Il ruolo della digitalizzazione nel sistema scolastico
Il sistema scolastico italiano è da sempre al centro del dibattito politico/filosofico/sociale e nel corso dei secoli è mutato fino ai nostri giorni, che sono caratterizzati da una vera e propria invasione della digitalizzazione nel mondo scolastico.
Secondo i documenti più recenti in materia scolastica adottati dall’UE, dall’OCSE e dall’UNESCO (CERI-OCSE 2006, OCSE 2015) occorre privilegiare approcci strategici e costruttivi all’istruzione e alla formazione sancendo il passaggio da una “scuola del sapere” ad una “scuola delle competenze”.
Con “didattica delle competenze” si deve intendere che l’apprendimento può dirsi riuscito quando chi apprende è in grado di servirsi del sapere stesso, in tale ottica si deve parlare di “didattica innovativa” poiché si basa su un’efficacia interazione tra la complessità del contesto e le soluzioni metodologiche adeguate.
A tal proposito non si può far a meno di citare Martha Nussbaum, che (specialmente nella sua opera “Coltivare l’umanità”) ripercorre i tratti fondamentali dell’educazione democratico-sociale basata sull’idea aristotelica di “cittadinanza”, sulla “critica” socratica e sull’ideale stoico del “cosmopolitismo” sostenendo così che occorre non solo fornire competenze agli studenti ma permettergli di diventare cittadini in grado di entrare a far parte della società perché è compito della scuola “coltivare l’umanità”.
La formazione, infatti, non può concludersi con la fine del ciclo scolastico ma deve necessariamente proseguire quindi agli studenti deve essere trasmesso il modo di “imparare ad imparare”.
In relazione a quanto detto, recentemente, si sono sviluppate due tendenze del dibattito educativo e pedagogico: lifelong learning (auto-orientamento e auto-educazione permanente per raggiungere traguardi formativi utili) e learning by doing (imparare-facendo ossia apprendere da ciò che si fa).
Entrambe rispecchiano proprio la necessità di continuare a formarsi poiché l’attività di apprendimento dura tutta la vita.
Bisogna definire dei percorsi più efficaci alla formazione (da quella scolastica fino all’educazione degli adulti affinché l’individuo si possa meglio integrare nella società), utilizzando modelli più attenti ai bisogni sociali ed individuali che pongano l’attenzione alla formazione e alla centralità del soggetto (vero protagonista del processo formativo).
Nella Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006, inoltre, vengono indicate le otto competenze principali per l’apprendimento permanente necessarie affinché si possano realizzare: lo sviluppo personale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione.
Le suddette competenze sono: saper comunicare nella madre lingua, saper padroneggiare qualche lingua straniera (almeno la lingua inglese), avere competenze matematiche e quelle di base in scienze e tecnologia, possedere l’abilità digitale, imparare ad imparare, detenere competenze sociali e civiche, avere spirito di iniziativa e imprenditorialità, disporre di consapevolezza ed espressione culturale.
Tali competenze, in Italia, sono state recepite nella Riforma della Buona Scuola (L. n. 107/2015), esse mostrano che al di là della concezione di scuola democratica e di quello di educazione per tutti (di matrice deweyano) siano diventati rilevanti i concetti di efficacia ed efficienza.
Al fine di rendere chiaro il quadro occorre far riferimento anche al “Documento di Indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione” licenziato dal MIUR il 4 marzo 2009 che fornisce dei chiarimenti in merito agli obiettivi formativi e alle competenze da maturarsi in quest’ambito nei vari cicli della scuola italiana. Quest’ultimo si basa su scopi fondamentali quali la rideterminazione contenutistica dell’insegnamento alla luce delle indicazioni provenienti da documenti internazionali e sovranazionali, l’inserimento di una verifica relativa alla disciplina, la specificazione disciplinare dei contenuti.
Va sottolineato, infatti, che la valorizzazione dell’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione” nasce dal bisogno di adeguare gli obiettivi strategici del sistema scolastico italiano al quadro emergente dall’Agenda 2030. Essa apre nuovi orizzonti per le istituzioni scolastiche italiane e nel voler costruire una cittadinanza globale, l’Agenda articola in 17 obiettivi un complesso programma d’azione che indica, ai 193 Stati appartenenti all’organismo internazionale dell’ONU (che l’hanno sottoscritto nel 2015), 17 punti e 169 target funzionali all’avvio di politiche idonee a concretizzare il perseguimento di un livello condiviso di sviluppo sostenibile, proprio in questa prospettiva ci si auspica il raggiungimento di un’educazione di qualità, equa ed inclusiva all’interno di un sistema che assicuri l’opportunità di apprendimento per tutti [sancito al punto 4) dell’Agenda].
Con l’introduzione della didattica delle competenze e soprattutto con l’avvento della digitalizzazione la maggior parte degli studiosi concordano nell’asserire che ci sia la necessità di cambiare il modo di fare scuola. Si chiede, infatti, ai docenti di ripensare la propria professionalità arricchendola con nuovi strumenti per favorire la capacità di riflessione critica degli alunni mentre alle istituzioni scolastiche si impartisce di rivedere molte pratiche abituali, di ridefinire modalità e strumenti di lavoro e di adottare nuovi modelli per la certificazione dei risultati.
Per far in modo che gli studenti possano applicare le proprie risorse (cognitive, relazionali, emotive, progettuali) in situazioni reali, i docenti hanno a disposizione specifiche strategie didattiche, tra le tante bisogna menzionarne alcune: il cooperative learning, la flipped classroom, il Project Based Learning.
Da ciò si comprende bene che, negli ultimi anni, per costruire la didattica bisogna elaborare un progetto valutando la situazione concreta in modo da adattare il progetto didattico alla classe secondo opportune metodologie e strategie di insegnamento/apprendimento.
Le metodologie, inoltre, in un mondo sempre più digitalizzato, si servono anche delle tecnologie quindi nella formazione degli itinerari didattici non ci si può esimere dall’individuare strumenti didattici, materiali comuni e strutturati, tecnologie (anche multimediali), di cui gli studenti e gli insegnanti devono potersi avvalere nelle attività di apprendimento.
In quest’epoca è evidente che uno dei compiti del docente è quello di soffermarsi con gli alunni sulle questioni sociali più urgenti (ad esempio: lavoro, immigrazione, globalizzazione, discriminazione) senza dimenticarsi di porre l’attenzione alle nuove tecnologie poiché il primario compito della scuola è proprio quello di formare cittadini consapevoli.
A questo punto è d’obbligo specificare che attualmente quando si parla di cittadinanza ci si riferisce alle sue molteplice sfaccettature che presuppongono una vasta gamma di competenze per studiarla, proprio da qui nasce l’utilità di uno studio interdisciplinare soprattutto se l’obiettivo è quello di “educare alla cittadinanza”.
Nel corso del tempo, inoltre, come mostra la ricostruzione storica insieme alle basi filosofiche del costituzionalismo, si sono susseguiti molteplici modelli di cittadinanza ma negli ultimi anni del Novecento e nei primi del nuovo millennio emerge che essa sia da intendere come una concezione stratificata e a “raggio variabile” che si intreccia con tematiche complesse come quelle della globalizzazione, delle migrazioni, della rivendicazione dei particolarismi etnici, del ripensamento dei fondamenti della democrazia e delle sue fragilità.
Oggi non si può far a meno di parlare di una “cittadinanza futura” legata ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, di una “cittadinanza multilivello globale” ma anche (come previsto dall’Agenda 2030) “interculturale” e ovviamente non ci si può esimere dal considerare il rapporto che si genera tra la cittadinanza e la sua dimensione tecnologica da cui scaturiscono nuove possibilità sul piano professionale e (per riprendere un’espressione di Rodotà) nuove potenzialità e rischi del “corpo elettronico”.
La cittadinanza digitale pone molte opportunità ma anche altrettante criticità e rischi dando luce insomma a nuove sfide.
A tal proposito basti pensare che la cittadinanza digitale altro non è che un’estensione di quella tradizionale scaturita dall’ampliamento dei mezzi a disposizione del cittadino per l’esercizio di alcuni dei suoi diritti e dei suoi doveri grazie al supporto di una serie di strumenti (SPID, firme elettroniche e digitali, carte elettroniche come CIE e CNS) e servizi che mirano a semplificare la vita dei cittadini.
A questi ultimi sono, infatti, riconosciuti i cosiddetti “diritti digitali” racchiusi nella Sezione II della Carta della Cittadinanza Digitale (CAD), in particolare, si ricordano in tale sede: il diritto all’uso delle nuove tecnologie (art. 3 CAD); l’alfabetizzazione informatica dei cittadini (art. 8 CAD); la connettività alla rete Internet negli uffici e luoghi pubblici (art. 8 bis CAD); la partecipazione democratica elettronica (art. 9 CAD).
A tal proposito occorre specificare che proprio L’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) promuove l’innovazione digitale e l’uso delle tecnologie digitali, inoltre, si è occupata di effettuare la traduzione delle “Linee guida per le competenze digitali di base DigComp 2.1”. Quest’ultimo è uno strumento volto a migliorare la competenza digitale sia nei contesti di istruzione sia in quelli lavorativi ed è diventato un punto di riferimento per molte iniziative a livello europeo. Le aree di competenza di DigComp sono cinque: alfabetizzazione informatica; collaborazione e comunicazione; creazione di contenuti digitali; sicurezza; risoluzione dei problemi.
Si comprende che la digitalizzazione e nello specifico la digitalizzazione scolastica è un fenomeno molto complesso tanto che è diventato necessario porre l’attenzione e approfondirlo partendo dall’analisi svolta dall’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) che ha messo in luce lo stato di sviluppo della scuola digitale.
È emerso che alla diffusione dei servizi digitali si associano generalmente una serie di benefici socio-economici che si manifestano sia a livello individuale (consumatori e imprese), sia a livello aggregato (locale e nazionale) che includono l’incremento della produttività del lavoro, la riduzione degli “attriti” tra domanda e offerta di lavoro, le migliori condizioni di accesso ai servizi sanitari (e-health), la maggiore efficacia nell’istruzione e nella formazione (e-education), un miglioramento dei rapporti fra Pubblica Amministrazione e cittadino (e-government) e una maggiore inclusione sociale e partecipazione civica. Numerose sono le iniziative intraprese sia a livello comunitario, sia a livello nazionale, che si propongono di sfruttare al meglio il potenziale offerto dalle tecnologie digitali per favorire innovazione, crescita economica e progresso tuttavia l’indice complessivo DESI 2018 (Digital Economy and Society Index), attraverso cui la Commissione Europea (CE) misura il livello di attuazione dell’Agenda Digitale da parte dei singoli Stati membri, fotografa una situazione in base alla quale l’Italia si colloca al 25° posto su 28 paesi.
Il gap digitale accumulato dal nostro Paese rispetto alle altre nazioni europee obbliga, quindi, a un passo ancora più sostenuto centrato sull’accelerazione delle politiche (alcune già avviate) per l’innovazione, per l’ammodernamento della P.A., per l’inclusione digitale delle piccole imprese e dei territori e per lo sviluppo diffuso delle competenze.
In questo quadro, sicuramente il processo di digitalizzazione della P.A. gioca un ruolo chiave nel miglioramento dell’efficienza in termini di costi e di qualità dei servizi offerti ai cittadini e alle imprese ma è facile individuare nel sistema scolastico uno dei fattori in grado di accelerare il processo di digitalizzazione e di moltiplicarne gli effetti in termini di benessere sociale perché la scuola forma i cittadini del futuro che saranno, in ogni caso ed inevitabilmente, sempre più digitalizzatati.
La scuola rappresenta un momento formativo centrale nella vita dei cittadini, che orienta competenze, capacità e passioni digitali, rendendola centrale per il futuro sviluppo di una società anche in senso digitale.
La digitalizzazione del sistema scolastico si presenta come un processo estremamente complesso che, oltre a richiedere un’attenta pianificazione, si basa principalmente: sulla realizzazione delle infrastrutture; sulla dotazione di strumenti tecnologici più avanzati per la didattica (device innovativi come tablet, lavagne luminose, connessioni Wi-Fi) rappresentando la condizione minima e necessaria alla quale affiancare le adeguate competenze di un corpo docente che voglia garantire sia la gestione digitale della conoscenza sia l’implementazione degli elementi di innovazione.
Questo Rapporto dell’AGCOM ha lo scopo di valutare, all’interno del complesso processo di digitalizzazione dell’economia e della società, quello che sta avvenendo nel comparto dell’istruzione analizzandone i fattori di crescita e quelli che limitano ancora la diffusione e la piena integrazione delle tecnologie digitali nel sistema formativo italiano.
È ormai accertato che educare al digitale rappresenta il paradigma scolastico del prossimo futuro ed è intuibile anche che la digitalizzazione dell’istruzione è un processo complesso che deve coniugare molteplici dimensioni e coinvolgere diverse comunità: quella dei docenti, degli studenti, delle famiglie e delle istituzioni.
La digitalizzazione del sistema scolastico risulta, dunque, un processo articolato che per lungo tempo non è stato valorizzato ma oggi si evidenziano in esso delle grandi potenzialità ma anche altrettanti rischi.
Già nel corso del rapporto dell’AGCOM, infatti, è possibile individuare da un lato dei macro-obiettivi da raggiungere affinché si realizzi una scuola integrata con le tecnologie digitali e dall’altro degli strumenti su cui fare leva per il loro raggiungimento tuttavia il processo di digitalizzazione del sistema scolastico/universitario deve far fronte anche ad una serie di rischi che tipicamente sono associati all’uso delle tecnologie digitali ed in particolare alla diffusione sempre maggiore dell’uso di social media: cyberbullismo, cyberstalking, cyber crimes, heat spech, dipendenza nel comportamento, disinibizione, fake news, discriminazione in rete, pericoli insiti nella rete. Essi rappresentano solo alcuni degli effetti patologici che, se non considerati in maniera adeguata, possono azzerare i benefici della digitalizzazione, anche in questo caso, è solo attraverso lo sviluppo di competenze digitali del corpo docente e l’adozione di strategie digitali volte ad un approccio consapevole che si possono minimizzare i rischi sociali suddetti.
Ne deriva che negli anni pre-Covid19 il processo di digitalizzazione per l’Italia è stato molto lento quasi impercettibile mentre con l’avvento della pandemia c’è stata una brusca accelerazione di tale fenomeno sia a livello scolastico (Smart-school) sia a livello lavorativo (smart-working). Sicuramente l’epoca post-Covid19 sarà caratterizzata da un’innovazione digitale del sistema scolastico/universitario sempre maggiore che fornirà una serie di risultati pratici che permetteranno di analizzare meglio i risvolti giuridico-sociali.
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Maria Dolores Iacuzio è nata in provincia di Salerno il 17 aprile del 1994.
Dopo essersi diplomata al Liceo Classico presso il Publio Virgilio Marone, nel settembre del 2020, ha conseguito una Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno discutendo una tesi in Diritto Processuale Amministrativo avente come titolo: “Le condizioni dell’azione”.
Nel novembre 2020 ha concluso il percorso dei 24 CFU in discipline antro-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie didattiche (decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 59 e decreto 616 del 10 agosto 2017) presso il Dipartimento 24 CFU FIT Unisa (Salerno).
Nel luglio 2021 ha conseguito il Master di II livello in "Diritto della Rete" presso l’Università degli Studi Niccolò Cusano (Roma).
Nel febbraio del 2022 ha portato a termine il Master di I livello in "Discipline economiche, statistiche e giuridiche" presso l'Università Dante Alighieri (Reggio Calabria).
Nel giugno del 2023 ha ultimato la Laurea Magistrale in Economia e Management discutendo la tesi in Organizzazione e Sviluppo delle Risorse Umane: "Il Metaverso è il nuovo futuro del lavoro? La piattaforma Digital Asset Trading".
Ha lavorato come collaboratore d’ufficio e servizio di accoglienza presso il CAOT-Unisa (Centro di ateneo per l’orientamento e il tutorato).
Durante gli anni universitari ha avuto l’onere e l’onore di essere eletta in seno al Consiglio Didattico di Scienze Giuridiche-Unisa restando in carica per 3 anni, ha preso parte ad associazioni universitarie di supporto agli studenti, ha avuto la possibilità di intervenire in Aula Magna in occasione del “Welcome Day Giurisprudenza” ed ha partecipato attivamente all’organizzazione di eventi e convegni con personalità di spicco tra cui il magistrato, politico e avvocato italiano nonché Presidente onorario aggiunto della Corte Suprema di Cassazione Ferdinando Imposimato e il Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico.
A soli 19 anni ha avuto l’opportunità di candidarsi in seno al Consiglio Comunale in una lista civica e, nel corso della sua vita, ha lavorato come collaboratore commerciale e come consulente finanziario.
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