Organizzazione e funzione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria

Organizzazione e funzione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria

L’amministrazione penitenziaria ha subìto delle modifiche tra il 1975 e il 1990, passando da una struttura fortemente accentrata ad un’amministrazione decentrata, con lo scopo di avvicinare le richieste dei soggetti alle strutture, in un’ottica di sussidiarietà amministrativa. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria è stato istituito con L. n. 395/90, nell’ambito del Ministero della Giustizia (ex art 110 Cost.) e si occupa di:

– attuazione di politiche improntate sull’ordine e la sicurezza negli istituti e servizi penitenziari e sulla gestione del trattamento dei detenuti e degli internati, compresi quelli ammessi a fruire di misure alternative alla detenzione;

coordinamento tecnico operativo, direzione ed amministrazione del personale e dei collaboratori esterni dell’amministrazione;

direzione e gestione dei supporti tecnici, per le esigenze generali del Dipartimento.

Solitamente il capo del Dipartimento viene scelto tra le più alte cariche della magistratura, soprattutto tra quelle che si sono distinte per l’impegno nella lotta alla criminalità organizzata[1].

La nomina viene fatta dal Ministro della Giustizia e colui che ottiene l’incarico gode delle indennità previste per il Capo della Polizia, il Comandante generale dei Carabinieri ed il Comandante generale della Guardia di Finanza. Inoltre il capo del DAP entra a far parte del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, organo ausiliario esterno di consulenza del Ministero dell’Interno in materia di sicurezza e ordine pubblico[2].

L’Amministrazione penitenziaria centrale e periferica, è articolata in unità organizzative di livello di dirigenza generale. All’apice vi è il Capo del Dipartimento, che deve svolgere funzioni di coordinamento e indirizzo delle varie unità, impegnandosi per contemperare esigenze differenti. Subito al di sotto del Capo del Dipartimento vi è il Vice- Capo Dipartimento, anch’esso generalmente è un magistrato e sotto di lui ci sono i sei Uffici di staff, che comprendono: I) – Segreteria generale; II) – Programmazione finanziaria e controllo di gestione; III) – Attività ispettiva e controllo; IV) – Affari legali; V) – Coordinamento dei rapporti di cooperazione istituzionale; VI) -Cerimoniale e relazioni esterne.

A questi uffici si aggiungono anche l’USPEV, ossia l’Ufficio per la sicurezza del personale e per la Vigilanza ed il G.O.M., ovvero il Gruppo Operativo Mobile. Tali Uffici sono di livello dirigenziale non generale e coadiuvano il Capo del Dipartimento nello svolgimento delle sue attività istituzionali.

Le attività di tali Uffici riguardano la programmazione generale e finanziaria; il controllo di gestione; l’attività ispettiva su tutte le aree dell’amministrazione penitenziaria; le attività legali sul contenzioso; la cura dei rapporti di cooperazione istituzionale e internazionale e della comunicazione interna ed esterna al Dipartimento. L’Ufficio per la sicurezza personale e per la vigilanza – USPEV – e il Gruppo operativo mobile – GOM – costituiscono Uffici di staff del Capo del Dipartimento fino alla riorganizzazione delle loro strutture e alla ridefinizione delle funzioni esercitate.

Sempre nell’ambito dell’amministrazione centrale, accanto al Capo Dipartimento vi sono tre Direzioni generali:

la Direzione Generale dei detenuti e del trattamento, che è articolata in sei uffici di livello dirigenziale non generale e si occupa dell’assegnazione e del trasferimento dei detenuti e degli internati all’esterno dei Provveditorati regionali, della gestione dei detenuti sottoposti ai regimi speciali, del servizio sanitario e attività trattamentali intramurali e infine dell’organizzazione e del funzionamento del laboratorio centrale della banca dati nazionale del D.N.A;

la Direzione Generale del personale e delle risorse, che è articolata in undici uffici di livello dirigenziale non generale e si occupa della gestione del personale, dei beni immobili, mobili e strumentali delle prerogative gestionali in ordine alle relazioni sindacali, oltre che del coordinamento impulso e controllo delle traduzioni e dei piantonamenti sul territorio nazionale;-la Direzione Generale della formazione, che è articolata in quattro uffici di livello dirigenziale non generale e si occupa della formazione del personale assicurando l’unitarietà dei processi formativi anche all’ambito trattamentale esterno degli adulti e dei minori Alla direzione generale fanno capo le Scuole di formazione dirigenziali e le Strutture territoriali di formazione non dirigenziali.

A livello periferico intermedio vi sono undici Provveditorati regionali. Questi sono organi decentrati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e operano nel settore degli istituti e dei servizi per adulti, sulla base di programmi, indirizzi e direttive disposte dal Dipartimento stesso. Le materie rimesse alla loro competenza attengono alla gestione del personale, all’organizzazione dei servizi e degli istituti, ai detenuti e agli internati, ai rapporti con gli Enti locali, le regioni ed il servizio sanitario nazionale nell’ambito delle rispettive circoscrizioni regionali[3]. Le strutture periferiche in capo ai Provveditorati Regionali sono gli istituti penitenziari che si dividono in: 1) istituti di custodia cautelare: case circondariali, all’interno delle quali vi sono imputati e condannati ad una pena non superiore a 5 anni; 2) istituti per l’esecuzione delle pene: case di reclusione, nelle quali vi sono detenuti con pena definitiva e condannati per pene superiori a 5 anni; 3) istituti per l’esecuzione delle misure di sicurezza, nei quali vi sono gli internati nelle case di lavoro.

La composizione del personale all’interno del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria è estremamente eterogenea, poiché tale Dipartimento si avvale di personale appartenente   a     comparti    distinti    tra: dirigenza di   diritto   pubblico  e   dirigenza contrattualizzata, comparto sicurezza (polizia penitenziaria) e comparto funzioni centrali. Il filo conduttore dell’azione amministrativa sarà quello di innalzare i livelli di efficienza, efficacia ed economicità per il potenziamento dei settori chiave dell’Amministrazione, nonché quello di assicurare i massimi di livelli di raggiungimento degli obiettivi strategici fissati, su base triennale, attraverso una specifica programmazione.

La novità più importante della riorganizzazione del Ministero avviato con il DPCM n. 84/2015 riguarda l’assorbimento dell’esecuzione penale esterna nel nuovo Dipartimento della giustizia minorile e di comunità «volta a consolidare l’integrazione dei sistemi metodologici dell’esecuzione penale degli adulti con quella dei minori».

L’intento è quello di generare un sistema di gestione manageriale delle risorse finanziarie a disposizione del settore per le politiche di inclusione, la giustizia riparativa e la mediazione penale. Tale obiettivo si potrà realizzare, creando una nuova linea strategica, volta a rinforzare gli interventi trattamentali per i ristretti e consolidare le interlocuzioni tra l’area detentiva e la comunità sociale, assicurando maggiore omogeneità nell’ambito dell’esecuzione penale, sebbene attraverso una diversificazione degli strumenti da adottare, al fine di razionalizzare le risorse e ridurre la spesa di gestione che rappresenta il fulcro della riforma ministeriale in atto.

 

 

 

 

 

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[1] https://www.giustizia.it/resources/cms/documents/performance_20162018_DAP.pdf .
[3] https://performance.gov.it/performance/piani-performance/allegato/3519 .
[2] https://www.money.it/Dap-cos-e-significato-funzioni-e .

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Chiara Ottaviano

Dottoressa in giurisprudenza. Ho conseguito la laurea presso il dipartimento di Roma tre, ad ottobre 2022, con una tesi in diritto missionario, analizzando gli Acta Apostalicae Sedis dal 1918 al 1963. Attualmente, praticante avvocato in diritto civile, con attenzione al diritto di famiglia ed al diritto fallimentare. A settembre 2023 ho conseguito un Master di II livello in diritto penitenziario e Costituzione, presso il dipartimento di Roma tre, discutendo una tesi sulla condizione delle recluse transgender all'interno dell'amministrazione penitenziaria e sviluppando un grande interesse per la normativa concernente la comunità LGBTQAI+. Ho da poco terminato, presso il dipartimento di Giurisprudenza di Roma tre il corso in materia diritti umani e ONG curato in collaborazione con CILD. Attualmente collaboro come volontaria presso Antigone nell'ufficio del Difensore civico.

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