La cittadinanza italiana iure sanguinis: di cosa si tratta e quali i requisiti per ottenerla?
La legge che disciplina i diritti della cittadinanza è la (Legge 5 febbraio 1992 n. 91), entrata in vigore il 16 agosto 1992, e questa consente ai cittadini italiani di avere più di una cittadinanza, infatti, un cittadino italiano ha la possibilità di acquisire la cittadinanza di un paese straniero senza perdere la propria.
Così non era prima del 1992, poiché secondo la legge in vigore, e precisamente la Legge del 13 giugno 1912 n. 555, il cittadino italiano che acquistava spontaneamente una cittadinanza straniera per naturalizzazione perdeva la cittadinanza italiana e con lui la perdevano i figli minori conviventi che acquistavano la cittadinanza straniera (art. 12, comma 2, Legge 555/1912).
La cittadinanza italiana può essere riconosciuta iure sanguinis o per discendenza, quando sia accertata la discendenza da cittadino italiano e la mancanza di interruzioni nella linea di trasmissione della cittadinanza, secondo le diverse Leggi che si sono succedute nel tempo.
La cittadinanza italiana si trasmette di padre in figlio senza limiti di generazione, mentre la trasmissione della cittadinanza per linea materna è possibile solo per i figli nati dopo il 1° gennaio 1948, dal momento che prima dell’entrata in vigore della Costituzione Italiana, le donne non godevano degli stessi diritti degli uomini e dunque la madre non poteva trasmettere la cittadinanza al figlio dal momento che perdeva la cittadinanza italiana una volta contratto matrimonio con cittadino straniero.
Alla fine del 2024 sono sorte importanti novità relativamente all’interruzione della linea di trasmissione: infatti, secondo le nuove linee interpretative emanate dal Ministero dell’Interno con la Circolare del 3 ottobre 2024, la perdita della cittadinanza italiana da parte del cittadino che si è naturalizzato prima del 16 agosto 1992, comporta la perdita della cittadinanza italiana anche per il figlio minore che avesse già la cittadinanza straniera per nascita.
Tale naturalizzazione determina l’interruzione della trasmissione della cittadinanza e quindi l’impossibilità di essere riconosciuti cittadini italiani, salvo che si dimostri il riacquisto secondo le ipotesi previste dagli articoli 3 e 9 della legge 555/1912, richiamate dallo stesso art. 12
La richiesta di riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis può essere effettuata, per via paterna, in via amministrativa, rivolgendosi al Consolato italiano di riferimento, anche se negli ultimi anni vi è stata una grande richiesta di azione giudiziale.
Il problema nasce a causa delle lunghissime liste d’attesa dei consolati, un’attesa che potrebbe durare oltre dieci anni, tempi che fanno riemergere l’interesse ad agire, e quindi anche ai discendenti per via paterna è consentito adire la via giudiziaria in Italia.
Ricordiamo in merito una sentenza del 2014 (Tribunale di Roma, 5 dicembre 2014), che ha accolto la domanda presentata da discendenti per via paterna, a seguito della quale l’orientamento dei giudici si è attualmente assestato su una posizione favorevole ai discendenti italiani iure sanguinis per via paterna.
I discendenti di avi italiani che richiedono la cittadinanza per via materna, invece non hanno altra possibilità se non adire al Tribunale competente, non potendo presentare istanza per via amministrativa.
I siti web dei Consolati italiani di riferimento riportano tutte le informazioni per avviare la procedura e la documentazione da produrre nel caso in cui si volesse procedere con il riconoscimento della cittadinanza, la medesima documentazione è quella richiesta per la procedura in via giudiziale.
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Simona Anna Cordaro
Avvocato Simona Anna CordaroHa conseguito la laurea in giurisprudenza nel 2017 presso l'Università degli studi di Palermo.
Ha svolto la pratica forense a Milano occupandosi di diritto civile, in special modo di diritto di famiglia, recupero crediti, responsabilità civile e RC auto.
Dopo aver conseguito l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato presso la Corte d'Appello di Milano, esercita la professione di avvocato nel foro di Palermo, si occupa di diritto civile e diritto internazionale.
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