La nuova fisionomia della Criminalità Organizzata
Sommario: 1. Introduzione: la Criminalità Organizzata nel mondo – 2. Focus: La globalizzazione e l’interconnessione con la politica
1. Introduzione: la Criminalità Organizzata nel mondo
Partendo dalla citazione di un illustre esponente della materia, ed accennando alla spinta innovativa della globalizzazione e della rivoluzione della comunicazione, sarà descritta la nuova forma della criminalità organizzata “globale”. Essendo -quest’ultima- connotata da interconnessioni ed interdipendenze, tutte volte all’accrescimento dei profitti, in forma silenziosa, ma pur sempre diffusa capillarmente su tutto il territorio mondiale.
In conclusione si menzionerà la necessità di costruire una consapevolezza comune ed una collaborazione internazionale, volta a mitigare il grave pericolo -che ne deriva- per la stabilità e la sicurezza mondiale.
“Dividerei il mondo in cinque grandi aree: Europa, Asia, Africa, Americhe e Oceania. In Europa ci sono: la ‘ndrangheta, la mafia albanese, la camorra (quella dei Casalesi), la mafia siciliana, la mafia balcanica. In Asia abbiamo: la mafia russa, la mafia cinese (triadi), la mafia giapponese (yakuza), la mafia israeliana, la mafia turca. In Africa: la mafia nigeriana, la mafia marocchina, la mafia tunisina. Nelle Americhe ci sono: cosa nostra americana, la mafia messicana, la mafia colombiana, la mafia giamaicana. In Oceania abbiamo: la ‘ndrangheta, con presenza di mafia russa, albanese e nigeriana. Tutte queste mafie testé elencate hanno una dimensione transnazionale e si sono perfettamente adeguate alla globalizzazione su scala mondiale”.
Queste parole di Vincenzo Musacchio -associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA), nonché Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra- mettono in luce taluni elementi caratterizzanti la nuova forma di mafia, avente una fisionomia e diffusione internazionale.
Specificatamente, emerge che i connotati della criminalità organizzata di stampo moderno prendono le mosse dai cambiamenti degli ultimi decenni, scaturiti dalla globalizzazione e dall’instaurarsi della rete internet. Invero, la carica criminogena delle attuali organizzazioni criminali si acuisce proprio in virtù della loro stretta interdipendenza e connessione reciproca, resa più agevole dall’impiego degli innovativi canali di comunicazione, attualmente in uso in tutto il globo. In poche parole, si evince quanto, al giorno d’oggi, il fenomeno della criminalità organizzata non conosca confini nazionali e soprattutto, quanto, per tale medesima ragione, sia opportuno costruire e corroborare una consapevolezza comune circa la crescente incidenza del fattore geopolitico sulla nascita e sullo sviluppo di sempre nuove forme di criminalità organizzata. Altro elemento da tenere in considerazione, poiché contribuisce a rafforzare le potenzialità criminogene delle organizzazioni criminali moderne, è la circostanza per la quale esse preferiscano rinunciare agli atti di violenza “manifesti”, onde allargare i propri orizzonti e puntare sugli affari più lucrativi, prediligendo, altresì, una struttura societaria a tutti gli effetti. E, quindi, collaborare con gli imprenditori, i politici, i funzionari pubblici, i professionisti, in maniera tale da restare invisibili all’autorità e polizia giudiziaria, pur intessendo strette connessioni con la politica, l’economia e la finanza internazionali. Sicché, la criminalità organizzata contemporanea, diffondendosi in maniera silenziosa e capillare, non solo influenza le dinamiche geopolitiche di molte regioni del mondo, ma finisce anche con il minare la sicurezza internazionale e, così, costituire una delle sfide più gravose per la stabilità e la sicurezza del mondo del XXI secolo.
2. Focus: la globalizzazione e l’interconnessione con la politica
Il recente fenomeno della globalizzazione gioca, indubbiamente, un ruolo incisivo nell’espansione della criminalità organizzata, così come attualmente si manifesta. L’analisi dei fenomeni criminali contemporanei, infatti, parte proprio dall’esame delle nuove opportunità offerte dalla globalizzazione, la quale ha consentito ai gruppi criminali di operare su scala internazionale, non solo continuando a curare i rispettivi interessi, ma anche ampliandoli, sfruttando le differenze legislative e l’assenza del controllo pubblico in talune parti del mondo. E, determinando -di conseguenza- un’interconnessione ed interdipendenza tra i gruppi criminali delle varie regioni del globo. Ciò ha condotto a flussi di persone, beni e capitali oltre frontiera, concedendo opportunità criminose del tutto nuove, sicché i gruppi mafiosi collocati in tutto il mondo, da un lato, hanno la possibilità di venire in contatto con estrema facilità, dall’altro, hanno anche la capacità di adattarsi rapidamente alle nuove tecnologie e dinamiche del mercato globale, sfruttandole a proprio vantaggio e rendendo difficile, alle autorità nazionali, un efficace contrasto dell’attività mafiosa. Specificatamente, l’estremo sviluppo, oltre che diffusione, di internet, delle tecnologie della comunicazione, come i social network, e delle criptovalute ha agevolato il coordinamento, su scala globale, delle attività mafiose dei gruppi criminali sparsi in tutto il mondo; senza tuttavia dimenticare quanto la liberalizzazione dei mercati e la creazione di piattaforme innovative abbiano facilitato il commercio illecito ed il riciclaggio di denaro tra i membri delle organizzazioni criminali, pur mediante complesse operazioni finanziarie. Quindi, tali organizzazioni, utilizzando reti transnazionali, sfruttano i vantaggi della globalizzazione per accrescere ambiti d’affari alquanto remunerativi, come il traffico di merci illegali, di droga, di armi, di rifiuti pericolosi, di organi, come pure la tratta di esseri umani, strizzando anche l’occhio alle potenzialità del cybercrime. Peraltro, il fenomeno mondiale della globalizzazione ha accentuato le disuguaglianze economico-sociali in tutte le zone del mondo e ciò, non ha fatto altro che intensificare la crescita delle attività mafiose e criminali, poiché, sovente, i gruppi criminali offrono alternative economiche illegali, accolte favorevolmente dai soggetti più vulnerabili, in cambio di protezione ed assistenza. Dopotutto, le aree caratterizzate dalla fragilità statale ed assenza di controllo governativo rappresentano una zona più che fertile per la proliferazione delle attività criminali. Non è poi raro che le organizzazioni criminali abbiano delle connessioni criminogene con esponenti, più o meno di rilievo, delle istituzioni statali, tanto da influenzare persino il processo decisionale politico, e non s’intende solamente a livello locale. Addirittura, in alcune zone del mondo non è possibile vincere le elezioni senza far affidamento sulle grandi organizzazioni mafiose, le quali costituiscono le uniche e vere forze politiche ed economiche, capaci di influenzare e subordinare alla propria carica criminosa le istituzioni statali ed i settori dell’economia.
In conclusione, appaiono lontani i tempi delle “lotte fra clan mafiosi rivali”, volte all’ottenimento della leadership su singole piazze di spaccio o su singoli rioni di città, al contrario, oggi le organizzazioni criminali optano per una politica di “fraterne tregue”, volte al precipuo scopo di rendere più floridi e continuativi i ricavi dell’attività mafiosa, anche salvaguardando l’incolumità delle proprie famiglie, onde porle al riparo da eventuali “azioni di vendetta/annientamento del clan”. Inoltre, si può affermare che i componenti della criminalità organizzata contemporanea si sono “evoluti”, divenendo “cosmopoliti” ed optando per una criminalità più astuta ed orientata ai profitti, pur pagando scientemente il prezzo della rinuncia alle rivendicazioni “sanguinolente”. Sicché, le “tregue” tra i vari gruppi della criminalità sono, persino, divenute “alleanze”. E non è tutto. L’avidità dei profitti delle mafie ha allargato così tanto le maglie delle “alleanze-di-profitto” da dar origine ad un vero e proprio “sistema criminale mondiale”, fondato su proprie regole e rapporti di forza, ovvero, basato preponderantemente sulla potenza economica e finanziaria. È per questa circostanza appena illustrata che si parla, ad oggi, di “geopolitica mafiosa”, poiché, in virtù della loro diplomazia, le mafie non si fanno più la guerra ma si dividono gli affari in tutto il globo, “senza farsi notare”.
Pertanto, risulta piuttosto evidente quanto siffatto fenomeno richieda una risposta coordinata globale, ossia un’azione che travalichi i confini nazionali, poiché soltanto mediante una collaborazione internazionale sarebbe possibile mitigare l’impatto della mafia sulla sicurezza e sulla stabilità mondiale.
A tal proposito, la International Criminal Police Organization, anche nota come Interpol, ha svelato l’intenzione di sviluppare un’area ad hoc per la repressione della criptocriminalità, anche e soprattutto mafiosa, poiché molte agenzie di polizia non sono attualmente preparate per fronteggiare tale problematica.
In definitiva, il coordinamento tra le forze dell’ordine di tutto il mondo costituisce un fattore indispensabile per monitorare e fronteggiare la criminalità organizzata avente, oramai, una “gigante” portata di tipo transfrontaliero ed internazionale.
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Alessia Aversa
Scopre presto la sua passione per la scrittura, così la coltiva iscrivendosi al Liceo Classico.
Durante gli studi liceali, viene selezionata per effettuare due brevi programmi operativi nel Regno Unito, tra cui stage lavorativo presso un ufficio di consulenza d'affari.
Consegue la maturità classica con il massimo dei voti, elaborando la Tesi: "La parola come strumento di accesso relativistico alla realtà" e dimostrando già un’attenzione particolare per le potenzialità performative delle parole.
Frequenta la Facoltà di Legge dell'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" e sostiene esami extra-curriculari in psicologia sociale e filosofia morale.
Consegue la Laurea in Giurisprudenza Magistrale cum laude e menzione alla carriera accademica, discutendo la Tesi in Diritto Processuale Penale: "La manipolazione della memoria del testimone".
In quest'ultima confluiscono non solo studi giuridici relativi all'istituto della testimonianza ed alla cross-examination, ma anche studi -da autodidatta- di psicologia della testimonianza, scienza della memoria e neuroscienze.
Anche in materia testimoniale, sottolinea la rilevanza delle potenzialità delle parole, in quanto tese alla ricostruzione della verità processuale.
Iscritta al Registro Praticanti Avvocati dell'Ordine di Bari, svolge la pratica forense presso uno Studio Legale che opera in ambito civile e penale, fornendo anche consulenza a società.E' selezionata come tirocinante per l'ufficio legale e contenzioso di ARPA Puglia, dove attualmente svolge un'attività intensa e proficua.
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