La tutela del minore in rete: nuovi strumenti per una effettiva tutela tra ordinamento interno e comunitario

La tutela del minore in rete: nuovi strumenti per una effettiva tutela tra ordinamento interno e comunitario

La diffusione e l’utilizzo della rete ha avuto un impatto sulla società insinuandosi in tutti gli aspetti che contraddistinguono la quotidianità, questo ha permesso una ridefinizione dei rapporti sociali che trovano in tali strumenti una possibilità per il loro rafforzamento celando però una molteplicità di rischi derivanti da un eccessivo utilizzo della rete e dei social network.

Se la famiglia ha un ruolo preminente nell’educazione digitale per il controllo delle attività svolte dal minore in rete, questa necessita di strumenti e indicazioni al fine di comprendere la portata del web e influenzare l’esperienza dei figli in rete.

Si discute di culture bedrooom[1], letteralmente traducibile come “cultura della camera da letto” in quanto con tale espressione si intende enfatizzare come il luogo  in cui i minori usufruiscono della rete sia il contesto domestico; emerge quindi la necessità di una «alfabetizzazione digitale genitoriale» che possa produrre effetti sui figli stessi, in quanto maggiore è la consapevolezza di tali figure e una condotta responsabile nell’impiego di tali strumenti, maggiore sarà l’attenzione che i minori avranno nell’utilizzare i mezzi di comunicazione in quanto influenzati dall’esperienza positiva diffusa nel  contesto familiare.[2]

Il dialogo è un momento essenziale affinché si possa consolidare il rapporto con i genitori e fornire effettivamente al minore gli strumenti necessari per una costruzione adeguata del proprio sé in un clima di armonia familiare; le famiglie non devono essere lasciate sole ad adempiere tale dovere, l’intervento statale è fondamentale in quanto deve fornire le informazioni e il supporto necessario per un utilizzo consapevole della rete.

In questo quadro si collocano i vademecum e le campagne informative promosse dal Garante della privacy al fine di sensibilizzare ed educare non soltanto i genitori ma soprattutto i minori all’importanza dei dati personali, alla loro protezione e all’utilizzo corretto della rete; rappresentano uno strumento necessario per guidare i comportamenti degli utenti consolidando la fiducia che gli stessi hanno nei confronti delle istituzioni le quali si impegnano a fornire mezzi e tutela ai fruitori dalla rete.

Mediante l’utilizzo di un linguaggio chiaro e accessibile si affiancano al ruolo svolto dal legislatore assumendo una funzione strumentale rispetto all’adempimento dei doveri in capo ai genitori.

Il Garante per la protezione dei dati personali svolge un ruolo di preminente importanza al fine di salvaguardare il trattamento dei dati personali perché questo avvenga in conformità alle norme dell’ordinamento e ai principi a cui lo stesso si conforma, prima fra tutti la dignità degli interessati a cui sono strettamente connesse la tutela della propria sfera di riservatezza e dell’identità personale.

Il Garante mediante la diffusione di vademecum fornisce le informazioni necessarie per indirizzare la propria attività online, tali documenti pur avendo finalità divulgative sono un supporto affinché genitori e minori siano a conoscenza delle accortezze necessarie per un’esperienza sicura e positiva con le nuove tecnologie.

La onlus il Telefono Azzurro[3] indirizzata alla difesa dei diritti all’infanzia, è una realtà importante in quanto costantemente attenta e in contatto con la molteplicità di situazioni in cui il minore possa trovarsi; la conoscenza di contesti talvolta lesivi per lo sviluppo del minore permettono alla stessa di intervenire in maniera effettiva.

L’associazione si propone di rinforzare il legame tra le generazioni nell’ottica però di garantire la preminente protezione dei minori, non solo nel mondo reale ma anche in quello virtuale; interviene  con progetti e campagne di sensibilizzazione, con la finalità di valorizzare l’ascolto del minore e l’acquisizione di una consapevolezza tale da permettergli di comprendere con senso critico le azioni che egli compie e che possono influenzare il suo sviluppo; sempre crescenti infatti sono le richieste di supporto in seguito alle difficoltà e ai pericoli incontrati nel web.

Dalla collaborazione tra il Garante per la protezione dei dati personali ed il Telefono

Azzurro nasce la nuova campagna «Se non ha l’età, i social possono attendere», in risposta ai tragici eventi che hanno coinvolto bambini, di minore età soggiogati dal fascino di sentirsi parte attiva del mondo digitale[4]; tale campagna si sofferma sull’importanza della tutela dei minori sui social network, la finalità che si propone di perseguire è quella di sottolineare la necessità che i genitori svolgano in maniera corretta ed effettiva il loro ruolo di guida e di controllo sulle attività dei minori in rete.

Se il Garante può intervenire sulle attività poste in essere dal minore, il primo intervento deve essere realizzato dai genitori i quali non devono smettere di esercitare il loro ruolo al compimento del quattordicesimo anno di età in quanto se il minore può fruire dei servizi online e prestare il suo consenso digitale, il raggiungimento di tale età non è connesso al raggiungimento dell’idonea maturità all’utilizzo di tali strumenti, poiché i genitori potranno essere comunque ritenuti responsabili delle condotte dei propri figli.

L’utilizzo del web e delle app è talvolta incoraggiato dai genitori, ci si potrebbe interrogare allora se il controllo posto in essere dagli stessi sia realmente idoneo a salvaguardare il minore dai pericoli della rete o costituisca semplicemente uno strumento fino a sé stesso.

Soltanto una reale educazione rivolta tanto alla figura genitoriale quanto al minore può consentire loro di esprimersi liberamente sui social, di acquisire consapevolezza di sé, nel rispetto di tutti gli altri soggetti con i quali interagiscono quotidianamente.

La rete, quindi, è uno strumento che se utilizzato in maniera conforme può essere realmente positivo per la crescita e lo sviluppo del minore; l’Unione europea nel 2004 ha istituito il Safer Internet day, letteralmente tradotto come “giornata per una rete sicura”, con la finalità di promuovere uno sviluppo consapevole della rete e di sensibilizzare circa i problemi insiti nella stessa che possono essere lesivi per il minore.

La centralità della figura genitoriale è ribadita nella giornata mondiale per la sicurezza in rete dello scorso anno che nella formula «Tocca ai genitori», sottolinea l’importanza del loro ruolo.

«Together for a better Internet» è il motto del Safer Internet Day con il quale si enfatizza la necessità di un ruolo attivo da parte di ognuno affinché il web sia un posto sicuro in particolar modo per i minori, sottolineando come le possibilità che esso offre vadano sfruttate a vantaggio di una crescita e di uno sviluppo personale; soltanto conoscendo le dinamiche di quanto avviene in rete è possibile utilizzarla in maniera adeguata, necessaria è quindi l’educazione digitale.

Da corollario è stato istituito dall’Unione Europea, con decisione 1351/ 2008/ CE, il Safer Internet programme[5] che, riprendendo le finalità poste alla base del Safer Internet day, si propone lo scopo di favorire un uso sicuro delle tecnologie, creando uno spazio sereno attraverso la riduzione della proliferazione di contenuti illeciti e dannosi per la crescita del minore stesso mediante la sensibilizzazione di tutti i fruitori e potenziali tali.

Merita una particolare attenzione quanto posto in essere dal governo britannico nella protezione dei minori nella rete, il Children’s Code è un codice che si propone come finalità il rispetto della privacy e dei dati personali dei minori ogniqualvolta usufruiscano della rete.

Il codice vuole predisporre una particolare tutela dei bambini e dei ragazzi all’interno del mondo digitale, affinché possano utilizzare le potenzialità offerte dalla rete essendone, nel

Regno Unito, i maggiori fruitori; essi, però, si confrontano con un mondo, quello virtuale, che di fatto è stato pensato per un pubblico adulto e che molto spesso è inadeguato alle loro esigenze.

Il codice, presupponendo sempre la guida e il controllo genitoriale, richiede che si instauri un clima di fiducia tra genitori e rete in quanto presenta quest’ultima come un luogo sicuro per i minori e i propri dati limitando di fatto il monitoraggio degli stessi.

Il Children’s Code fornisce le linee guida a cui le aziende devono adeguarsi nel gestire i dati dei bambini, al fine di non utilizzare la raccolta degli stessi per scopi lesivi per i minori che possano influenzare la loro crescita e il loro sereno sviluppo; si richiede alle aziende di modificare le proprie piattaforme e la modalità di acquisizione dei dati quando sviluppano app e giochi di cui i bambini sono i principali fruitori, al fine di garantire la tutela del loro superiore interesse. [6]

Il codice deve essere rispettato da tutti i principali servizi online utilizzati dai bambini nel Regno Unito, come app, motori di ricerca, piattaforme di social network che vendono beni e servizi; per tutte le aziende che non si conformeranno saranno applicate le sanzioni previste nel caso di violazione del regolamento generale sulla protezione dei dati, che possono essere pari o fino al 4% del fatturato globale.

Le aziende dovranno essere trasparenti e indicare ogniqualvolta i dati personali dei minori siano raccolti per far usufruire dei servizi che le stesse pongono a disposizione, le attività poste in essere dovranno rispettare i minori e per tale motivo dovranno ideare e parametrare i servizi da loro offerti all’utente finale valorizzando la sua età e la sua capacità di comprensione di quanto offerto, fornire un livello di privacy elevato evitando l’utilizzo di strumenti idonei a far sì che il minore non rilasci più informazioni personali rispetto a quelle realmente necessarie, disattivare i servizi di geolocalizzazione idonei a tracciare i minori e le loro preferenze in considerazione della loro collocazione sul territorio britannico.[7]

Quanto disposto dal governo britannico e il peculiare interesse rivolto al minore e ai suoi dati rilasciati in rete, mostrano una effettiva e reale attenzione al bambino, affinché gli siano fornite informazioni adeguate e una protezione adatta alla sua tenera età in quanto l’obiettivo che le aziende dovranno perseguire è il the best interest of child.

Il mondo digitale offre un’opportunità che non deve essere sprecata, ma soltanto guardando ad esso con gli occhi del minore sarà possibile ridisegnare una rete a misura di bambino che lo tuteli realmente e, sotto la guida delle figure genitoriali, costituisca una parte integrante del processo di costruzione dell’identità personale.

 

 

 

 

 


[1] L’espressione “cultura della camera da letto” è stata utilizzata per la prima volta in alcuni studi condotti negli anni ’70 da Angela McRobbie e Jenny Garber avente ad oggetto i minori e la costruzione della propria identità.
[2] P. AROLDI, G. MASCHERONI, Genitori e figli online, Minori giustizia: Rivista interdisciplinare di studi giuridici, psicologici, pedagogici e sociali sulla relazione fra minorenni e giustizia, Franco Angeli, Milano, 2012, fasc.4, p. 53-60
[3] «Telefono Azzurro promuove un rispetto totale dei diritti dei bambini e degli adolescenti. Con le sue attività ogni giorno sostiene le loro potenzialità di crescita e li tutela da abusi e violenze che possono pregiudicarne il benessere e il percorso di crescita.» Online: https://azzurro.it/chisiamo/
[4] Il riferimento è in particolar modo alla vicenda della bambina di dieci anni di Palermo che, partecipando ad una challenge presente sul social network Tik Tok, è morta tragicamente. In seguito a quanto accaduto il Garante ha vietato l’utilizzo di tale social a tutti quegli utenti dei quali non si è svolta una verifica circa la certezza dell’età dichiarata.
[5] Tali finalità oggi sono perseguite con il Connecting Europe Facility, UNIGE, Programma “Safer Internet”, Online: Programma “Safer Internet” | unige.it
[6] E. DENHAM, Age appropriate design: a code of practice for online services, Online: https://ico.org.uk/fororganisations/guidetodataprotection/icocodesofpractice/ageappropriatedesignacodeofpracticeforonlineservices/ .
[7] Ibidem. 

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