Modelli organizzativi di gestione e sistema 231

Modelli organizzativi di gestione e sistema 231

a cura di Domenica Castellone e Viviana Colombi Evangelista

Premessa. Il rispetto della legalità attraverso un’efficace prevenzione endosocietaria, fatta di politiche, modelli gestionali, procedure decisionali e presidi di monitoraggio e sorveglianza. Con l’obiettivo di implementare l’adozione di regole di comportamento che orientino l’agire collettivo il modello di organizzazione, gestione e controllo di cui al d.lgs. n. 231/2001 rappresenta, senza dubbio, una delle più significative concretizzazioni giuridiche nell’ordinamento interno.

Modelli organizzativi di gestione e sistema 231. Il progetto di ricerca è orientato verso l’analisi della funzione e della struttura dei modelli organizzativi, adottati ex ante ed ex post la commissione del reato-presupposto, e sul ruolo svolto dall’Organismo di Vigilanza.

Infatti, «Per tracciare la filiera dei comportamenti, per definire il limite tra ciò che è conforme e ciò che non lo è rispetto alle regole cui lo stesso ente ha deciso di dotarsi: il modello organizzativo porta alla creazione di un ordinamento giuridico autonomo che è fonte di regole di comportamento e, come qualunque sistema completo, di responsabilità derivanti dall’inadempimento a tali doveri. Tanto si tratta di un ordinamento a sé che il comportamento di chi si discosti dalle regole aziendali risulta, per l’ente, fonte di sanzioni» (Così, MANCINI C., Osservazioni a margine di un’interpretazione giurisprudenziale in tema di responsabilità amministrativa degli enti e modelli organizzativi, in Riv. dir. comm., 2005, p. 61)

Le disposizioni di cui artt. 6 e 7 del d.lgs. n. 231/2001 delineano le indicazioni generali di redazione del modello; non esiste, uno standard di modello organizzativo valido per tutti gli enti; il modello, infatti, deve essere costruito in aderenza alla struttura della società che, in concreto, si appresta ad adottarlo

I criteri di redazione sono articolati su tre diversi livelli, in cui la vincolatività del precetto è inversamente proporzionale al suo grado di determinatezza: legge e fonti subordinate (c.d. hard law), Linee Guida redatte dalle associazioni di categoria (c.d. soft law) e migliori prassi e conoscenze empiriche (c.d. best practice) (LATTANZI G. (a cura di), Reati e responsabilità degli enti, Milano, 2010, p. 155; ASSUMMA B., Il ruolo delle Linee Guida e della best practice nella costruzione del Modello di Organizzazione e di Gestione e nel giudizio d’idoneità di esso, in Resp. amm. soc. ed enti, 2010, n. 4, p. 193 ss.)

In questo contesto, particolare rilievo assume l’attività di Internal Auditing, che andrà indicata nel modello organizzativo, descrivendone i compiti, la strategia e la metodologia di analisi. L’Internal Auditing è un’attività indipendente ed obiettiva di assurance e consulenza, finalizzata al miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dell’organizzazione. Assiste l’organizzazione stessa nel perseguimento dei propri obiettivi tramite un approccio professionale sistematico, che genera valore aggiunto in quanto finalizzato a valutare e migliorare i processi di controllo, di gestione dei rischi e di corporate governance (cfr. BRAMIERI M. – BAGAGLIA D. – FIRMANI A. – MIFSUD A., La responsabilità amministrativa e penale delle imprese, Milano, 2008, p. 290 ss)

Redazione del modello organizzativo 231. I criteri chiari volti alla redazione del m.o.g sulla base dell’esperienza pregressa delle singole categorie dall’entrata in vigore del d.lgs. n. 231/2001, i criteri di progettazione del modello continuano a risentire dello scarso contributo di concretizzazione offerto dalla legge: come si è visto, il decreto in esame si limita a disegnare lo scheletro del modello, in modo tale che esso possa poi essere ritagliato sulla realtà aziendale con la quale si confronta.

Alla luce delle più note pronunce giurisprudenziali relative ai noti casi Impregilo e Thyssenkrupp, si cercherà di colmare le zone d’ombra lasciate dal legislatore circa la corretta ed efficace redazione del m.o.g..

La redazione avviene anzitutto attraverso i parametri di riferimento: mappatura delle aree a rischio di reato, valutazione del sistema di controllo interno, analisi comparativa e piani di miglioramento, redazione del modello vero e proprio, infine formazione e diffusione. I principi generali di redazione si sostanziano nella specificità, idoneità, efficacia, adeguatezza, efficienza e flessibilità, attuabilità e condivisione, dinamicità e validità temporale, unità, comprensibilità, prudenza, coerenza, comparabilità e verificabilità, effettività dell’attività di vigilanza, neutralità o imparzialità, prevalenza della sostanza sulla forma. Orbene individuate le linee guida ricavabili anche dalle Linee Guida di Confindustria resta fermo il fatto che sebbene esista un chiaro modello/scheletro del m.o.g. manca ancora un contributo legislativo, pertanto, sarà l’esperienza pregressa osservabile nella compagine societaria a gettare le basi per una più aderente redazione del m.o.g.

 

 

 

 

 


Riferimenti Bibliografici
ASSUMMA B., Il ruolo delle Linee Guida e della best practice nella costruzione del Modello di Organizzazione e di Gestione e nel giudizio d’idoneità di esso, in Resp. amm. soc. ed enti, 2010
ASSUMMA B., Il ruolo delle Linee Guida e della best practice nella costruzione del Modello di Organizzazione e di Gestione e nel giudizio d’idoneità di esso, in Resp. amm. soc. ed enti, 2010
BARTOLOMUCCI S., Ribadita dalla S.C. la centralità dell’art. 6, d.lgs. 231/2001 nella valutazione giudiziale della idoneità ed effettività del modello, in Resp. amm. soc. ed enti, 2014
BRAMIERI M. – BAGAGLIA D. – FIRMANI A. – MIFSUD A., La responsabilità amministrativa e penale delle imprese, Milano, 2008
BUONOCORE V., La responsabilità da inadeguatezza organizzativa e l’art. 6 del d.lgs. 231/2001, in Giur. comm., 2009
CORRIAS LUCENTE G., Le caratteristiche del Modello Organizzativo esimente, in Resp. amm. soc. ed enti, 2011
EPIDENDIO T. E., Il modello organizzativo 231 con efficacia esimente, in Resp. amm. soc. ed enti, 2010
LATTANZI G. (a cura di), Reati e responsabilità degli enti, Milano, 2010
LEDDA F., Caso Thyssenkrupp. Cassazione settembre 2014. Composizione dell’odv e idoneità dei modelli organizzativi. Spunti di riflessione, in Resp. amm. soc. ed enti, 2015
MANCINI C., Osservazioni a margine di un’interpretazione giurisprudenziale in tema di responsabilità amministrativa degli enti e modelli organizzativi, in Riv. dir. comm., 2005
PIERGALLINI C., La struttura del modello di organizzazione, gestione e controllo del rischio-reato
Riferimenti giurisprudenziali
Cass., sez. un., 18 settembre 2014, ThyssenKrupp, in Cass. pen., 2015
Cass., sez. V, 30 gennaio 2014, Impregilo S.p.A

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