L’Intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione, una nuova opportunità
Sommario: Premessa – 1. Le possibili applicazioni nella pianificazione e nella gestione delle emergenze – 2. La Gestione dei Servizi Pubblici – 3. La Regolamentazione
Premessa
L’adozione dell’IA promette di aprire un capitolo nuovo anche nel mondo delle pubbliche amministrazioni.
Sembra difficile immaginare l’introduzione dell’intelligenza artificiale (IA) nella pubblica amministrazione in realtà rappresenta una grande opportunità che occorre cogliere per un’amministrazione pubblica più efficiente, trasparente e inclusiva.
L’applicazione più immediata attiene alle modalità di erogazione dei servizi pubblici, interpretando infatti le esigenze dei cittadini è in grado di attuare una gestione più efficiente e una risposta più rapida.
Nel modello del Post-digital Government, le Pubbliche Amministrazioni devono essere in grado di utilizzare i dati per creare valore tangibile per i cittadini, comprendendone e anticipandone i bisogni e personalizzando servizi e soluzioni.
Questo approccio, che pone al centro della PA Post-digitale la persona, con i suoi bisogni, i suoi diritti e le sue aspettative, è realizzabile mediante il presidio di alcune dimensioni rilevanti, in particolare: l’empatia (cognitiva, emotiva ed esperienziale) che presuppone la conoscenza e l’anticipazione delle esigenze di cittadini e imprese, sulla base dei dati disponibili e della loro elaborazione; il valore che la PA può generare e misurare rispetto alla collettività, grazie all’utilizzo dell’AI; la fattibilità delle soluzioni tecnologiche e organizzative realizzate, considerata secondo tre dimensioni fondamentali.
La prima è, ovviamente, la maturità delle innovazioni disponibili. La seconda riguarda le competenze delle persone che lavorano nella PA e la loro capacità di garantire tali soluzioni, assicurando la coerenza, la qualità e la non discriminazione, governando gli algoritmi, i dati e i risultati del loro utilizzo. Infine, la fattibilità passa per le competenze digitali dei cittadini e conseguentemente la disponibilità di soluzioni che consentano di non escludere chi non abbia accesso alla fruizione dei servizi digitali, assicurando coerenza a tutte le forme di erogazione in ottica di inclusione.
Il presidio di queste dimensioni permette lo sviluppo di una società in cui le persone rimangono il centro dell’intero ecosistema e favorisce, nel tempo, una sempre più diffusa consapevolezza delle potenzialità e del corretto utilizzo della tecnologia.[1]
1. Le possibili applicazioni nella pianificazione e nella gestione delle emergenze
Sicuramente trattasi di strumento versatile che attraverso l’implementazione di sistemi predittivi può essere applicato per la pianificazione urbana e la gestione delle emergenze.
Il processo di trasformazione iniziato con la digitalizzazione – ovvero la trasformazione in numeri di fenomeni fisici, logici, umani e sociali e la loro successiva e conseguente elaborazione con sempre maggiore capacità di calcolo – è attualmente entrato in una fase successiva, potenzialmente ancora più radicale, grazie allo sviluppo e alla diffusione delle intelligenze artificiali, in particolare quella generativa[2]
Appare chiaro che la trasformazione digitale della pubblica amministrazione non può prescindere dall’introduzione dell’IA nei processi amministrativi pubblici.
La possibilità di elaborare grandi quantità di dati e fornire analisi predittive permette di prospettare una gestione sempre più strategica e lungimirante delle risorse pubbliche, attuando un cambiamento epocale nelle modalità di interazione fra la PA e i cittadini, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza operativa e la soddisfazione degli utenti con servizi sempre più personalizzati e interattivi. Alcuni sistemi hanno già cominciato ad affermarsi, a partire da applicazioni per ottimizzare il traffico urbano fino a soluzioni per una gestione più efficiente delle risorse sanitarie, in grado di facilitare e ottimizzare il rapporto e la comunicazione fra le amministrazioni e i cittadini[3].
Questo processo di integrazione, tuttavia, implica – come già anticipato – problematiche fondamentali relative alla sicurezza dei dati, alla privacy degli utenti e all’etica dell’automazione dei processi decisionali, che devono essere orientati ad assicurare il pieno bilanciamento dell’innovazione tecnologica con i diritti individuali e i principi democratici.
2. La Gestione dei Servizi Pubblici
L’introduzione dell’intelligenza artificiale nei servizi pubblici ha innescato una trasformazione rivoluzionaria nelle modalità con cui questi vengono gestiti ed erogati.
Fra gli impatti più significativi dell’introduzione dell’IA all’interno delle amministrazioni pubbliche spicca la possibilità di automatizzare processi complessi e ripetitivi, aumentando l’efficienza grazie alla riduzione del carico di lavoro manuale e migliorando la precisione, minimizzando nel contempo il rischio di errori umani. Basti pensare, ad esempio, all’automazione della gestione documentale, dell’elaborazione delle richieste di prestazioni e servizi e all’elaborazione dei big data per la pianificazione urbana.
Nell’ambito della sanità pubblica, l’IA può essere utilizzata per analizzare i dati dei pazienti e fornire indicazioni personalizzate, migliorando così l’outcome delle terapie e dei successivi follow-up. Allo stesso modo, nei sistemi di trasporto pubblico, l’intelligenza artificiale può ottimizzare le rotte e gli orari in base ai dati del traffico rilevati in tempo reale, aumentando l’efficienza e riducendo i tempi di attesa per i viaggiatori[4].
Attraverso l’analisi predittiva,l’IA può aiutare le amministrazioni pubbliche ad anticipare e rispondere proattivamente alle esigenze dei cittadini, identificando tendenze e modelli nei dati relativi alla domanda dei servizi e permettendo di allocare risorse in modo sempre più strategico ed efficace.
Non solo: gli assistenti virtuali e le chatbot possono fornire assistenza e risposte in tempo reale ai cittadini, eliminando barriere linguistiche e facilitando l’accesso e il supporto alle persone con disabilità, così da rendere i servizi pubblici sempre più inclusivi e accessibili a una gamma sempre più vasta di utenti.
3. La Regolamentazione
È essenziale che i sistemi di IA siano governati da normative chiare e da principi di trasparenza che preservino la fiducia dei cittadini, attraverso una mappa normativa in grado di identificare e regolamentare i sistemi ad alto rischio e di porre le basi per un loro utilizzo consapevole e responsabile.
In concomitanza con l’adozione dell’A.I. Act da parte del Parlamento europeo, il Governo italiano ha mosso i primi passi verso l’adozione di un testo di legge che disciplini l’uso dell’intelligenza artificiale.
Il disegno di legge individua criteri regolatori capaci di riequilibrare il rapporto tra le opportunità che offrono le nuove tecnologie e i rischi legati al loro uso improprio, al loro sottoutilizzo o al loro impiego dannoso”. Vengono introdotte norme di principio e disposizioni di settore “che, da un lato, promuovano l’utilizzo delle nuove tecnologie per il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e della coesione sociale e, dall’altro, forniscano soluzioni per la gestione del rischio fondate su una visione antropocentrica”.
Sono cinque gli ambiti di intervento del ddl: strategia nazionale per l’intelligenza artificiale, il documento che garantisce la collaborazione tra pubblico e privato, coordinando le azioni della pubblica amministrazione in materia e le misure e gli incentivi economici rivolti allo sviluppo imprenditoriale ed industriale; Autorità nazionali per l’intelligenza artificiale, che sono individuate nell’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) e nell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN); azioni di promozione; tutela del diritto di autore; sanzioni penali.
Si prevede una delega al governo per adeguare l’ordinamento nazionale al Regolamento UE in materie come l’alfabetizzazione dei cittadini in materia di IA (sia nei percorsi scolastici che in quelli universitari) e la formazione da parte degli ordini professionali per professionisti e operatori. La delega riguarda anche il riordino in materia penale per adeguare reati e sanzioni all’uso illecito dei sistemi di IA come la diffusione illecita di contenuti generati o manipolati con l’intelligenza artificiale.
Andando poi alle disposizioni di settore troviamo la Pubblica Amministrazione – accanto a Sanità e disabilità, Lavoro, Attività giudiziaria, Cybersicurezza nazionale – per la quale, riportando il breve paragrafo del comunicato stampa, “si regola l’utilizzo dell’IA nel settore dell’attività della pubblica amministrazione per garantire il buon andamento e l’efficienza dell’attività amministrativa dando centralità al principio dell’autodeterminazione e della responsabilità umana”.
Il disegno di legge contiene una serie di principi da applicare ai settori: dell’informazione, dello sviluppo economico, della sanità, delle professioni intellettuali, dell’attività giudiziaria, della tutela degli utenti, del diritto d’autore e, infine, anche della tutela penale.
L’art. 4 si occupa dell’uso dei sistemi di I.A. in materia di informazione, prevedendo la tutela della democraticità e del pluralismo dei mezzi di comunicazione; le informazioni relative al trattamento di dati personali devono essere chiare e accessibili a chiunque, al fine di garantire ai diretti interessati la facoltà di opporsi alla loro condivisione.
Il governo ritiene l’investimento nei sistemi di intelligenza artificiale un passo fondamentale per favorire lo sviluppo del tessuto imprenditoriale italiano; per questo motivo, l’art. 5 stabilisce che lo Stato e gli altri enti pubblici: -promuovano l’utilizzo nei processi di produzione dell’I.A. per migliorare l’interazione uomo-macchina e incrementare la produttività; -favoriscano lo sviluppo di un mercato italiano dell’intelligenza artificiale innovativo e aperto; -garantiscano alle imprese impegnate nel settore l’accesso a dati di alta qualità; -indirizzino le piattaforme digitali di approvvigionamento di cui si servono le pubbliche amministrazioni in modo che vengano privilegiate quelle soluzioni che garantiscono la localizzazione ed elaborazione dei dati critici presso data center posti sul territorio nazionale.
Per quanto riguarda l’ambito sanitario, l’uso di sistemi di I.A. non deve tradursi nella selezione di criteri discriminatori per l’accesso alle cure e alle prestazione mediche. Il principio del consenso informato viene declinato nel dovere di informare il paziente circa l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale.
La disciplina dell’uso dell’I.A. è altresì cruciale nelle professioni intellettuali, ove può essere adoperata solo per lo svolgimento di attività meramente strumentali e, comunque, con prevalenza dell’attività umana.
È proprio la centralità dell’uomo nei processi decisionali l’elemento che ritorna per i diversi settori: nelle professioni intellettuali l’IA potrà essere utilizzata per attività strumentali e di supporto, mantenendo però la prevalenza del pensiero critico umano; così nelle pubbliche amministrazioni l’uomo resta unico responsabile dei provvedimenti finali e dei procedimenti in cui pur sia stata utilizzata l’intelligenza artificiale[5].
Anche in ambito giudiziario, i sistemi di intelligenza artificiale saranno utilizzati esclusivamente per l’organizzazione e la semplificazione del lavoro giudiziario nonché per la ricerca giurisprudenziale e dottrinale.
Poiché l’uso dell’intelligenza artificiale si interseca spesso con la tutela degli utenti dei servizi audiovisivi o radiofonici e con la materia del diritto d’autore, l’art. 23 del d.d.l. stabilisce che qualsiasi contenuto informativo trasmesso su qualsiasi tipologia di piattaforma audiovisiva o radiofonica che sia stato interamente creato o modificato con sistemi di I.A. deve essere reso, a cura dell’autore o del titolare dei diritti di sfruttamento economico, riconoscibile da parte degli utenti mediante apposizione di un segno identificativo o una marcatura incorporata con dicitura “I.A.”.
In materia di tutela del diritto d’autore, invece, il d.d.l. all’art. 24 prevede la modifica dell’art. 1, L. 633/1941 in base alla quale rientrano tra le opere dell’ingegno, e dunque sono tutelate dalla predetta legge, anche quelle che siano state create con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, ove l’apporto umano sia comunque “creativo, rilevante e dimostrabile”.
Infine, il governo interviene anche in materia penale, punendo l’uso distorto dei sistemi di intelligenza artificiale, capace di creare nocumento a beni giuridici di un certo rilievo, come l’integrità morale degli individui.
Infatti, viene introdotta una nuova fattispecie di reato all’art. 612-quater c.p., che punisce “Chiunque, al fine di arrecare nocumento a una persona e senza il suo consenso, ne invia, consegna, cede, pubblica o comunque diffonde l’immagine, un video o la voce, falsificati o alterati mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e idonei a indurre in inganno sulla loro genuinità” con la reclusione da sei mesi a tre anni ovvero da uno a cinque anni se dal fatto deriva un danno ingiusto. Sono altresì previste una serie di aggravanti concernenti l’uso dell’intelligenza artificiale agli articoli 61, comma 11-novies, 494 e 501 c.p.
[1] Michele Petrocelli: La PA empatica nell’era Post-digitale
[2] Michele Petrocelli: La PA empatica nell’era Post-digitale
[3] Claudia Bertozzi: Intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione: sfide e opportunità
[4] Claudia Bertozzi: Intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione: sfide e opportunità
[5] Michela Stentella: Quanto e come impatterà l’IA sulla PA? Ecco cosa pensano i cittadini italiani
Salvis Juribus – Rivista di informazione giuridica
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