Le procedure estradizionali nel contesto dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (Tesi di laurea)
Le procedure estradizionali nel contesto dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia
(clicca sul titolo per scaricare la tesi di laurea)
a cura della dott.ssa Anna Romano
L’istituto dell’estradizione presuppone una collaborazione effettiva tra gli Stati affinché venga attuata correttamente la procedura estradizionale.
Se si vuole creare uno spazio giuridico europeo di libertà, sicurezza e giustizia mediante l’integrazione e l’avvicinamento delle legislazioni che è, poi, l’obiettivo principale dell’Unione europea, occorre realizzare un costituzionalismo europeo che si manifesta attraverso il garantismo, ossia l’affidamento della ricerca della verità, l’affidamento della garanzia della inviolabilità della libertà dell’individuo.
Verità e garanzia che, a ben vedere, sempre più spesso risultano svilite di fronte alla previsione di pene poco umanitarie, non in grado di tutelare l’essere umano ma che a contrario costituiscono una grave forma di violazione dei diritti fondamentali.
Tali pene e trattamenti inumani rappresentano una vera e propria forma di arretratezza nel panorama dei diritti dell’Unione, tra cui, a titolo di esemplificativo, si ricordano la pena di morte ed i lavori forzati.
Tuttavia, la realizzazione di un costituzionalismo europeo può tardare ad arrivare se manca un’armonizzazione degli ordinamenti, se non si crea un’omogeneità di valori mediante la modifica delle legislazioni dei singoli Stati.
Armonizzazione che, a ben riflettere, è più un programma che non un principio applicabile perché se è vero che si possono stabilire norme minime sulla tutela dei principi, delle garanzie dei diritti quando ci sono valori condivisi, seppur in maniera differente, è altresì vero che entrano in gioco le ideologie dei singoli Paesi e che, quando si toccano le condotte e le fattispecie, come si è avuto modo di rappresentare nel terzo capitolo, il profilo politico finisce col prevalere rispetto a quello istituzionale.
Ed ovviamente tutto ciò non può essere consentito: l’estradizione non può essere, infatti, strumentalizzata per raggiungere interessi illeciti ed illegali, ossia la cd. estradizione mascherata.
L’esame delle questioni problematiche inerenti il procedimento di estradizione, che si è evidenziata in questo scritto, impone il tentativo di delineare un percorso possibile, al fine di superare l’idea che l’estradando rappresenti un mero oggetto di scambio tra Stati, piuttosto che un soggetto titolare di situazioni meritevoli di tutela giuridica.
Dunque, bisogna individuare un rinnovato punto di equilibrio tra i due centri di interesse- la ragion di Stato ed i diritti di libertà dell’individuo- che sono in continua tensione ogniqualvolta si realizzi, in materia penale, una ipotesi di cooperazione giudiziaria interstatuale.
Va posto, infine, che la nostra Costituzione si caratterizza in primo luogo per i principi espressi nell’art. 2 secondo cui “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, consacrando una fondamentale impostazione personalistica che funzionalizza lo Stato stesso alla massima tutela dei singoli in ogni settore in cui essi esprimono la loro personalità.
Stando così le cose, la prevalenza dei diritti di libertà dell’estradando rispetto ai doveri di cooperazione interstatuale, oltre a dover essere affermata, va praticata nella prassi, ponendo al centro di ogni attività ermeneutica i percorsi che rinvengono nella Costituzione la propria matrice.
A questo proposito, allora, non si possono condividere quegli orientamenti giurisprudenziali che antepongono il rispetto dei doveri istituzionali e diplomatici alla tutela dei diritti fondamentali dell’estradando.
Più in particolare, si auspica che venga riconosciuta maggiore valenza ai concreti pericoli avvertiti dall’estradando, a prescindere dalla circostanza che essi provengano dalle autorità statali o dai privati.
Ancora, si spera che venga riconosciuto il lavoro delle organizzazioni non governative che denunciano violazioni dei diritti umani all’interno dei Paesi esteri; altresì, che la giurisprudenza non presuma in via astratta il rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo da parte degli Stati in presenza di impegni formali contenuti in atti diplomatici.
In altri termini, la giurisprudenza e, più in generale, gli operatori del diritto dovrebbero abbandonare l’approccio formale in questa delicata materia in favore di un atteggiamento sostanzialistico che vada ad indagare in concreto sulla esistenza di pericoli che possano pregiudicare la persona umana.
Si ritiene, infatti, che motivi di natura economica non possano costituire motivi imperativi di interesse generale idonei a giustificare una limitazione di una libertà fondamentale; la tutela dei diritti dovrebbe essere sempre praticata rifiutando approssimazioni, motivazioni apparenti o clausole di stile.
Solo in questo modo si può rispettare l’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo che impone a tutti gli esseri umani di essere “liberi ed uguali” e di agire gli uni verso gli altri “in spirito di fratellanza“.
Ogni operatore della giustizia, sia esso difensore, magistrato inquirente o magistrato giudicante dovrebbe essere consapevole del proprio ruolo e della propria funzione sociale ma, soprattutto, della responsabilità che deriva dalle proprie azioni.
Salvis Juribus – Rivista di informazione giuridica
Direttore responsabile Avv. Giacomo Romano
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Anna Romano
Co-responsabile di sezione at Salvis Juribus
Nata a Napoli nel 1993, ha conseguito la laurea in giurisprudenza nel marzo 2017 con votazione di 100/110, presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, discutendo una tesi in Cooperazione Giudiziaria dal titolo "Le procedure estradizionali nel contesto dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia", relatore Prof.ssa Fabiana Falato.
Spinta da una forte passione per le materie giuridiche, già durante il percorso universitario ha collaborato con una Rivista giuridica, Salvis Juribus, inizialmente redigendo articoli di approfondimento su specifiche tematiche inerenti l’ambito della contrattualistica, la responsabilità civile e l’edilizia. In seguito, ha rivestito un ruolo di responsabilità all’interno della medesima Rivista occupandosi del coordinamento degli Autori e della relativa gestione per quanto concerne la Sezione “Famiglia”.
Nel marzo 2017, inoltre, la tesi di laurea ha ricevuto la dignità scientifica essendo stata pubblicata sulla Rivista Salvis Juribus.
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