Risarcimento del danno non patrimoniale e cremazione della salma senza consenso dei parenti
Presupposto indispensabile per ottenere il risarcimento di un danno è l’ingiustizia del danno; ciò vuol dire che se c’è ingiustizia il danno cagionato è risarcibile. Il danno ingiusto (contra ius) cioè lesivo di una posizione giuridica altrui è cagionato da un fatto non iure cioè da un fatto non conforme all’ordinamento.
L’interesse leso può essere patrimoniale o non patrimoniale sicché la natura del danno ossia se lo stesso sia patrimoniale o non patrimoniale dipende dalla natura dell’interesse leso. Posta questa differenza è opportuno distinguere tra:
– danno patrimoniale che colpisce i beni che compongono il patrimonio di un soggetto;
– danno non patrimoniale che è il pregiudizio inferto agli interessi non economici, ma di natura personale di un soggetto. Si distinguono tre diverse tipologie di danni non patrimoniali, ma la tripartizione è solo descrittiva in quanto a essere risarcito sarà sempre l’interesse leso ricompreso in quelli non patrimoniali. Si ha dunque: -il danno morale che consiste nella sofferenza interiore del soggetto per l’illecito subito; -il danno biologico che si identifica con la lesione del diritto alla salute di un soggetto accertata da un medico legale e che quindi va liquidato prima di ogni altro pregiudizio trovando la sua fonte nell’art.32 Cost; -il danno esistenziale che si identifica con la violazione dei diritti fondamentali della persona diversi dalla salute.
Proprio in riferimento al danno non patrimoniale è possibile analizzare una recente sentenza emanata dalla Cassazione ossia la sentenza nr.370/2023. In particolare la vicenda portata in Cassazione aveva ad oggetto la richiesta di risarcimento del danno non patrimoniale da parte dei parenti di un defunto la cui salma era stata cremata senza il loro consenso dall’azienda concessionaria dei servizi cimiteriali del Comune di Torino.
In particolare l’azienda aveva inviato all’ attrice una raccomandata con cui la informava che avrebbe proceduto alla cremazione della salma del padre, tuttavia la raccomandata era pervenuta al vecchio indirizzo dell’ attrice sicché né lei né la madre né la sorella avevano prestato il consenso per far procedere l’azienda alla cremazione della salma del padre.
La richiesta di risarcimento del danno non patrimoniale avanzata dall’attrice veniva accolta dal Tribunale di primo grado, e successivamente a seguito dell’impugnazione della decisione del Tribunale di primo grado da parte dell’ azienda, veniva riconfermata in Appello, per cui la resistente impugnava la sentenza di Appello in Cassazione in quanto la stessa riteneva che il regolamento di polizia mortuaria prevedeva la possibilità di procedere alla cremazione delle salme inumate da almeno dieci anni e delle salme tumulate da almeno venti anni senza il consenso dei parenti; tuttavia la azienda, aveva mal interpretato il regolamento di polizia mortuaria il quale prevedeva che l’ Ufficiale di stato civile, solo previo assenso dei familiari o in caso di loro irreperibilità, dopo trenta giorni dalla pubblicazione di specifico avviso nell’ albo pretorio può autorizzare la cremazione delle salme inumate da almeno dieci anni e delle salme tumulate da almeno venti anni, sicché il consenso dei parenti è strumentale alla tutela dell’ interesse cd. secondario al sepolcro.
Si distingue, infatti, tra diritto primario al sepolcro ossia il diritto di essere seppellito o di seppellire altri in un dato sepolcro e il diritto secondario al sepolcro di natura intrasmissibile e personalissima che spetta ai parenti del defunto per poter accedere al sepolcro e opporsi ad ogni trasformazione della salma che risulti essere pregiudizievole.
La Cassazione quindi, ha rigettato il ricorso della ricorrente, affermando che nel caso di specie i parenti del defunto hanno davvero subito una lesione a seguito della cremazione della salma senza il loro consenso e quindi gli spetta il risarcimento del danno non patrimoniale.
Il principio di diritto quindi emanato dalla Cassazione afferma che l’interesse al culto dei defunti non è leso solo dalla distruzione o dispersione del cadavere ma anche da imposizioni di forme di culto che non sono previamente accettate dai parenti. Quindi si può affermare che la cremazione non autorizzata è atto lesivo del diritto di culto, diritto costituzionalmente tutelato la cui lesione implica risarcimento del danno.
Il problema relativo al risarcimento del danno non patrimoniale rileva perché ci si domanda come fa il giudice a stabilire se un danno è ingiusto, sicché lo stesso deve effettuare un giudizio di bilanciamento ossia comparare gli interessi in conflitto delle parti, e, all’esito di tale giudizio in base al principio di prevalenza si stabilisce su quale soggetto ricade la lesione; ciò vuol dire che: – se prevale l’interesse leso del danneggiato il danneggiante deve risarcirgli il danno; – se prevale l’interesse del danneggiante il danneggiato deve sopportare le conseguenze dannose della sua condotta.
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Avvocato Antonella Fiorillo
Laureata in giurisprudenza.
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