L’esclusione della Russia dalle competizioni sportive e il caso di Israele: un’analisi comparativa
Articolo di Alessio Matarazzo, Caren Di Carmine, Gianluca Ranalli
Introduzione
L’esclusione di atleti russi dalle competizioni sportive internazionali a seguito dell’invasione dell’Ucraina ha rappresentato un punto di criticità nel mondo dello sport suscitando dibattiti sull’eticità della normativa e conseguentemente portando con se conseguenze politicheper lo sport e sul ruolo degli atleti come rappresentanti delle loro nazioni. Parallelamente, la situazione degli atleti israeliani che hanno continuato a competere nonostante le azioni politiche adottate dal Governo ha portatocon secritiche per il conflitto israelo-palestinese offrendo un contrasto interessante. La tesi di questo lavoro è analizzare queste due situazioni, confrontando le diverse reazioni delle istituzioni sportive, le implicazioni politiche e le variabili sociali che influenzano il modo in cui gli atleti vengono trattati in contesti geopolitici complessi.
Premesse
L’approccio allo sport e quello alla politica presentano un forte nesso di causalità. Sebbene l’ambito dello sport presenti un apparato autonomo rispetto alle relazioni internazionali esso tende ad essere una delle tante espressioni e ripercussioni dei rapporti tra gli Stati[1]. Si pensi alle parole pronunciate da Nelson Mandela durante uno dei suoi discorsi per riunificare la popolazione lacerata dal fenomeno dell’Apartheid “Lo Sport è probabilmente uno dei più efficaci mezzi di comunicazione del mondo moderno poiché bypassa la comunicazione scritta e verbale e raggiunge direttamente miliardi di persone”. Nonostante lo sport abbia propri apparati ed un proprio sistema organizzativo, il confronto con i fenomeni geopolitici è stato un dato importante fin dal mondo ellenico. Si pensi alla storia antica delle Olimpiadi, esse furono soppresse nel 393 d.C. dall’imperatore Romano Teodosio poiché espressione del mondo greco e pagano e per questo in contrasto con i nuovi valori propugnati dal cristianesimo. Passarono ben 1500 anni affinché il barone Pierre De Coubertin decretasse l’avvio di una nuova stagione Olimpionica nel 1896 ad Atene. Egli infatti ebbe l’intenzione di promuovere un nuovo connubio nel nome di valori pacifici e universali. Tuttavia, la volontà di mantenere la manifestazione sportiva delle Olimpiadi indenne dalle influenze politiche ha presto avuto termine. L’Onu, è pur vero realizza ciclicamente un tentativo durante l’Assemblea generale votando con una specifica Risoluzione la tregua olimpica, memore di quanto accadeva durante le Olimpiadi dell’Antica Grecia[2]. Il Segretario Generale dell’Onu ha ribadito tale orientamento in occasione dall’apertura dei giochi olimpionici inaugurati per Parigi 2024. Sebbene il fenomeno sportivo sia espressione della forza individuale degli atleti morale e fisica, si rileva come la recente modifica dell’art. 33 della Costituzione, legge costituzionale n. 1 del 2023, abbia inserito questa modifica all’interno del titolo II della Costituzione, dedicato ai rapporti etico-sociali[3] al fine di far emergere il valore aggregativo che deriva dal fenomeno sportivo, il nuovo comma infatti esalta il valore di educativo sociale e di promozione dello sport, alla stregua delle arti e delle scienze. Tale provvedimento ha permesso una nuova lettura del fenomeno sportivo svincolandolo dal rapporto di dipendenza che lo vedeva surrogato di altri diritti individuali[4]. Lo sport in virtù di tale forza aggregativa concorre a formare un simbolo di identificazione ed è veicolo per i nazionalismi. Il dato visivo fornito dalle divise, dai loghi, dalle bandiere, diviene proiezione della nazione di appartenenza[5]. A Corollario di questa visione d’insieme, il fenomeno verificatosi durante queste ultime Olimpiadi, durante le quali gli atleti Russi, si sono presentati come atleti neutrali individuali, a causa dei conflitti con l’Ucraina, al fine di non mostrare un supporto di carattere nazionalista alla Russia sotto le armi.
[1] Nicola Sbetti, Giochi diplomatici, Viella Libreria editrice, Roma 2020 p.13
[2]Aspenia 2/2024 Giochi di Pace e di Guerra
[3]Art. 33 Cost. L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato (1).
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale [2229 ss. c.c.].
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme.
[4] Ettore Battelli, Il riconoscimento del valore educativo e sociale dell’attività sportiva in CostituzioneAssociazione italiana di Costituzionalisti, marzo 2024.
[5] Cfr. Sbetti
Contesto storico: breve storia delle relazioni tra Russia, Ucraina, Israele e Palestina
La Russia e l’Ucraina hanno una storia complessa e interconnessa che risale a secoli fae le tensioni sono riemerse nel 2014 con l’annessione della Crimea. Questo punto di svolta ha portato malcontento generalizzato influenzando così le relazioni internazionali. La guerra in corso ha sottolineato la fragilità delle alleanze e ha messo in evidenza come la politica possa infiltrarsi in tutti gli aspetti della vita, inclusi gli sport.
Dall’altro lato, il conflitto israelo-palestinese, che affonda le radici agli inizi del secolo scorso, continua a essere uno dei conflitti studiati a causa delle complessità. Le politiche israeliane e le risposte della comunità internazionale hanno in primis influenzato le relazioni diplomatiche ein secondo luogola percezione degli atleti israeliani e il loro diritto di competere a livello internazionale.
Entrambi i casi presentano un contesto unico dove risulta necessario comprendere la legislazione attuale e l’eticità dell’esclusione di una nazione piuttosto che l’altra sulla base delle normative vigenti in campo internazionale. Tuttavia, appare naturale che le questioni politiche influenzino il mondo dello sport.
– Smith, J. (2022). *Russia and Ukraine: A Historical Perspective*.
– Cohen, R. (2021). *The Israeli-Palestinian Conflict: A Historical Overview*.
L’esclusione della Russia, dettagli sull’esclusione: quando è avvenuta, le reazioni internazionali, le motivazioni
L’esclusione degli atleti russi dalle competizioni sportive è stata ufficialmente annunciata dagli organismi sportivi Internazionali tra i quali figurano il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e la Fédération Internationale de Football Association (FIFA). Le motivazioni si sono basate su considerazioni etiche e politiche con l’intento di punire la Nazione per recriminare l’aggressione russa e la violazione dei diritti umani. La reazione globale è stata mista con alcune nazioni, sostenendo l’esclusione come una necessità morale, mentre altre l’hanno criticata come un gesto di politicizzazione eccessiva dello sport.
Dal punto di vista sportivo, per gli atleti è stata una decisione che ha portato instabilità per molti atleti russi. Molti di loro sono stati privati dell’opportunità di competere ed enfatizzare la carriera atletica, generando un dibattito su come gli sport possano e debbano gestire le questioni politiche. L’impatto su questi atleti è andato oltre il semplice ostacolo alla competizione: ha sollevato questioni sulla loro identità nazionale e sul potere dello sport come forma di protesta.
– Citazione: Brown, A. (2023). *Sports and Politics: A New Era*. International Journal of Sports Studies.
-Le opinioni pubbliche e le conseguenze per gli atleti.
– Citazione: Wilson, L. (2022). “Athletes as Political Symbols”, *Global Sports Review*
La situazione di Israele: descrizione della posizione degli atleti israeliani nelle competizioni internazionali
Israele, nonostante le controversie legate al suo governo e alle politiche nei confronti dei palestinesi, è rimasta una parte attiva del panorama sportivo internazionale. Gli atleti israeliani hanno continuato a competere a livello internazionale partecipando a eventi come le Olimpiadi e i campionati mondiali. Tuttavia,
il loro status è spesso al centro di polemiche e le manifestazioni contro le politiche di Israele hanno avuto un impatto sulle competizioni.
– Jackson, M. (2022). “Israel’s Participation in Sports: A Complex Landscape”, *Journal of International Relations*.
– Confronto con le reazioni a livello globale rispetto alle violazioni dei diritti umani.
Comparazione, analisi delle due situazioni sotto diversi aspetti: politico, etico, e sociale
La comparazione tra le due situazioni evidenzia importanti differenze nelle forze politiche e sociali in gioco. Un punto interessante è come la comunità internazionale abbia risposto a queste controversie impedendo agli atleti russi di partecipare; di converso, gli atleti israeliani hanno ricevuto un trattamento di favore. Ciò ha sollevato interrogativi sulla coerenza delle decisioni internazionali e su come il contesto geopolitico influisca sul trattamento degli atleti. Inoltre, la manifestazione di sentimenti anti-israeliani in eventi sportivi ha portato a discussioni sui diritti umani e sulla giustizia sociale, complicando ulteriormente il panorama.
La comunità sportiva internazionale si è mobilitata in modo aggressivo contro la Russia, ma è stata più riluttante nell’affrontare le questioni legate a Israele. Questo potrebbe essere attribuito a diversi fattori, inclusa la geopolitica, le alleanze internazionali e la pressione pubblica.
L’analisi di questi eventi porta a interrogarsi sul ruolo degli atleti nel dibattito politico. Quando vengono esclusi da competizioni a causa delle azioni del loro governo, si tratta di una forma di giustizia collettiva? Oppure si sta perpetrando un’ingiustizia sugli atleti che non hanno voce in capitolo sulle decisioni politiche del loro paese? Le risposte a queste domande possono variare enormemente a seconda del contesto e del soggetto in questione.
Negli ultimi anni, il mondo dello sport ha visto un crescente coinvolgimento delle questioni geopolitiche e delle tensioni internazionali. L’esclusione della Russia dalle competizioni sportive e l’inclusione di Israele pongono interrogativi complessi su aspetti giuridici, politici e culturali. Questo articolo esplora le implicazioni giuridiche di tali decisioni, analizzando il contesto attuale, le motivazioni storiche e i dibattiti in corso sulle relazioni internazionali.
– Taylor, K. (2022). “Sanctions in Sports: A Comparative Analysis”, *Sport Ethics*.
Contesto storico e geopolitico: la Russia e il contesto sportivo
Dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, numerose federazioni sportive hanno preso decisioni drastiche escludendo gli atleti russi dalle competizioni internazionali. Le giustificazioni per tali esclusioni si fondano su principi di rispetto dei diritti umani e rispetto della sovranità nazionale. Tuttavia, la questione si complica quando si considera che, nel mondo dello sport, le sanzioni politiche possono avere effetti diretti sugli atleti, spesso innocenti rispetto alle azioni del loro governo.
Israele, d’altra parte, ha affrontato un trattamento controverso nel contesto sportivo internazionale. Le sue esclusioni da eventi sportivi, come i Giochi Olimpici e competizioni calcistiche, sono spesso giustificate da motivi politici, legati al conflitto israelo-palestinese. Tuttavia, l’inclusione di Israele è sostenuta da argomentazioni che enfatizzano il diritto di tutti i paesi di partecipare a eventi sportivi internazionali, indipendentemente dalle dispute politiche.
– Wilson, L. (2022). “Athletes as Political Symbols”, *Global Sports Review*.
Aspetti legali e giuridici dell’esclusione e inclusione: normative sportive internazionali
Le normative sportive internazionali, come quelle stabilite dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e dalla FIFA, prevedono principi di neutralità politica. Tuttavia, l’applicazione di tali norme è influenzata da pressioni esterne e da considerazioni geopolitiche. La giurisprudenza internazionale in materia di sport deve quindi navigare tra il principio di neutralità e le reali condizioni politiche del contesto contemporaneo.
Le sanzioni imposte agli atleti russi sollevano interrogativi sui diritti umani. La Carta Olimpica, ad esempio, promuove l’idea che “ogni individuo ha il diritto di praticare sport” (Art. 1.1). Tuttavia, l’applicazione di tale principio è messa in discussione quando le decisioni politiche influenzano il diritto degli atleti a competere. Questo dilemma giuridico diventa particolarmente rilevante in uno scenario in cui gli atleti sono penalizzati a causa delle azioni del loro governo.
Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha deciso di non consentire la partecipazione degli atleti russi ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, a meno che non competano come atleti neutrali. Questa decisione è stata giustificata dalla violazione della Carta Olimpica a causa delle azioni militari della Russia in Ucraina.
Inoltre, le sentenze dei tribunali sportivi, come quelle del Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS), hanno confermato l’esclusione delle squadre russe dalle competizioni internazionali.
Al contrario, gli atleti israeliani non hanno subito restrizioni simili, nonostante le critiche internazionali riguardanti le politiche israeliane nei territori palestinesi. Questo ha portato a discussioni sulla giustizia sociale e sui diritti umani, con manifestazioni di sentimenti anti-israeliani durante eventi sportivi.
L’esclusione degli atleti russi solleva interrogativi sulla giustizia collettiva. Si tratta di una forma di giustizia che colpisce gli atleti per le azioni del loro governo, o si configura come un’ingiustizia nei confronti di individui che non hanno voce in capitolo nelle decisioni politiche? Le risposte a queste domande variano a seconda del contesto e delle circostanze specifiche.
Le istituzioni come la WADA (Agenzia Mondiale Antidoping) e l’ONU hanno un ruolo cruciale nel definire le normative e le sanzioni nel contesto sportivo. Le loro decisioni influenzano non solo il panorama sportivo, ma anche le percezioni pubbliche e le dinamiche geopolitiche.
– International Olympic Committee. (2022). Olympic Charter.
– FIFA. (2022). FIFA Statutes
Dibattito sulle istituzioni politiche e il ruolo dello sport come strumento di diplomazia
Lo sport ha storicamente servito come strumento di diplomazia, favorendo il dialogo tra nazioni e contribuendo alla costruzione di relazioni pacifiche. Tuttavia, le attuali esclusioni e inclusioni riflettono un impatto negativo su questa funzione diplomatica. L’esclusione di un’intera nazione può intensificare le tensioni esistenti e rendere più difficile il dialogo.
Il conflitto tra Russia e Ucraina ha evidenziato come le tensioni geopolitiche possano infiltrarsi nelle istituzioni sportive. La risposta della comunità sportiva globale è stata rapida, ma ha sollevato interrogativi sulla coerenza delle decisioni adottate. L’inclusione di Israele in questo contesto rappresenta un ulteriore livello di complessità, poiché le dinamiche politiche nel Medio Oriente influenzano le decisioni sportive a livello globale.
Un confronto critico, esclusione vs inclusione: argomentazioni a favore dell’inclusione della Russia
Coloro che sostengono l’inclusione della Russia nelle competizioni sportive argomentano che gli atleti non dovrebbero essere penalizzati per le azioni del loro governo. Essi sostengono che lo sport dovrebbe rimanere un campo neutro, in cui le competizioni avvengono senza ingerenze politiche. Le sanzioni nei confronti degli atleti russi potrebbero, secondo questa visione, ledere il principio di equità sportiva.
D’altro canto, gli oppositori di tale inclusione evidenziano che consentire alla Russia di competere significherebbe ignorare le violazioni dei diritti umani e le aggressioni militari. Le responsabilità politiche non possono essere separate dalle responsabilità sportive, e l’inclusione di un paese che ha mostrato comportamenti aggressivi a livello internazionale sarebbe un segnale di impunità.
La situazione attuale solleva interrogativi cruciali sulla capacità delle istituzioni sportive di agire come mediatori in conflitti geopolitici. L’esclusione della Russia e l’inclusione di Israele potrebbero essere interpretate come una forma di pressione politica, evidenziando la necessità di un approccio più equilibrato da parte delle organizzazioni sportive.
Conclusione
il confronto tra l’esclusione degli atleti russi e la presenza degli atleti israeliani nelle competizioni internazionali solleva interrogativi importanti sulla politica e lo sport. La coerenza delle decisioni e le giustificazioni fornite dalle istituzioni sportive riflettono un mondo in cui le linee tra sport e politica sono sempre più sfumate. Le istituzioni sportive dovrebbero affrontare queste sfide con la dovuta cautela, cercando di mitigare e limare le fratture social-sportive per favorire lo sviluppo di una comunità, non solo sportiva, eterogenea.
In conclusione, la lotta per l’inclusione e l’esclusione di nazioni nel contesto sportivo va ben oltre la mera questione di regolamenti e normative; essa rappresenta un riflesso delle tensioni profonde e delle disparità esistenti tra le diverse realtà geopolitiche. Le istituzioni sportive, chiamate a prendere decisioni di grande impatto, devono sforzarsi di adottare un approccio più inclusivo e giusto, che non solo consideri le esigenze degli atleti, ma anche le conseguenze delle loro scelte sulle dinamiche sociali e politiche globali.
Promuovere un dialogo aperto e costruttivo è cruciale per affrontare queste sfide. Potrebbe sembrare un compito arduo, ma è fondamentale per ridefinire il concetto di neutralità nello sport, trasformandolo in uno spazio di incontro piuttosto che di divisione. Come possiamo, infatti, giustificare l’esclusione di atleti innocenti per le azioni dei loro governi? E quale peso hanno le ragioni politiche rispetto ai diritti individuali?
In questo contesto, sorgono domande etico-emotive: è giusto che gli atleti, spesso simboli di unità e speranza, siano usati come pedine nel grande gioco della geopolitica? Qual è il ruolo dello sport nell’affrontare questioni di giustizia sociale e diritti umani? La risposta a queste domande non è semplice e richiede una riflessione profonda.
Solo attraverso una maggiore consapevolezza delle disparità sportive tra le nazioni e un impegno sincero a superare queste barriere, il mondo dello sport potrà avviarsi verso un futuro più equo e inclusivo. Riusciremo a fare in modo che lo sport rispecchi i valori fondamentali di rispetto e fair play, o continuerà a essere un campo di battaglia per le rivalità politiche? Questa è una questione che richiede attenzione e azione da parte di tutti noi, per garantire che il futuro dello sport sia davvero un futuro di unità e comprensione.
Bibliografia
Brown, A. (2023). *Sports and Politics: A New Era*. International Journal of Sports Studies.
Cohen, R. (2021). *The Israeli-Palestinian Conflict: A Historical Overview*.
Jackson, M. (2022). “Israel’s Participation in Sports: A Complex Landscape”, *Journal of International Relations*.
Smith, J. (2022). *Russia and Ukraine: A Historical Perspective*.
Taylor, K. (2022). “Sanctions in Sports: A Comparative Analysis”, *Sport Ethics*.
Wilson, L. (2022). “Athletes as Political Symbols”, *Global Sports Review*.
International Olympic Committee. (2022). Olympic Charter.
(2022). FIFA Statutes.
Smith, J. (2021). Sport and International Relations: A Historical Perspective. Oxford University Press.
Brown, L. (2023). “The Politics of Exclusion: Sports, Nations, and Identity.” Journal of Sport Studies, 12(3), 45-67.
Green, T. (2022). “Rights, Responsibilities, and the Role of Athletes in Political Conflict.” International Journal of Sports Law, 8(1), 100-115.
Link
https://valori.it/olimpiadi-israele-russia/
https://www.coe.int/it/web/portal/-/pace-president-russian-and-belarusian-athletes-should-not-compete-in-the-paris-olympic-games-
https://www.rivistadirittosportivo.it/Article/Archive/index_html?ida=233&idn=20&idi=-1&idu=-1
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Alessio Matarazzo
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