Nel codice penale esiste il reato di violenza domestica?
Nel codice penale non c’è il reato di violenza domestica bensì i reati di atti persecutori, di maltrattamenti contro familiari o conviventi e di lesioni personali che sono disciplinati, rispettivamente, dagli artt. 612 bis, 572 e 582.
Questi reati comprendono più forme di violenza, sia quella che colpisce il corpo che quella che intacca la sfera psicologica.
La violenza domestica in Italia è sempre più diffusa, specialmente dopo i vari lockdown che ci sono stati per la limitazione della diffusione del Covid19. Il lockdown, infatti, ha aumentato ancora di più la paura e ha portato alla luce i problemi nascosti delle famiglie italiane. Il luogo che dovrebbe rappresentare il fulcro della propria esistenza si è così trasformato in un incubo ove i bambini, le donne ma anche gli uomini sono vittima di violenza.
Quante volte diamo per scontato che vittima di violenza sia la donna e non l’uomo?
Da sempre l’uomo è considerato come “il sesso forte”, virile, coraggioso, energico; tuttavia, la prassi dimostra che anche gli uomini soffrono da un punto di vista fisico-psichico a causa della condotta della donna.
L’unione dalla quale nascono i figli e la coabitazione sotto il medesimo tetto dovrebbe rappresentare il nido d’amore ma il più delle volte costituisce una trappola senza una via d’uscita, un’arma a doppio taglio.
La violenza fisica è palese sotto varie sfaccettature mentre quella psichica si confonde con le varie azioni della quotidianità.
E’ sbagliato affermare che vittima di violenza sia soltanto “la donna”.
L’uomo molte volte non si confida con nessuno proprio perché al concetto “uomo” sono associati, sin dalla nascita, determinati stereotipi: “fai l’uomo, non piangere. Dimostra di essere un vero uomo!”, “L’uomo combatte, non piange!”, “Gli uomini non possono avere paura”.
Da ciò possiamo capire che questo problema, per garantire la parità di genere, deve essere risolto con l’educazione senza contribuire alla diffusione di stereotipi inutili perché anche l’uomo ha una sua dignità e non deve soffocare paure, insicurezze e lacrime.
Pertanto la tutela da un punto di vista psichico e fisico deve essere garantita sia all’uomo che alla donna perché si possa parlare di parità di genere. Per comprendere ciò dobbiamo porci una domanda: come mai, frequentemente, oggetto di cronaca è la violenza della donna e non dell’uomo? E qui ritornano i concetti appena menzionati ovvero quello dell’uomo virile, l’uomo che non si confida con nessuno, l’uomo che non ha paura, ha una sua dignità e non denuncia.
La violenza sugli uomini non è solo psicologica ma anche fisica e quest’ultima si tramuta, il più delle volte, in spinte, graffi, morsi e lancio di oggetti e se ciò avviene alla presenza di bambini non è l’ideale perché i bambini sono una tabula rasa e la prassi dimostra che la violenza assistita porta, poi, ad diventare soggetti aggressivi nella società.
Quindi anche gli uomini sono vittime di violenza domestica, una trappola avvolta dal silenzio.
Il correttivo deve essere interno alla società. Ad esempio, è opportuno che i centri antiviolenza rivolgano la loro attenzione non soltanto nei confronti delle donne. La violenza domestica, purtroppo, è indipendente dal genere.
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