Il provvedimento confermativo (Tesi di laurea)
Il provvedimento confermativo
di Giuseppe Parisi
Il presente lavoro tende ad approfondire lo studio, all’interno della branca del diritto amministrativo, di un atto la cui qualificazione giuridica è ancora oggi al centro di un acceso dibattito in dottrina e in giurisprudenza: il provvedimento confermativo.
In primis, nel tentativo di mettere in evidenza in che modo l’espletazione della funzione amministrativa vada ad incidere in concreto sulla posizione dei privati, sarà brevemente analizzata quella particolare situazione giuridica soggettiva che si qualifica come interesse legittimo.
Nel secondo capitolo l’analisi si soffermerà sui provvedimenti di secondo grado: sarà riposta l’attenzione sull’opera classificatoria operata dalla dottrina e dalla giurisprudenza volta a definire il rapporto che, nel rispetto della tutela del legittimo affidamento, intercorre tra Amministrazione e privato cittadino.
Sarà approfondito poi, sempre confrontando in modo critico le posizione dottrinarie e quelle della giurisprudenza in materia, il discorso riguardante la possibile previsione di un obbligo a provvedere in caso di provvedimenti di secondo grado. In particolar modo si cercherà di capire se sia attualmente possibile per il privato ricorrere avverso il silenzio serbato dall’amministrazione su un’istanza di riesame.
Nel terzo e nel quarto capitolo il lavoro proseguirà qualificando giuridicamente il potere di cui dispone l’Amministrazione qualora, in seguito alla presentazione di un’istanza di autotutela, si orienti nel senso di emanare un provvedimento di conferma. Si cercherà pertanto di dimostrare perché, la posizione del privato, in presenza di tali atti, vada ad integrare una posizione di interesse legittimo.
Come noto si parla di provvedimento confermativo, o di conferma propria, ogni qual volta l’Amministrazione, dopo aver ricevuto un’istanza di riesame da parte di un privato, si orienti nel senso di emanare un nuovo provvedimento, dal contenuto identico ad uno precedente, caratterizzato però da una nuova istruttoria e da una nuova ponderazione degli interessi in gioco.
Partendo dalle prime pronunce del Consiglio di Stato sull’argomento risalenti all’inizio del ‘900, per poi arrivare fino ai giorni nostri, saranno ripercorsi i più significativi orientamenti dottrinari e giurisprudenziali intervenuti sul punto.
Nel quinto capitolo si cercherà di qualificare la situazione processuale del privato in presenza di atti confermativi.
Tenuto conto della ormai uniforme giurisprudenza formatasi sull’argomento, si approfondiranno poi i cosiddetti “effetti rinnovatori” del provvedimento confermativo.
Si proseguirà parlando della inoppugnabilità dell’atto meramente confermativo (atto emanato dall’Amministrazione consistente in un rifiuto pregiudiziale, senza entrare nel merito della richiesta del privato) e si dimostrerà perché l’affermazione di tale principio costituisca una garanzia per la certezza del diritto e per la tutela del legittimo affidamento.
L’analisi degli aspetti processuali si completerà, all’interno del sesto capitolo, scrutinando l’istituto dell’acquiescenza al provvedimento amministrativo, cercando di capire in che modo la materia degli atti confermativi entri in contatto, in concreto, con l’istituto in esame.
Il lavoro si concluderà fornendo alcune soluzioni concrete al problema degli atti confermativi la cui impostazione tradizionale, alla luce dei nuovi principi dettati anche a livello comunitario, appare anacronistica ed inadeguata.
Risultano poco condivisibili quei filoni giurisprudenziali che vorrebbe il privato sprovvisto di qualsiasi tipo di tutela nel caso di emanazione di un atto meramente confermativo da parte dell’Amministrazione, anche in considerazione del fatto che in capo alla P.A. non sussiste alcun obbligo a provvedere su un’istanza presentata dal privato stesso.
Nello scenario brevemente delineato potrebbe essere utile alla tutela degli interessi legittimi dei cittadini la previsione di un’azione avverso il silenzio dell’Amministrazione illegittimamente prestato, eventualità che ricorrerebbe ogni qual volta l’istanza di riesame del privato fosse caratterizzata da motivi sopravvenuti o comunque non proponibili al momento dell’emanazione del primo provvedimento.
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