L’eredità di Giustiniano nell’era degli algoritmi: l’interprete e la codificazione del diritto nell’epoca della giuscibernetica
Abstract. L’avvento della giuscibernetica e dell’intelligenza artificiale pone nuove sfide al diritto e alla figura dell’interprete. Questo articolo esplora il ruolo del diritto romano e dei suoi principi fondamentali, come l’attenzione all’interpretazione e la ricerca dell’equità, nell’affrontare le sfide poste dalla tecnologia. L’analisi si concentra sui limiti dell’IA nell’applicazione del diritto e sulla necessità di un approccio umanistico che sappia coniugare l’efficienza tecnologica con la tutela dei valori etici e dei diritti fondamentali.
1. Introduzione
La rivoluzione digitale, con la sua pervasività e la sua rapidità di trasformazione, ha investito ogni 1 ambito della società, includendo ineluttabilmente anche il mondo del diritto . L’emergere della giuscibernetica, definibile come l’applicazione dell’intelligenza artificiale all’elaborazione e all’applicazione del diritto, apre scenari inediti e pone nuove sfide alla figura dell’interprete, da sempre custode e garante della corretta applicazione delle norme. 2 In questo contesto di profonda trasformazione, si rende imprescindibile un’attenta riflessione sul ruolo del diritto e dei suoi principi fondamentali, al fine di garantire che l’innovazione tecnologica sia effettivamente al servizio della giustizia e del bene comune, e non si traduca in una “disumanizzazione” del sistema giuridico. 3 La storia del diritto occidentale, nella sua evoluzione millenaria, è segnata da un’incessante opera di codificazione, volta a ordinare e sistematizzare il complesso di norme che regolano la vita sociale, garantendo un quadro di riferimento stabile e prevedibile per i cittadini e gli operatori del diritto. 4 Da Giustiniano, con il suo monumentale Corpus Iuris Civilis, ai codici moderni, la codificazione ha rappresentato un momento fondamentale per la costruzione di un sistema giuridico solido e coerente 5, in grado di affrontare le sfide del proprio tempo. Oggi, nell’era degli algoritmi, la codificazione assume una nuova e cruciale rilevanza, in quanto strumento per garantire che l’applicazione del diritto, anche attraverso l’ausilio dell’IA, sia saldamente ancorata a principi di equità e giustizia, preservando la centralità dell’interpretazione umana e la tutela dei diritti fondamentali 6. Questo articolo si propone di esplorare il ruolo del diritto romano e dei suoi principi fondamentali nell’affrontare le sfide poste dalla giuscibernetica, con particolare attenzione ai limiti dell’IA nell’applicazione del diritto e alla necessità di un approccio umanistico che sappia coniugare l’efficienza tecnologica con la tutela dei valori etici e dei diritti fondamentali.
2. Il diritto romano come modello
Il diritto romano, con la sua millenaria tradizione e la sua straordinaria capacità di adattamento alle diverse epoche storiche, offre un prezioso modello per affrontare le sfide del presente, anche in un contesto di radicale trasformazione tecnologica come quello attuale .7
I suoi principi fondamentali, come l’ars boni et aequi, l’equità e la giustizia, rappresentano un’eredità imprescindibile per un diritto che sappia coniugare l’efficienza tecnologica con la tutela dei valori umani, garantendo un’applicazione delle norme che sia non solo efficiente, ma anche e soprattutto giusta ed equa. L’ars boni et aequi, definita da Celso come la “scienza del buono e del giusto” (Digesto, 1, 1, 1), rappresenta il principio cardine del diritto romano, la stella polare che ha guidato per secoli l’elaborazione e l’applicazione delle norme 8. Essa si traduce nella ricerca di soluzioni eque e giuste, che sappiano bilanciare gli interessi in gioco e promuovere il bene comune, evitando l’applicazione rigida e meccanica della legge. 9
Nell’era della giuscibernetica, questo principio assume una nuova e fondamentale rilevanza, in quanto guida per l’elaborazione e l’applicazione del diritto attraverso l’IA, garantendo che l’automazione non si traduca in una perdita di vista dei valori fondamentali che
sono alla base del nostro sistema giuridico. L’equità, intesa come la capacità di adattare la norma al caso concreto, rappresenta un altro pilastro del diritto romano, un principio che ha permesso al sistema giuridico di evolversi e adattarsi alle diverse esigenze storiche e sociali. 10
Essa si traduce nella ricerca di soluzioni che tengano conto delle specificità di ogni situazione, delle peculiarità di ogni caso, evitando l’applicazione rigida e meccanica della legge. 11 Nell’era dell’IA, l’equità assume un ruolo cruciale, in quanto antidoto alla “disumanizzazione” della giustizia e garanzia di un’applicazione del diritto che sappia tenere conto della complessità umana, delle sfumature e delle particolarità che caratterizzano ogni individuo e ogni situazione. La giustizia, intesa come il rispetto dei diritti e la promozione dell’uguaglianza, rappresenta il fine ultimo del diritto romano, l’obiettivo a cui tende ogni sistema giuridico che voglia essere degno di questo nome. 12
Nell’era della giuscibernetica, la giustizia deve guidare l’elaborazione e l’applicazione del diritto attraverso l’IA, garantendo che l’innovazione tecnologica sia al servizio del bene comune e della tutela dei diritti fondamentali, evitando che l’efficienza si traduca in una violazione dei principi fondamentali che sono alla base della nostra società.
3. L’interprete nell’era dell’IA
L’avvento dell’intelligenza artificiale nel mondo del diritto pone nuove e complesse sfide alla figura dell’interprete, da sempre fulcro del sistema giuridico e garante della corretta applicazione delle norme. Se da un lato l’IA offre strumenti potenti per l’analisi dei dati, la gestione documentale e l’automazione di alcune attività, dall’altro lato solleva interrogativi cruciali sul ruolo del giurista in un contesto in cui la tecnologia può svolgere compiti che tradizionalmente erano di sua esclusiva competenza. L’IA, con la sua capacità di elaborare grandi quantità di dati e di individuare connessioni e schemi nascosti, può offrire un valido supporto all’interprete nell’analisi della giurisprudenza, nella ricerca di precedenti e nella previsione dell’esito di cause. Strumenti come la “giustizia predittiva”, che utilizza algoritmi per prevedere l’esito di cause o suggerire sentenze, possono contribuire ad aumentare l’efficienza del sistema giudiziario e a ridurre i tempi della giustizia. Tuttavia, è fondamentale che l’interprete mantenga un ruolo centrale nel processo decisionale, valutando
criticamente i risultati forniti dall’IA e garantendo che l’applicazione del diritto sia sempre guidata da principi di equità e giustizia. L’IA, nonostante le sue potenzialità, presenta limiti intrinseci che ne impediscono una completa sostituzione dell’interprete umano. L’applicazione del diritto, infatti, non si limita alla mera analisi dei dati e all’individuazione di schemi logici, ma richiede una comprensione profonda del contesto sociale, culturale ed etico in cui le norme si inseriscono. L’interprete, con la sua sensibilità umana e
la sua capacità di cogliere le sfumature e le particolarità di ogni caso, è in grado di valutare la norma alla luce dei valori fondamentali che la ispirano, garantendo un’applicazione del diritto che sia non solo efficiente, ma anche giusta ed equa. Il rischio di una “disumanizzazione” della giustizia, con decisioni automatizzate che non tengono conto della complessità umana, è un pericolo reale che l’interprete deve saper fronteggiare. L’IA, infatti, può essere influenzata da bias e pregiudizi presenti nei dati su cui è addestrata, con il rischio di perpetuare discriminazioni e ingiustizie. L’interprete, con la sua capacità critica e la sua consapevolezza etica, deve saper valutare i risultati forniti dall’IA, individuando eventuali distorsioni e garantendo che l’applicazione del diritto sia sempre guidata da principi di equità e giustizia. In conclusione, l’avvento dell’IA nel mondo del diritto non deve essere visto come una minaccia alla figura dell’interprete, ma come un’opportunità per arricchire e potenziare la sua attività. L’interprete, lungi dall’essere sostituito dalla tecnologia, è chiamato a un ruolo ancora più importante, in quanto garante della corretta applicazione del diritto e custode dei valori fondamentali che lo ispirano. La sfida per l’interprete del futuro è quella di saper coniugare l’efficienza tecnologica con la saggezza umana, garantendo un’applicazione del diritto che sia non solo efficiente, ma anche giusta, equa e rispettosa della dignità umana
4. La codificazione del diritto nell’epoca della giuscibernetica
Nell’era della giuscibernetica, la codificazione del diritto assume una nuova e fondamentale importanza. Se da un lato l’intelligenza artificiale può contribuire a rendere il diritto più accessibile e trasparente, dall’altro lato la codificazione rimane essenziale per garantire la certezza e la prevedibilità del diritto, principi fondamentali per un sistema giuridico equo e giusto. La codificazione, infatti, offre un quadro di riferimento stabile e chiaro per l’applicazione del diritto, sia da parte degli operatori del diritto che dei cittadini. In un contesto in cui l’IA può elaborare grandi quantità di dati e fornire soluzioni automatizzate, la codificazione garantisce che l’applicazione del diritto sia guidata da principi chiari e condivisi, evitando il rischio di decisioni arbitrarie o discriminatorie. Tuttavia, la codificazione nell’era della giuscibernetica deve essere flessibile e adattabile, in grado di evolversi con il progresso tecnologico e le nuove esigenze sociali. Un approccio rigido e statico alla codificazione rischierebbe di rendere il diritto inadeguato alle sfide del futuro, limitando le potenzialità dell’IA e ostacolando l’innovazione nel campo della giustizia. La codificazione, inoltre, deve essere accompagnata da un’attenta riflessione sui limiti dell’IA nell’applicazione del diritto. L’IA, infatti, non può sostituire completamente il giudizio umano, che rimane essenziale per garantire un’applicazione del diritto equa e giusta. La codificazione, quindi, deve prevedere meccanismi di controllo e di supervisione umana sulle decisioni automatizzate, al fine di evitare il rischio di una “disumanizzazione” della giustizia. In conclusione, la codificazione del diritto nell’era della giuscibernetica rappresenta una sfida e un’opportunità. La sfida è quella di creare un sistema di norme che sia al passo con i tempi, flessibile e adattabile alle nuove tecnologie. L’opportunità è quella di utilizzare l’IA per rendere il diritto più accessibile, trasparente ed efficiente, a beneficio di tutti i cittadini.
5. Verso un impegno proceduralista del diritto
Per affrontare le sfide poste dalla giuscibernetica, è necessario un impegno proceduralista del diritto, che sappia coniugare l’innovazione tecnologica con la tutela dei valori fondamentali e la promozione della giustizia sociale.13
Il paradigma proceduralista, elaborato da Jürgen Habermas offre un modello per un diritto “aperto”, in grado di adattarsi alle nuove esigenze sociali e di garantire la partecipazione di tutti i cittadini al processo decisionale. Il diritto procedurale, infatti, non si limita a definire regole e sanzioni, ma stabilisce anche le procedure per la loro applicazione, garantendo la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti e la trasparenza del processo decisionale. Nell’era della giuscibernetica, il diritto procedurale assume una nuova rilevanza, in quanto strumento per garantire che l’applicazione del diritto, anche attraverso l’IA, sia guidata da principi di equità, giustizia e partecipazione. L’impegno proceduralista del diritto si traduce nella promozione del dibattito pubblico e della partecipazione sociale alle decisioni che riguardano l’applicazione dell’IA nel mondo del diritto. È fondamentale che i cittadini siano informati sulle potenzialità e sui limiti dell’IA 14, e che possano contribuire a definire le regole per il suo utilizzo, al fine di garantire che la tecnologia sia al servizio del bene comune. Inoltre, l’impegno proceduralista del diritto si traduce nella necessità di “filtri di legittimazione” per le decisioni automatizzate.
L’IA, infatti, non può essere lasciata operare in modo autonomo e incontrollato, ma deve essere sottoposta a una supervisione umana che garantisca il rispetto dei diritti fondamentali e la promozione della giustizia sociale. In conclusione, l’impegno proceduralista del diritto rappresenta una via fondamentale per affrontare le sfide poste dalla giuscibernetica. Attraverso la promozione del dibattito pubblico, la partecipazione sociale e la supervisione umana sulle decisioni automatizzate, è possibile garantire che l’IA sia al servizio della giustizia e del bene comune, contribuendo a costruire una società più equa, giusta e democratica.
6. Conclusioni
L’avvento della giuscibernetica e dell’intelligenza artificiale nel mondo del diritto rappresenta una sfida epocale, che richiede un’attenta riflessione sul ruolo del diritto e della figura dell’interprete. Questo articolo ha esplorato l’importanza di un approccio umanistico al diritto nell’era dell’IA, mettendo in luce i limiti della tecnologia e la necessità di preservare la centralità del giudizio umano. Il diritto romano, con la sua millenaria tradizione e i suoi principi fondamentali, offre un prezioso modello per affrontare le sfide del presente. L’ars boni et aequi, l’equità e la giustizia rappresentano un’eredità fondamentale per un diritto che sappia coniugare l’efficienza tecnologica con la tutela dei valori umani. L’interprete, lungi dall’essere sostituito dall’IA, è chiamato a un ruolo ancora più importante, in quanto garante della corretta applicazione del diritto e custode dei valori fondamentali che lo ispirano. La sfida per l’interprete del futuro è quella di saper coniugare l’efficienza tecnologica con la saggezza umana, garantendo un’applicazione del diritto che sia non solo efficiente, ma anche giusta, equa e rispettosa della dignità umana. La codificazione del diritto, nell’era della giuscibernetica, assume una nuova rilevanza, in quanto strumento per garantire la certezza e la prevedibilità del diritto, principi fondamentali per un sistema giuridico equo e giusto. Tuttavia, la codificazione deve essere flessibile e adattabile, in grado di evolversi con il progresso tecnologico e le nuove esigenze sociali. L’impegno proceduralista del diritto rappresenta una via fondamentale per affrontare le sfide poste dalla giuscibernetica. Attraverso la promozione del dibattito pubblico, la partecipazione sociale e la supervisione umana sulle decisioni automatizzate, è possibile garantire che l’IA sia al servizio della giustizia e del bene comune, contribuendo a costruire una società più equa, giusta e democratica. In definitiva, l’eredità di Giustiniano, con la sua attenzione alla codificazione e all’interpretazione del diritto, rimane di grande attualità nell’era degli algoritmi. La sfida per il diritto del futuro è quella di saper coniugare l’innovazione tecnologica con la saggezza umana, garantendo un’applicazione del diritto che sia al servizio della giustizia e del bene comune.
Note:
1. Zuboff, S. (2019). Il capitalismo della sorveglianza. Luiss University Press.
2. Susskind, R. (2017). Tomorrow’s Lawyers: An Introduction to Your Future. Oxford University Press.
3. Rodotà, S. (2006). Tecnologie e diritti. Il Mulino.
4. Cantarella, E., & Gagliardi, L. (a cura di). (2007). Diritto e teatro in Grecia e a Roma. Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto.
5. Grosso, G. (1965). Lezioni di storia del diritto romano. Giappichelli.
6. Simonetti, C. (2016). Diritti mesopotamici. Edizioni Scientifiche Italiane.
7. Schiavone, A. (2005). Ius. L’invenzione del diritto in Occidente. Einaudi.
8. Guarino, A. (1990). L’ordinamento giuridico romano. Jovene.
9. Lambertini, R. (2006). Introduzione allo studio esegetico del diritto romano. CLUEB.
10. Kaser, M. (1971). Das römische Privatrecht. Beck.
11. Bettini, F. (2012). Equità. In Enciclopedia del diritto. Giuffrè.
12. Nicosia, G. (1971). Lineamenti di storia della costituzione e del diritto di Roma.
13. Habermas, J. (2013). Fatti e norme. Contributi a una teoria discorsiva del diritto e della democrazia. Laterza.
14. Lyon, D. (2020). La cultura della sorveglianza. Come la società del controllo ci ha reso tutti controllori. Luiss University Press.
Bibliografia
Bettini, F. (2012). Equità. In Enciclopedia del diritto. Giuffrè.
Cantarella, E., & Gagliardi, L. (a cura di). (2007). Diritto e teatro in Grecia e a Roma.
Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto.
Gény, F. (1955). Metodo di interpretazione e fonti del diritto privato positivo. UTET.
Grosso, G. (1965). Lezioni di storia del diritto romano. Giappichelli.
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Marco Bencivenga
PhD in Scienze Giuridiche e Politiche , avvocato, docente. Laureato in Giurisprudenza, in Scienze dell'Educazione, Licenciatura en Derecho, ha conseguito diversi master, corsi di perfezionamento e abilitazioni all'insegnamento. Scrive su diverse riviste scientifiche in materia di Diritto Amministrativo e Storia del Diritto Romano
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