L’inclusione scolastica tra principio e realtà
La normativa italiana a tutela e garanzia dei diritti fondamentali dei discenti fragili, risale già agli anni ’70, quando il Legislatore ha iniziato a contemplare e disciplinare ogni aspetto necessario a rendere pienamente operativo il principio di inclusione scolastica. In ambito strettamente didattico-pedagogico, fu essenzialmente il Prof. Andrea Canevaro l’artefice di una vera e propria innovazione concettuale: al centro della scuola viene posto il valore della diversità, ed anziché puntare alla “normalizzazione” delle differenze tramite un percorso integrativo, si mira ad una piena ed effettiva interazione tra discenti disabili ed intero contesto scolastico. Secondo l’insegnamento del padre della cosiddetta “Pedagogia Speciale”, la scuola inclusiva deve creare un ambiente educativo in cui tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro condizioni, e nel pieno rispetto delle loro unicità, siano accolti, valorizzati, e supportati, per raggiungere il loro pieno potenziale. Includere significa garantire a tutti l’accesso alle stesse opportunità educative, prestando attenzione alle specifiche esigenze individuali di ciascun discente nell’elaborazione delle lezioni e dei programmi. L’inclusione, nel nostro ordinamento, assurge dunque vero e proprio diritto; lo Stato, che già sancisce costituzionalmente l’eguaglianza sostanziale ed il diritto all’istruzione, si impegna a garantire anche la piena ed effettiva inclusione scolastica degli alunni disabili. Ma cosa succede nella realtà quotidiana? A tale interrogativo, può rispondere soltanto chi vive la disabilità, o chi se ne occupa a vario titolo.
L’inclusione scolastica alla prova dei fatti. Come si diceva, il nostro Paese non presenta carenze normative, tutt’altro; il vuoto che si riscontra è piuttosto di carattere attuativo. Per comprendere cosa significhi quanto asserito, basta fare un confronto tra ciò che la vigente normativa sull’inclusione scolastica prevede, e ciò che avviene in molte scuole italiane di ogni ordine, grado e tipologia. Ebbene, le scuole pubbliche e paritarie hanno l’obbligo di predisporre il Piano Educativo Individualizzato (PEI) per ogni studente disabile certificato, ed hanno l’obbligo di convocare almeno 2 volte all’anno (30 Giugno e 31 Ottobre) il Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione (GLO). Questi due oneri sono fondamentali, in quanto solo in sede di GLO si può discutere ogni aspetto del PEI, e solo attraverso il PEI si può pianificare adeguatamente il processo di inclusione scolastica di ogni alunno fragile, individuando percorsi, metodi, stretegie didattiche, fabbisogno educativo. Accade però che, in molte scuole italiane, i GLO vengano convocati molto tardi rispetto alle date previste, e quando si tengono, raramente portano alla predisposizione di un PEI che sia degno di tale definizione, o che rispecchi le reali esigenze del ragazzo. La diretta conseguenza è che il discente fragile rimane per molti mesi senza un piano educativo, e quando viene predisposto, il più delle volte si presenta come un piano del tutto inadeguato. Il PEI serve altresì ad individuare le risorse umane necessarie al processo di inclusione. La figura più importante è l’insegnante di sostegno, che la normativa esige sia dotato di adeguata preparazione e formazione, con tanto di specializzazioni ad hoc, necessarie a rapportarsi ai vari tipi di fragilità. Oltre al sostegno, l’alunno disabile può disporre di educatori che vengono messi a disposizione dagli Enti locali; costoro hanno funzioni e formazione diverse dall’insegnante di sostegno, ma insieme sono fondamentali per la buona riuscita dell’inclusione scolastica. Ma qual è in tutta Italia (isole comprese) la realtà delle risorse umane? Ogni anno scolastico inzia senza l’assegnazione di tutti gli insegnati di sostegno necessari; si arriva a dicembre (buona che vada…), ed ancora non ci sono le coperture. Gli enti locali, dal canto loro, per ragioni di bilancio non erogano neppure le figure educative, oppure tagliano drasticamente le ore di copertura che erano state previste. Quando finalmente arrivano gli insegnanti di sostegno, sono puntualmente insufficienti, e così iniziano a fare da “tappabuchi” tra una classe e l’altra, “spalmando” le ore su più alunni, con la conseguenza che a nessuno dei ragazzi viene garantito il reale e specifico fabbisogno. E sul fronte preparazione, formazione, e qualifiche? Non è raro che un ragazzo venga seguito da insegnanti ed educatori che, della specifica disabilità dell’alunno, sappiano poco o nulla, e spesso occorre “invocare” l’ingresso in classe dei Terapisti privati affinché possano osservare l’operato del personale che lavora con i ragazzi, ed intervenire su metodi ed approcci. Le suesposte discrasie tra dato normativo e dato reale, sono alcune delle tante, e già delineano un quadro abbastanza desolante; ma il vero dramma è che non c’è “solo” questo. Si potrebbero riportare un’infinità di storie di ordinaria mancata inclusione, nonché di vera e propria discriminazione ai danni di alunni disabili. Molti genitori, che non hanno la forza d’animo e le possibilità economiche per rivolgersi alla giustizia, finiscono con l’accettare ogni sopruso, oppure cambiano scuola innumerevoli volte alla ricerca di quella più inclusiva, o ancora optano per l’istruzione parentale. E così, la “favola bella” dell’inclusione scolastica va miseramente ad infrangersi contro le tristi storie di queste famiglie e dei loro figlioli, che meriterebbero almeno coerenza tra princìpi, norme, e realtà.
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Avv. Ivana Consolo
Sono l'Avv. Ivana Consolo e dal 2010 esercito la Professione Forense presso il Foro di Catanzaro.
Mi sono laureata nel 2007, presso l'Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro, conseguendo il voto di 110/110 e Lode Accademica, con una tesi in Diritto di Famiglia dal titolo: "La capacità di discernimento del minore e la riforma dell'adozione".
Il mio ambito di attività è costituito prettamente dal Diritto Civile; ma negli ultimi anni, sto dedicando la quasi totalità del mio tempo e del mio lavoro alla tutela delle disabilità, più precisamente dei ragazzi autistici e dei loro Caregiver. Molto soddisfacente è anche la mia attività di commentatrice giuridica per Il Sole 24 Ore, con cui collaboro dal Settembre 2021.
Lavoro in autonomia presso il mio Studio Professionale, sito in Catanzaro, Viale De Filippis n. 38. Mi fa piacere richiamare l'attenzione sul mio Sito Web IVANA CONSOLO, e sul Gruppo Facebook (da me creato e gestito) Autismo Diritti e Tutele
Da sempre ho una naturale abilità nella scrittura, e per questo sono qui, ad offrire a chi avrà la bontà di leggere, ciò che periodicamente redigo.