Professioni legali: aziende talent-scout e litigation funding
Anno 2022. L’economia che si stava appena rialzando dopo il periodo delle chiusure dettate dal Covid-19, sembra di nuovo fermarsi a causa dell’enorme inflazione, che tocca l’economia reale italiana ed europea.
Per i professionisti del settore legale, un grande problema torna a presentarsi: diventa più complesso confermare il proprio giro di clientela e, ancor di più, pianificare economicamente le entrate per l’anno che verrà. A ribadirlo è il 28,4% degli stessi professionisti, per come emerge dal VI Rapporto Censis sull’avvocatura italiana realizzato per la Cassa Forense su un campione di oltre 30mila avvocati.
Ebbene, pur apparendo paradossale, invertire questa tendenza non sarebbe impossibile, ma comporta alcune scelte di campo. La prima, è quella di iniziare ad incrociare le competenze acquisite con il fabbisogno di quelle che la società oggi riserva. Basti pensare come, in Italia, ci sia carenza di avvocati specializzati in alcune aree, dal diritto amministrativo a quello tributario, che richiedono un livello di assistenza sempre crescente. Ed ancora, a restare scoperti, rispetto alla necessità di assistenza legale aziendale, sono i capitoli della compliance, e dell’evoluzione tecnologica: criptovalute e metaverso, per esempio, sono oggi realtà che vedono aumentare la quantità di investimenti in modo esponenziale, mentre resta ancora timida l’offerta di assistenza legale.
Ed ecco che, in tale direzione, le aziende possono fungere da veri e propri “talent scout” per i professionisti che, per inclinazione ed ambizione, volessero seguire le imprese nei percorsi di innovazione che questo periodo storico comporta.
Un esempio di innovazione in ambito legale? La litigation funding, vale a dire il “finanziamento del contenzioso”, che consta nell’operazione con cui una parte terza acquista il diritto al contenzioso e mette le proprie risorse finanziarie e la propria rete di legali e consulenti specializzati a disposizione di chi vuole tutelare un proprio diritto, per poi dividerne gli eventuali proventi.
Ogni anno molte aziende, e non solo, rinunciano, con ragione, a intraprendere le vie giudiziarie, dal momento in cui temono le tempistiche troppo lunghe e le procedure fin troppo farraginose per far valere i propri diritti, per non parlare dei costi.
Per questo, invece, è nata questa nuova buona prassi che vuole che, in cambio del diritto acquisito, l’azienda operativa in materia di litigation funding sostenga tutti i costi legali e tecnici connessi, assumendosi anche ogni rischio e costo dell’eventuale soccombenza. Come ovvio, tale servizio è fatto su misura per imprese, associazioni, privati, enti e società pubbliche che hanno la necessità di smaltire il proprio magazzino legale.
In conclusione, è possibile affermare come il mercato del mondo legal sia aperto a nuovissime direzioni, che potranno dare spazio alle competenze acquisite da molti professionisti, specialmente i più giovani, interessati a crescere insieme alle necessità delle aziende operanti nei settori in espansione e più pronti a recepirle rapidamente.
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Christian Catera
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