Deontologia forense, pubblicità: Italia e Spagna a confronto
Il “boca a oreja” (passaparola) pare essere lo strumento utilizzato tradizionalmente dagli avvocati spagnoli per trovare nuovi clienti, niente di nuovo rispetto a quanto accade per gli avvocati italiani (1).
Di più, secondo uno studio effettuato dal Colegio de Abogados di Barcellona nel 2013, il 42% degli intervistati hanno affermato che dedicano pochissimo tempo ad attività pubblicitarie, preferendo attività volte ad accrescere il prestigio accademico del professionista: pubblicazione di articoli, partecipazione a conferenze o seminari, etc.
D’altra parte, la normativa è chiara.
L’articolo 31 dell’Estatuto General de la Abogacía del 1982, stabiliva, tra i divieti agli avvocati, quello relativo a ogni tipo di pubblicità:
El anuncio o difusión de sus servicios, directamente o a través de medios publicitarios, así como firmar escritos en asuntos confiados a Agencias de Negocios, Gestorías o Consultorios, o emitir dictámenes gratuitos en revistas profesionales, periódicos o medios de difusión, sin autorización de la Junta de Gobierno (2).
La motivazione di tale divieto risiede, come in Italia e altrove, nella solennità della professione, che la distingue da tutte le altre che dispensano servizi: “La honradez, probidad, rectitud, lealtad, diligencia y veracidad son virtudes que deben adornar cualquier actuación del Abogado” (3).
Il Real Decreto 2090/1982, che promulgava l’Estatuto General de la Abogacía del 1982, è stato poi derogato dal Real Decreto 658/2001 il quale, insieme al Código Deontológico approvato dal Consejo General de la Abogacía Española en el Pleno del 27 settembre 2002, manifesta una maggiore apertura nei confronti della libertà degli avvocati di farsi pubblicità. In realtà, già nel 1997 era stato pubblicato il Reglamento de Publicidad, approvato dalla Asamblea General del Consejo de la Abogacía Española, che, agli articoli 4 e 5, autorizzava gli avvocati a fornire informazioni pubblicitarie, pur con certe restrizioni, ad esempio:
[…] 4.8. Incluir fotografías, iconografías o ilustraciones, excepción hecha de los logotipos autorizados por la junta de Gobierno (4).
Nell’art. 5, si fa inoltre riferimento a limitazioni al numero di volte in cui un messaggio pubblicitario può essere emanato, le dimensioni delle targhe o delle insegne, nonché le informazioni che dovrebbe contenere, il divieto di insegne luminose o pubblicità su pensiline, balconi o altre aree della facciata:
1. Se establecen como soportes de la información objetiva, exclusivamente, los que a continuación se relacionan: Revistas, folletos, diarios, boletines, cualquier medio de prensa gráfica, guías y publicaciones. Las dimensiones y proporciones del anuncio no podrán superar el espacio de media página.
La frecuencia máxima con la que un abogado o un despacho no podrá aparecer más de una vez en un mismo número publicado.
Igualmente será soporte admitido el Internet, lnfovía y correo electrónico. Las páginas web deben sujetarse en cuanto a su contenido en la vertiente publicitaria a lo dispuesto en el artículo 3 de este Reglamento.2. Las placas o rótulos de la actividad profesional, se colocarán adosadas a las paredes o puertas de entrada en los edificios y pisos, tendrán unas dimensiones máximas de 0,50×0,35 m.
La información que contengan deberán sujetarse a los límites autorizados en el artículo tercero. En todo caso, se estará a la costumbre del lugar y corresponderá a la Junta de Gobierno, territorialmente competente, rechazar aquellos modelos que por su configuración no cumplan los criterios locales. Se prohiben los rótulos y letreros luminosos, así como los situados en marquesinas, balcones u otras zonas de fachadas que no cumplan lo establecido anteriormente.
Con il Real Decreto 658/2001 si fa ancora un passo avanti e nell’art. 25 si prescrive che l’avvocato può pubblicizzare i propri servizi, purché tale pubblicità sia dignitosa, leale e veritiera (“digna, leal y veraz”), nel rispetto assoluto della dignità delle persone (“con absoluto respeto a la dignidad de las personas”), della normativa sulla pubblicità, sulla difesa della concorrenza e della concorrenza sleale e sempre nel rispetto delle norme deontologiche:
1. El abogado podrá realizar publicidad de sus servicios, que sea digna, leal y veraz, con absoluto respeto a la dignidad de las personas, a la legislación sobre publicidad, sobre defensa de la competencia y competencia desleal, ajustándose, en cualquier caso, a las normas deontológicas.
2. Se considerará contraria a las normas deontológicas de la abogacía la publicidad que suponga:
a) Revelar directa o indirectamente hechos, datos o situaciones amparados por el secreto profesional.
b) Incitar genérica o concretamente al pleito o conflicto.
c) Ofrecer sus servicios, por sí o mediante terceros, a víctimas de accidentes o desgracias, a sus herederos o a sus causahabientes, en el momento en que carecen de plena y serena libertad para la elección de abogado por encontrarse sufriendo dicha reciente desgracia personal o colectiva.
d) Prometer la obtención de resultados que no dependan exclusivamente de la actividad del abogado.
e) Hacer referencia directa o indirecta a clientes del propio abogado.
f) Utilizar los emblemas o símbolos colegiales y aquellos otros que por su similitud pudieran generar confusión, al reservarse su uso para la publicidad institucional que pueda realizarse en beneficio de la profesión en general.
3. Los abogados que presten sus servicios en forma permanente u ocasional a empresas individuales o colectivas deberán exigir que las mismas se abstengan de efectuar publicidad respecto de tales servicios que no se ajuste a lo establecido en este Estatuto General (5).
La stessa libertà viene sancita dall’art. 7 del Código Deontológico de la Abogacía, approvato il 27 novembre 2002, oggi art. 6, come approvato dal Consejo General de la Abogacía Española il 6 marzo 2019, il quale prescrive che “Se podrá realizar libremente publicidad de los servicios profesionales, con pleno respeto a la legislación vigente sobre la materia, defensa de la competencia, competencia desleal y normas deontológicas de la Abogacía” (6).
Il Código Deontológico, tuttavia, vieta chiaramente all’avvocato di pubblicizzare i propri successi nel comma 2 lettera d), dove si descrive l’infrazione deontologica che commette l’avvocato che faccia riferimento diretto o indiretto ai propri clienti, a questioni da lui personalmente trattate, o ai propri successi o risultati (“referencia directa o indirectamente a clientes del propio Abogado o a asuntos llevados por éste, o a sus éxitos o resultados”). Ancora, alla lettera f), si descrive l’infrazione relativa a pretese infondate di autoelogio (“afirmaciones infundadas de autoalabanza”):
[…] 2. Se entiende que vulnera el presente Código Deontológico, aquella publicidad que comporte, entre otros supuestos:[…]d) Hacer referencia directa o indirectamente a clientes del propio Abogado que utiliza la publicidad o a asuntos llevados por éste, o a sus éxitos o resultados. […]
f) Establecer comparaciones con otros abogados o con sus actuaciones concretas o afirmaciones infundadas de auto alabanza […] (7).
Il Código Deontológico, pertanto, vieta all’avvocato di pubblicizzare la percentuale di successo dei casi affrontati e questo vale sia nel caso in cui voglia mostrarli da un punto di vista generico (“afirmaciones infundadas de auto alabanza” (art. 7.2 lettera f)), sia nel caso in cui voglia specificare nel dettaglio quali sono i dati dietro la percentuale (numero totale di casi, materia civile, penale, etc.), quindi indicando dati oggettivi, ma non veritieri secondo quanto prescritto dall’ Estatuto General de l’Abogacia spagnola all’articolo 25.1 e dal Código Deontológico all’articolo 7.1 sulla pubblicità “digna, leal y veraz”: il fatto oggettivo di poter vantare il 90% di successi nelle cause affrontate non garantisce, infatti, che si potranno raggiungere gli stessi successi in futuro.
In tal modo, si ripete quanto succede con l’Avvocatura Italiana, vale a dire che in tema di pubblicità, come nel resto dell’agire della professione di avvocato, devono sempre governare i principi ispiratori delle regole della deontologia forense: onestà, probità, rettitudine, lealtà, diligenza e veridicità.
A questo punto, vale la pena chiedersi come si pongono avvocati e legislatori spagnoli di fronte al tema “accaparramento di clientela”, problematica tra le più scomode per l’Avvocatura italiana.
Si configura come accaparramento di clientela il caso dell’avvocato che offre i propri servizi, in proprio o per interposta persona, alle vittime di incidenti o disgrazie, ai loro eredi o aventi causa, nel momento in cui mancano loro la piena e serena libertà di scegliere un avvocato visto che in quel momento soffrono per la recente disgrazia (art. 25 comma 2 lettera c) del Real Decreto 658/2001). Questa infrazione è tuttavia circoscritta a una particolare situazione contingente, mentre nella normativa Italiana è vietato all’avvocato offrire, senza esserne richiesto, una prestazione personalizzata e, cioè, rivolta a una persona determinata per uno specifico affare (art. 37 comma 5 del Codice Deontologico Forense).
Esaminando poi le altre fattispecie che rientrano nell’accaparramento di clientela si osserva quanto segue.
In Italia, è accaparramento di clientela l’offerta di prestazioni professionali ad un costo simbolico, come ribadito dal Consiglio Nazionale Forense in una sentenza pubblicata sul sito di deontologia del CNF (CNF, sentenza 13 giugno – 6 dicembre 2019, n. 148).
Atteggiamento contrario si evidenzia invece nella sentenza STS no 446/2008 (Rec. 2693/2001), proponente Juan Antonio Xiol Ríos, in cui viene considerata compatibile con la pratica forense la consulenza gratuita, in quanto non comporta necessariamente l’offerta di servizi a costo irrisorio, ma può rappresentare un momento propedeutico per consentire l’offerta del servizio e la conoscenza da parte del cliente della sua necessità o utilità e delle condizioni per richiederla. L’offerta di un canone annuale per un servizio di consulenza, inoltre, non viene ritenuto contrario alla libera concorrenza né incompatibile all’esercizio e ai doveri dell’Avvocatura. Si legge nella sentenza:
La consulta gratuita, en un sistema de libertad de precios, no parece contraria a los usos mercantiles de carácter general ni incompatible con el ejercicio de la abogacía, pues, no comporta necesariamente el ofrecimiento de servicios por debajo de su coste, sino que puede ofrecerse como actuación profesional preparatoria para permitir la oferta del servicio y el conocimiento por el cliente de su necesidad o utilidad y de las condiciones para solicitarlo.
El ofrecimiento de un servicio de asesoramiento por una cantidad anual no parece tampoco contrario, en un sistema de libertad de precios, a la libre competencia ni incompatible con ejercicio de los deberes de la Abogacía (8).
Altro caso di accaparramento di clientela è rappresentato dall’utilizzo di un intermediario che procaccia nuovi clienti mediante il pagamento di una commissione. Nella fattispecie, l’art. 19 del Código Deontológico de la Abogacía prescrive quanto segue: “El abogado no podrá nunca pagar, exigir ni aceptar, comisiones, ni ningún otro tipo del compesanción a otro abogado, ni a ninguna otra persona por haberle enviado un cliente o recomendado a posibles cleintes futuros”. Tuttavia, è noto il caso di avvocati spagnoli, chiamati “ganchos”, che, approfittando della temporanea debolezza psicologica delle persone vittime di incidenti o altre calamità, visitano ospedali, ambulatori e prigioni offrendo dei prestiti da far restituire una volta presa l’indennità che si conseguirà una vota vinta l’eventuale causa di indennizzo.
Che questa è una pratica relativamente comune è anche provato dal caso del Consejo Andaluz de Colegios de Abogados, il quale, nel 2014, sollecita il Colegio de Abogados de Málaga in merito all’avvio di un procedimento disciplinare contro lo studio legale Martínez-Echevarría, con l’accusa di offrire una percentuale del proprio onorario (il 20%) a consulenti, società e agenzie della provincia di Malaga a titolo di compenso per la segnalazione di nuovi clienti. Il quotidano Expansión inizia una polemica con la domanda “¿Qué hay de malo en que una empresa ofrezca una comisión a quien le refiera clientes?”. E continua: “Esta práctica es de lo más habitual en muchos sectores empresariales, hasta el punto de que hay compañías que incluso ofrecen premios, con un importante valor económico, a particulares que, por ejemplo, recomienden su servicio de fibra óptica a un vecino” (9).
Tuttavia, la normativa relativa alla professione avvocato è chiara (vedi l’art. 19 sopra citato): “L’avvocato non può mai pagare, esigere o accettare provvigioni, o qualsiasi altro tipo di compenso ad altro avvocato, o a qualsiasi altra persona per avergli inviato un cliente o consigliato potenziale futuri clienti”. Tuttavia, è davvero notevole che il procedimento venga archiviato nel 2019 in quanto la pratica non è considerata vietata dal Consejo de Defensa de la Competencia de Andalucía:
ÚNICO.- Archivar las actuaciones seguidas en el expediente ES-07/2017 MARTÍNEZ-ECHEV ARRÍA ABOGADOS, por no resultar acreditada la existencia de prácticas prohibidas en el artículo 3 de la Ley 15/2007 de 3 de julio de Defensa de la Competencia (10).
Alla luce della casistica, sicuramente non esaustiva, sopra descritta, si può affermare che, anche in Spagna, le norme giuridiche vanno spesso a cozzare con quelle deontologiche, creando scuole di pensiero e interventi contradditori.
L’evoluzione e incremento esponenziale del numero di avvocati in Spagna, in un momento di crisi economica come quello attuale, aggravato dalla pandemia da Covid-19, rende però la pubblicità per acquisire nuovi clienti un’attività di cui non possono fare a meno neanche gli studi legali più conosciuti (11).
Oggi, chi scrive rileva minore soggezione, da parte degli avvocati spagnoli, nei confronti delle prescrizioni del Codice Deontologico. Questo atteggiamento si nota, ad esempio, nella circolazione di messaggi simili al seguente: “Ha nacido una nueva forma de resolver tus dudas jurídicas: lleva un abogado en tu WhatsApp. Ahora solo 9€ por consulta. Resuelve tus dudas legales y prepara contratos, trámites y reclamaciones. Solo con tu móvil”.
Da una ricognizione su Internet, inoltre, si rilevano altri casi limite. Dal portale portale tuAppbogado che si offre come intermediario per trovare “il migliore avvocato penale” (12) al portale Contratar Abogados, che invita a incontrare “il migliore avvocato economico a Madrid (13).
Si tratta sicuramente di casi pubblicitari al limite delle norme deontologiche, che prevedono invece una pubblicità informativa, trasparente, veritiera, corretta e non ingannevole. La pubblicità per gli avvocati non può essere comparative, pertanto non si può dire di essere più bravo di un collega o fare paragoni di sorta, come non si può dire di essere “il miglior avvocato penalista della zona”.
Altrettanto pericoloso è pubblicizzare in modo autelogiativo, come fa l’avvocato sotto citato nella sua pagina Internet, il quale si definisce “como uno de los mejores”, elencando poi, in maniera oggettiva, il numero di casi risolti, gli anni di esperienza, ma dichiarando anche di lavorare 365 giorni all’anno.
Sarebbe pubblicità ingannevole in Italia? Si ritiene di si, visto che un caso eclatante e sanzionato è stata la pubblicizzazione di appartenenza a un network telematico di professionisti che rappresentava una realtà non veritiera e auto elogiativa (CNF 30 dicembre 2016 n. 391). L’enfatizzazione delle proprie doti professionali, implicitamente, le nega alla parte restante della categoria professionale (CNF 29 aprile 2017, n. 49).
A parere di chi scrive, quello che cambia tra Italia e Spagna è forse maggiore cautela da parte degli avvocati Italiani che, per promuovere la propria attività, onde evitare di incappare nell’illecito deontologico di accaparramento di clientela, partono dal presupposto che il messaggio informativo deve esaurirsi nel fine promozionale, non protendere concretamente all’acquisizione del cliente e poco importa se a perderci sia il cliente che non vede tutelati i propri diritti.
Gli USA sono l’unica nazione che mostra una tradizione di maggiore apertura, infatti il processo è iniziato più di quarant’anni fa. Nel 1976 in Arizona il Disciplinary Rule 2-101 statuiva il divieto per l’avvocato di farsi pubblicità su quotidiani e riviste, radio e televisioni, cartelli pubblicitari, elenchi telefonici, e ogni altro mezzo. Nel 1977, il caso Bates V. State Bar of Arizona – 433 U.S. 350,52 sancisce il cambio di tendenza. Gli avvocati Bates and O’Steen pubblicano un riquadro pubblicitario su un giornale e, al termine di una dibattuta vicenda, viene affermato il principio che la pubblicità degli studi legali e dei servizi legali avrebbe avvicinato il pubblico alla giustizia e ne avrebbe migliorato l’amministrazione; l’informazione va a vantaggio dei consumatori, non dell’avvocato; il divieto di pubblicità per gli avvocati è contrario al primo emendamento, che garantisce la libertà di parola e di stampa.
(1) J.J. Núñez, “La aplicación del marketing en los despachos de abogados”, Revista de derecho de la Uned 9 (2011), pp. 237-259.
(2) Estatuto General de la Abogacía, on line https://www.boe.es/eli/es/rd/1982/07/24/2090 (ultimo accesso 11/11/2021).
(3) Estatuto General de la Abogacía, p. 6.
(4) Reglamento de Publicidad, on line http://www.leyprocesal.com/leyprocesal/ftp/sentencias/repertorio/legislacion/derecho_procesal_organi co/Reglamento%20de%20publicidad%20de%20los%20abogados.htm (ultimo accesso 11/11/2021).
(5) Real Decreto 658/2001, on line https://www.boe.es/eli/es/rd/2001/06/22/658 (ultimo accesso 11/11/2021).
(6) Código Deontológico de la Abogacía Español, p. 19, on line https://www.abogacia.es/wp- content/uploads/2019/05/Codigo-Deontologico-2019.pdf (ultimo accesso 11/11/2021).
(7) Código Deontológico, on line https://www.abogacia.es/wp-content/uploads/2012/06/codigo_deontologico1.pdf (ultimo accesso 11/11/2021).
(8) STS 446/2008, on line https://vlex.es/vid/competencia-desleal-abogados-42929262 (ultimo accesso 11/11/2021).
(9) Expansión, on line https://www.expansion.com/juridico/2015/11/10/564123ef22601d5c058b4575.html (ultimo accesso 17/11/2021).
(10) Consejo de Defensa de la Competencia de Andalucía, Resolución S/09/2019 MARTÍNEZ ECHEVERRÍA ABOGADOS, p. 90, on line https://www.juntadeandalucia.es/defensacompetencia/sites/all/themes/competencia/files/pdfs/Resolucio n-S-09-2019.pdf (ultimo accesso 17/11/2021).
(11) “Los bufetes españoles dan sus primeros pasos en publicidad”, Diario Expansión 03/08/2015, on line https://www.expansion.com/juridico/actualidad-tendencias/2015/08/03/55bfb7ec46163f26788b458d.html (ultimo accesso 19/11/2021).
(12) Ospina Abogados, on line https://ospina.es/lp/despacho-penalista- madrid/?gclid=EAIaIQobChMIyK_BwqOk9AIVAeN3Ch0tYw31EAAYAiAAEgKMoPD_BwE (ultimo accesso 19/11/2021).
(13) Contratar Abogados, on line https://www.contratarabogados.com/# (ultimo accesso 27/11/2021).
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