Praticanti (illusi) avvocati, uguale carne da macello
Diciamoci la verità, a che servono i praticanti avvocati, che inseguono da 18 mesi e più il sogno di indossare la toga tanto amata e ambita?
In questi ultimi due mesi di pandemia ed emergenza sanitaria da Covid-19, ha tenuto banco il dibattito “abilitazione si – abilitazione no”, che tradotto significa, cercare plausibili e logiche soluzioni da adottare nei prossimi mesi, a beneficio di tanti praticanti avvocati.
Ciò a cui si è assistito è a dir poco paradossale, poiché, se da una parte si fronteggiavano le associazioni dei praticanti che, facendo a gara tra di loro a chi la sparava più grossa, tentavano di proporre soluzioni, a vantaggio di chi avesse sostenuto l’esame di abilitazione nel dicembre del 2019, dall’altra si è assistito ad un acceso e caldissimo scontro animato dagli stessi praticanti, i quali apostrofavano e deliziavano le suddette associazioni con insulti e polemiche, iniziando una vera e propria caccia delle streghe.
Per chi non se ne fosse accorto o per chi non faccia parte di questo mondo, la guerra fratricida messa in atto, è andata in scena sul palcoscenico del social network più famoso al mondo, dove se ne sono viste di cotte e di crude.
Ma analizzando effettivamente i dati reali, i dibattiti in streaming, le proposte di legge, oggi credo di essere in possesso di sufficiente materiale per potermi soffermare sui maggiori aspetti di criticità che tale situazione ha sollevato.
Passando ad una rapida disamina delle proposte avanzate, c’è chi ha postulato il passaggio immediato alla, passatemi il termine, “fase 2”, ovvero all’orale, seppur con vistose modifiche; chi ha proposto un’abilitazione de plano; chi avanzava la possibilità di riprendere la correzione degli elaborati.
Pensate che di tutta questa caciara qualcuno ha capito cosa ne sarà di questi poveri disgraziati tirocinanti? Bhe, io un’idea me la sono fatta.
Mi sono chiesto. Come mai questi paladini della legalità e dei diritti umani e costituzionali, escono il naso solamente adesso, a braccetto con qualche politicante, perennemente in campagna elettorale, in cerca di gloria. Quale migliore occasione per entrambe le parti, di manifestare il proprio appoggio e la personale sensibilizzazione ad una categoria, scordata, ignorata e bistrattata da chiunque?
Si badi, non sono di certo qui a fare polemiche o ad alimentare facili focolai. Ce ne sono già fin troppi.
Tale situazione mi riesce difficile da digerire e da accettare, perché parliamoci chiaro, a chi interessa realmente dei sogni, delle prospettive future di lavoro, delle ambizioni dei praticanti avvocati?
Questo non è altro che un grande teatro, finalizzato ad illudere chi veramente crede al sogno di indossare un giorno la toga, e di iniziare a guadagnare i primi spiccioli. Si spiccioli, avete letto bene, perché di spiccioli si tratterà, ed è per questo che l’indignazione e la rabbia dovrebbe crescere ancora di più.
Ad ogni modo, l’aspetto più triste e cupo è dato dalla totale disomogeneità degli stessi praticanti, che non hanno perso tempo ad insultarsi e allo stesso tempo a sentirsi come Gesù nel tempio. Manca un’unità che da tempo si è sempre invocata ma che mai si è realizzata. Siamo egoisti, solitari, in cerca di un successo personale, incondivisibile con nessuno, incompatibili a portare avanti una battaglia volta ad ottenere quello che ci spetta.
In conclusione, ne vincitori ne vinti, si esce sconfitti e basta. Ne escono con le ossa rotte le associazioni dei praticanti, che seppur con impegno hanno avanzato proposte più o meno discutibili e accettabili. Ne escono completamente massacrati gli stessi praticanti, che oltre ad autoflagellarsi, hanno dimostrato qual è la loro vera essenza.
Forse tutto quello che sta succedendo in questi giorni è dunque quello che ci meritiamo veramente. Forse meritiamo di essere dimenticati, sottovalutati e utilizzati per tutti gli scopi possibili ed immaginabili, perché infondo cosa siamo? Solamente carne da macello.
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