L’azienda può controllare il lavoratore?
L’art. 23 del D.lgs. 151/2015 cambia il rapporto tra aziende e lavoratori in merito all’impiego dei sistemi di videosorveglianza e degli strumenti informatici, i quali potrebbero consentire un controllo a distanza dei dipendenti.
I sistemi di videosorveglianza potranno essere utilizzati sia per esigenze produttive, organizzative o di sicurezza sul lavoro, che per ragioni di tutela del patrimonio aziendale.
Perché l’impianto possa dirsi lecito, sarà comunque necessario per i datori di lavoro seguire l’iter autorizzativo (informativa consegnata al lavoratore, accordo sindacale, o autorizzazione dell’Ispettorato territoriale del Lavoro o dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro).
I datori di lavoro potranno inoltre, utilizzare gli strumenti impiegati dal lavoratore per ottenere dati e informazioni attinenti l’attività lavorativa dei dipendenti, a condizione che: 1) sia stata data al lavoratore adeguata informazione circa le modalità di uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli; 2) sia stato rispettato il codice privacy (D.Lgs 196/2003); 3) lo strumento utilizzato dal lavoratore per adempiere la propria prestazione non venga modificato (con l’inserimento di software di localizzazione o di filtraggio). Le eventuali modifiche potranno avvenire alla ricorrenza di particolari esigenze aziendali, dell’accordo sindacale o dell’autorizzazione amministrativa.
Il decreto stabilisce, dunque, che non sia necessaria alcuna autorizzazione preventiva per l’utilizzo degli strumenti utilizzati dal lavoratore, a condizione però che vengano presi, prima del loro utilizzo, provvedimenti organizzativi che definiscano le regole operative e le modalità con le quali vengono raccolti, conservati e trattati i dati.
In conclusione, sarà possibile l’utilizzo dei dati fornite dai vari sistemi informatici per fini connessi ai rapporti di lavoro, nonché per sanzionare o reprimere comportamenti illeciti, a condizione che sia stata data idonea informativa sugli eventuali utilizzi dei dati e purché ciò avvenga nel rispetto del Codice della Privacy.
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Avv. Martina Linguerri
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