L’Italia verso la regolamentazione delle criptovalute?

L’Italia verso la regolamentazione delle criptovalute?

Il decreto del MEF, pubblicato in G.U. il 17.02.2022, può essere visto come un primo passo verso il riconoscimento e la regolamentazione delle criptovalute del nostro ordinamento. In questo approfondimento si cercherà di capire l’incisività di tale normativa, anche in considerazione dell’ampia portata del mondo virtuale.

Sommario: 1. Lo scenario attuale – 2. Il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze – 3. Decreto MEF e economia decentralizzata – 4. Conclusioni

 

1. Lo scenario attuale

In considerazione delle legittime preoccupazioni circa il rapporto tra le criptovalute e i reati di riciclaggio e finanziamento del terrorismo, problematica nata fin dalla nascita di Bitcoin e tornata alla luce con lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, pare opportuna una riflessione sull’emanazione del decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 febbraio 2022.

Tale intervento normativo è stato emanato dal MEF come conseguenza del d.lgs. n. 90/2017 [1], con il quale il legislatore italiano ha dato attuazione alla Direttiva europea relativa alla prevenzione della commissione di reati.

L’anonimato delle transazioni effettuate mediante le svariate blockchain, l’accesso delocalizzato, l’inesistenza di un controllo sulle transazioni e il sempre maggior numero di investitori in criptovalute si sono presentati come elementi in grado di aumentare la criminalità e la commissione di illeciti anche in questo nuovo mondo finanziario.

In particolare, i legislatori europei e nazionali hanno preso in considerazione la capacità delle criptovalute di favorire il riciclaggio di proventi illeciti a livello globale e di finanziare con una certa immediatezza gruppi terroristici situati su un territorio di larga scala.

Tuttavia, tale normativa è risultata insufficiente e lacunosa a fronteggiare il sempre più dilagante fenomeno delle criptovalute.

2. Il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze

In considerazione di quanto appena affermato, a distanza di cinque anni, il MEF ha deciso di rendere più incisiva la normativa, prevedendo l’istituzione di un registro degli operatori in valute virtuali [2] presso l’Organismo degli Agenti e dei Mediatori creditizi (OAM).

In particolare, il decreto si rivolge a tutti gli exchanger e a tutti i wallet provider che svolgono la propria attività sul territorio italiano, o online a favore di soggetti che sono localizzati in Italia, e prevede l’obbligo in capo a questi soggetti di iscriversi al registro dei cambiavalute istituito presso l’OAM e di avere quantomeno il domicilio in Italia.

Qualora tali obblighi non siano rispettati, gli exchanger e i wallet provider incorreranno in sanzioni per aver svolto un’attività vietata.

Il decreto prevede che tale sezione del registro sia funzionante a partire dal 18 maggio 2022, tuttavia si tratta di un termine non vincolante.

3. Decreto MEF e economia decentralizzata

Sicuramente il decreto del MEF segna il riconoscimento da parte del legislatore italiano del fenomeno delle criptovalute e dell’esigenza di darne una regolamentazione, anche per contrastare i fenomeni di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.

Tuttavia, sebbene sia un notevole passo avanti verso la normativizzazione della materia, il decreto MEF non pare aver raggiunto l’obiettivo prefissato: il legislatore italiano, infatti, non è riuscito a regolamentare tutti i diversi aspetti dei modelli economici presenti nel mondo delle criptovalute.

Si pensi, tra i vari, alla DeFi e agli NFT: fenomeni dell’economia decentralizzata, ai quali non risulta applicabile la recente normativa introdotta dal MEF.

Negli exchange decentralizzati (come la DeFi), infatti, i servizi di exchanger vengono svolti da un protocollo informatico, senza la necessità della presenza di un soggetto che possa essere chiamato ad adempiere agli obblighi previsti nel decreto ministeriale. Problema diverso sorge per gli NFT: essi non sono considerati criptovalute, ma vengono acquistati dagli utenti sulle più svariate piattaforme con le criptovalute e, quindi, potrebbero essere oggetto di riciclaggio o di qualsiasi altra attività illecita in quanto non coperti dagli obblighi di cui al decreto ministeriale.

4. Conclusioni

In conclusione, si può affermare che per gli operatori finanziari nel mercato delle crypto questo decreto introduce degli obblighi non indifferenti.

Tuttavia, si tratta di una normativa non in grado di stare al passo con la velocità con cui questo mondo virtuale si muove e, di conseguenza, lascia spazio ad ampie lacune. Sicuramente, con questo decreto si segna l’inizio della regolamentazione di questo fenomeno virtuale e dilagante e il riconoscimento delle criptovalute è un passo importante per tutti gli investitori.

Ad oggi non si può quindi valutare l’impatto degli obblighi introdotti con il decreto MEF, ma si può pacificamente affermare che il controllo da parte delle Autorità nazionali sarà sempre più pregnante.

 

 

 

 

 

 


Note
[1] Decreto legislativo 25 maggio 2017: “Attuazione della direttiva (UE) 2015/849 relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo e recante modifica delle direttive 2005/60/CE e 2006/70/CE e attuazione del regolamento UE n. 2015/847 riguardante i dati informativi che accompagnano i trasferimenti di fondi e che abroga il regolamento CE n. 1781/2006.
[2] Ex art. 1 del decreto, la valuta virtuale è la rappresentazione digitale di valore, non emessa ne’ garantita da una banca centrale o da un’autorità pubblica, non necessariamente collegata a una valuta avente corso legale, utilizzata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi o per finalità di investimento e trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente.

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