Iran, decapita la figlia tredicenne: è delitto d’onore

Iran, decapita la figlia tredicenne: è delitto d’onore

Ad Haviq, capitale dell’omonimo distretto nella provincia di Gilan, a nord dell’Iran, è ancora in vigore il delitto d’onore. L’ultima vittima di questa “vendetta per l’onore violato” è Romina Ashrafi, di tredici anni. La giovane era fuggita con un uomo di 35 anni con il quale intratteneva una relazione amorosa, ostacolata dalla famiglia di lei: dopo la denuncia pervenuta da entrambe le parti, la polizia locale aveva interrogato la ragazza e il giudice aveva disposto il suo rientro in famiglia. La tredicenne dopo ripetute segnalazioni alle autorità sull’indole violenta del padre e sulla sua preoccupazione circa la pericolosità del genitore, su ordine del giudice, ha fatto ritorno a casa; nel sonno, è stata decapitata con una falce dal padre. L’uomo ha confessato il delitto presentandosi alla stazione di polizia con l’arma utilizzata per compiere l’atto e si trova attualmente in custodia in attesa delle indagini e del processo.

Codice penale islamico. Il padre di Romina non sarà punito per omicidio con conseguente pena di morte (prevista per tutti i casi di omicidio in Iran), ma per “delitto d’onore”. Il codice penale islamico, all’articolo 220, prevede infatti, che qualora l’omicidio venga commesso da un membro della famiglia spinto da motivazioni personali dovute a credenze e particolari valori o a causa della violazione di principi riconosciuti dall’intera comunità, tali da far ritenere che la vittima abbia disonorato il nucleo familiare coprendola di vergogna e infamandone il buon nome, questi viene giudicato in maniera più mite.

Chiariamo innanzitutto che la relazione tra un soggetto di anni tredici e un adulto di 35 è condannata ovunque, ma non in Iran dove risulta perfettamente lecita, in quanto la Sharia considera una tredicenne pronta per il matrimonio.

La Sharia, alla lettera “la via da seguire”, ma traducibile anche come “legge divina”, è un insieme di norme giuridiche, religiose e sociali fondate sul Corano. La scienza giuridica è vincolata dalla teologia e la Sharia è scrupolosamente osservata in Arabia Saudita, Sudan, Iran e Afghanistan.

Il codice civile iraniano prevede come età minima per il matrimonio i tredici anni, ma padre o nonno paterno possono decidere di dare in sposa ad una persona a loro scelta anche una minore di età inferiore ai tredici con il permesso del tribunale. [1]

L’uccisione di Romina ha suscitato un’ondata di indignazione in tutto il Paese, presso le comunità iraniane nel mondo e la condanna da parte delle organizzazioni che tutelano i diritti umani ,dal momento che l’Iran ha firmato il Patto internazionale sui diritti civili e politici e la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, impegnandosi quindi ad evitare le violazioni dei diritti umani.

Masoumeh Ebtekar, vicepresidente della repubblica islamica ha assicurato che il Presidente Rouhani emetterà un “ordine speciale” per indagare sull’omicidio di Romina. [2]

Il padre di Romina si trova attualmente in custodia; il Presidente Rouhani durante il Consiglio del Ministri avrebbe parlato proprio del caso della giovane uccisa, chiedendo al Governo di aumentare le pene per il c.d. “delitto d’onore” [3] di cui è colpevole il padre di Romina e per il quale avrebbe una pena più favorevole rispetto alla pena prevista per il reato di omicidio.

Perchè il delitto d’onore dovrebbe ricevere una pena più mite? Di quale onore parliamo esattamente? Sembra altamente contraddittorio utilizzare come attenuante “la cultura”, ossia proprio il fattore che dovrebbe essere, invece, di contrasto alla commissione di tali delitti.

“Era l’ultima soluzione, il problema è risolto ora”, disse il padre di Fadime, nata nel Kurdistan turco, vittima di un altro delitto d’onore. “Non aveva altra scelta, nessuna alternativa”, sentenziavano alcuni che, pur condannandolo, lo compativano. Il padre di Fadime è stato condannato al carcere a vita.

Un disonore che può essere eliminato soltanto attraverso l’uccisione della colpevole, per ripristinare quell’ordine violato dalla sua condotta “oscena”, giudicata intollerabile dai componenti maschili della famiglia. La famiglia che diventa la culla dei crimini più efferati, di dinamiche che mirano al controllo di tutto il corso della vita della donna , dall’istruzione alle sue relazioni sentimentali e sessuali in un’ottica patriarcale immobile e immodificabile.

Il delitto d’onore in Italia. Non dimentichiamo che il delitto d’onore in Italia ha visto la sua abrogazione grazie alla legge n 442 del 1981.

«Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni»

“Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella”. [4]

Insomma, una pena molto attenuata per i coniugi di entrambi i sessi e per figlie e sorelle, dal momento  che per l’omicidio volontario l’art.575 del codice penale prevedeva e prevede una pena non inferiore ad anni 21.

Le disposizioni sul delitto d’onore e sul matrimonio riparatore vengono abrogate dopo il referendum sul divorzio del 1974 e la riforma del diritto di famiglia del 1975.

Nello stesso anno viene abrogato, oltre al delitto d’onore, anche il matrimonio riparatore, anch’esso contenuto nel codice Rocco del ventennio fascista.

Ai sensi dell’allora art. 544 C.p., «Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali».

Dunque, il reato di violenza carnale si estingueva «salvando l’onore della famiglia» se lo stupratore sposava la sua vittima.

Il delitto d’onore nel mondo. In alcuni Stati del mondo, rappresenta un vero e proprio impegno politico e sociale limitare la libertà delle donne, relegandole in precisi e definiti ruoli sociali, e “tenendole al loro posto”. Le violazioni più gravi nei confronti dei diritti delle donne vengono perpetrate in: Iran, Iraq, Egitto, Pakistan, Afghanistan, Bangladesh, India, Marocco, Giordania, Siria, Yemen e Kuwait.

Le persone LGBT corrono un elevato rischio di divenire vittime di delitti d’onore, a causa della loro stessa esistenza che, secondo le normative di questi Paesi, “sfiderebbe” le tradizionali norme di genere.

Si auspicano leggi che possano eliminare violazioni così palesi e aberranti dei diritti umani in ottiche patriarcali volte a soffocare la libertà e le intenzioni individuali; legiferare in questo senso sarebbe un primo passo per il contrasto a queste forme di violazioni esasperate dei diritti, sebbene sradicare forme mentali e culturali così antiche e consolidate richieda uno sforzo sicuramente più laborioso e lungo.

Come scriveva la scrittrice, filosofa e femminista francese Simone De Beauvoir : “Donne non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l’aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell’uomo; è l’insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna.”


[1] Articolo 1041 codice civile iraniano
[2] Agenzia stampa Rokna
[3] Agenzia stampa Irna
[4] Articolo 587 c.p. abrogato dalla legge n 442 del 1981

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