. Segnalazioni di presunti avvistamenti di Alessia e Livia arrivarono da diverse parti d’Europa, in particolare dalla Francia e dall’Italia, ma nessuna di queste piste portò a un risultato concreto. Gli inquirenti formularono varie ipotesi. La prima e più immediata fu quella dell’omicidio-suicidio: Philippe avrebbe potuto uccidere le gemelle prima di togliersi la vita. Tuttavia, l’assenza totale di prove fisiche, come corpi o tracce biologiche, indebolì l’ipotesi dell’omicidio-suicidio, lasciando gli inquirenti privi di elementi concreti su cui basarsi[8]. Un’altra ipotesi suggerì che Philippe avesse affidato le bambine a qualcuno durante il viaggio, forse a persone fidate che avrebbero dovuto nasconderle. Quest’ipotesi emerse dal fatto che Philippe aveva prelevato circa 7.000 euro in contanti, una somma significativa che potrebbe aver utilizzato per organizzare l’allontanamento delle figlie. Le ricerche coinvolsero anche subacquei nelle aree fluviali attraversate da Philippe, oltre a squadre cinofile specializzate, ma non furono rinvenuti elementi utili. Gli investigatori ipotizzarono anche che Philippe avesse volutamente alterato i suoi spostamenti per sviare le indagini. A distanza di anni, le indagini non hanno mai portato a una svolta decisiva, e la scomparsa delle gemelle Schepp resta uno dei casi più misteriosi degli ultimi decenni[9]. La vicenda evidenzia la difficoltà delle forze dell’ordine nel gestire casi transnazionali, dove la coordinazione tra paesi diventa essenziale ma spesso insufficiente. L’assenza di tracce concrete continua ad alimentare ipotesi e speranze che Alessia e Livia possano essere ancora vive, nascoste in qualche luogo, e che un giorno la verità possa finalmente emergere.
5. Impatto mediatico
La scomparsa delle gemelle Alessia e Livia Schepp ebbe un enorme impatto mediatico a livello internazionale, trasformando il caso in un simbolo della fragilità delle dinamiche familiari nei contesti di separazione conflittuale. I principali media europei dedicarono ampio spazio alla vicenda, con servizi giornalistici, programmi televisivi e articoli di approfondimento che seguirono ogni dettaglio delle indagini. La drammatica figura della madre, Irina Lucidi, diventò il volto della sofferenza di un genitore in cerca di risposte, contribuendo a rendere il caso ancora più toccante per l’opinione pubblica. L’attenzione mediatica, pur necessaria per mantenere vivo l’interesse sul caso e incentivare la ricerca di informazioni, sollevò anche questioni etiche legate alla gestione delle tragedie familiari nei media. Le immagini delle bambine, i racconti strazianti delle lettere di Philippe Schepp e la copertura costante generarono un dibattito sulla responsabilità dei giornalisti nel trattare vicende delicate senza scadere nel sensazionalismo. Allo stesso tempo, il clamore mediatico mobilitò un’ondata di solidarietà e di segnalazioni, con testimoni da tutta Europa che affermarono di aver visto le gemelle, seppur senza risultati concreti. La vicenda evidenziò anche le difficoltà operative nella gestione dei casi di scomparsa transnazionale. L’impatto mediatico evidenziò la necessità di strumenti investigativi più efficaci a livello europeo e di una tutela maggiore per i minori coinvolti in crisi familiari. Ancora oggi, il caso delle gemelle Schepp rappresenta un esempio di come i media possano influenzare l’opinione pubblica e mantenere viva l’attenzione su misteri irrisolti.
6. Conclusioni
Il caso delle gemelle Alessia e Livia Schepp ha dimostrato l’importanza della grafologia nel contesto investigativo e psicologico. Le lettere inviate da Philippe Schepp alla moglie Irina Lucidi, cariche di tensione emotiva e di ambiguità, sono diventate un elemento centrale per comprendere il quadro psicologico dell’uomo. La grafologia ha rivelato l’instabilità emotiva di Philippe e il suo bisogno di controllo, visibili nella scrittura disordinata e nei messaggi ambigui. Questi segnali sono spesso correlati a individui che vivono conflitti irrisolti e stati di depressione profonda, come confermato dalle perizie successive[10].Specificatamente la grafologia ha affiancato discipline come la psicologia forense per ricostruire le dinamiche che hanno portato al gesto drammatico di Philippe Schepp. L’assenza di indizi concreti ha reso ancor più rilevante lo studio della grafia come strumento per decifrare il pensiero e le motivazioni di Philippe Schepp. La scrittura può rivelare aspetti nascosti della personalità, offrendo agli investigatori una chiave interpretativa preziosa. Codesta vicenda sottolinea il potenziale della disciplina non solo per comprendere lo stato psichico di autori di crimini, seppur come strumento di prevenzione in situazioni ad alto rischio[11]. Se i segnali di sofferenza psicologica e le inclinazioni controllanti di Philippe fossero stati identificati prima, forse si sarebbe potuto intervenire per evitare l’esito tragico. In conclusione, il caso delle gemelle Schepp dimostra come la grafologia possa offrire contributi essenziali per comprendere le dinamiche psicologiche dietro gesti estremi e atti irrazionali. La sua applicazione nei contesti di cronaca, unita ad altre discipline forensi, rappresenta un passo importante per affrontare con maggiore consapevolezza la complessità dei crimini familiari e delle tragedie umane.
Bibliografia
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RIVA, I Bambini Scomparsi: Storie e Investigazioni, Rizzoli, Milano, 2016.
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ROSSI, Cronache nere europee: il caso Schepp, Einaudi, Roma, 2017
ZANETTI, La Psiche del Crimine: Analisi Psicologica e Grafologica, Giunti, Firenze, 2011.
LUCIDI, Il Caso delle Gemelle Schepp: Un Enigma Irresolto, Mondadori, Milano, 2012.
MARTINI, Ombre di Vendetta: Storie di Conflitti Familiari e Crimini Estremi, Marsilio Editori, Venezia, 2019.
GALLI, Grafologia e Criminalità: Analisi dei Tratti Psichici nella Scrittura, Carocci Editore, Firenze, 2015.
CANALI, Il Mistero di Alessia e Livia Schepp: Storia di una Scomparsa, Einaudi, Torino, 2018.
SCHEPP, Le Lettere della Verità: Testimonianze di un Padre in Conflitto, Feltrinelli, Roma, 2011.
BRUNI, Investigazioni Transnazionali: Metodi e Strumenti, UTET, Torino, 2017.
VERDI, L’ombra del dubbio: storie di sparizioni irrisolte, Garzanti, Milano, 2016.
[1] P. CANALI, Il Mistero di Alessia e Livia Schepp: Storia di una Scomparsa, Einaudi, Torino, 2018.
[2] I. LUCIDI, Il Caso delle Gemelle Schepp: Un Enigma Irresolto, Mondadori, Milano, 2012.
[3] F. BONELLI, Sparizioni Infantili: Il Ruolo delle Dinamiche Familiari, FrancoAngeli, Milano, 2014.
[4] P. CANALI, Il Mistero di Alessia e Livia Schepp: Storia di una Scomparsa, Einaudi, Torino, 2018.
[5] E. RIVA, I Bambini Scomparsi: Storie e Investigazioni, Rizzoli, Milano, 2016.
[6] E. RIVA, I Bambini Scomparsi: Storie e Investigazioni, Rizzoli, Milano, 2016.
[7] L. MARTINI, Ombre di Vendetta: Storie di Conflitti Familiari e Crimini Estremi, Marsilio Editori, Venezia, 2019.
[8] A. DE LUCA, Psicologia e Grafologia nei Casi di Cronaca, Laterza, Bari, 2013.
[9] S. VERDI, L’ombra del dubbio: storie di sparizioni irrisolte, Garzanti, Milano, 2016.
[10] G. ZANETTI, La Psiche del Crimine: Analisi Psicologica e Grafologica, Giunti, Firenze, 2011.
[11] M. PONTI, Grafologia criminale. Analisi della personalità attraverso la scrittura, Franco Angeli, Milano, 2018.
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Erika Rossi
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