Sanzione dell’AGCM ad Apple per pratiche commerciali scorrette
Tar Lazio, sez. I, sentenza 29 maggio 2020, n. 5736
La sentenza Tar Lazio, sez. I, 29 maggio 2020, n. 5736 ha ad oggetto il ricorso promosso dalla “Apple” per l’annullamento del provvedimento dell’AGCM n. 27365 del 25 settembre 2018, con il quale l’Autorità ha accertato due pratiche commerciali scorrette poste in essere dalla società ricorrente.
Una delle pratiche scorrette contestate alla Apple consiste nella proposta insistente, ai consumatori in possesso di iPhone 6/6plus/6s/6splus, di procedere all’installazione del sistema operativo iOS 10 e dei successivi aggiornamenti (tra cui iOS 10.2.1) le cui caratteristiche e impatto sulle prestazioni degli smartphone stessi sono state descritte in maniera omissiva ed ingannevole, senza offrire (se non in misura limitata o tardiva) alcun mezzo di ripristino dell’originaria funzionalità degli apparecchi in caso di sperimentata diminuzione delle prestazioni a seguito dell’aggiornamento.
L’Autorità Garante della Concorrenza ha individuato altresì un’ulteriore pratica scorretta nell’omessa informazione sulle caratteristiche della batteria e specificamente in merito alle condizioni per mantenere un adeguato livello di prestazioni degli iPhone, alla sua durata e alle modalità per la sua corretta gestione al fine di rallentarne la naturale usura e, quindi, in merito alla sostituzione della medesima batteria.
Preme innanzitutto rilevare che l’accertamento riservato all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in sede di verifica di condotte scorrette non investe le caratteristiche tecniche dei vari modelli di smartphone ovvero degli aggiornamenti del sistema operativo. L’Autorità non è dunque tenuta ad esperire una prova tecnica volta a confrontare le funzionalità dello smartphone e della batteria prima e dopo l’installazione degli aggiornamenti. Invero, l’indagine dell’Autorità verte essenzialmente nella verifica di condotte risultate aggressive e scorrette, in conformità a quanto disposto dagli artt. 20, 21, 22 e 24 del Codice del Consumo, nonché contrarie alla diligenza esigibile da uno dei maggiori operatori mondiali del settore, consistenti nell’aver sviluppato e suggerito aggiornamenti firmware per taluni modelli di smartphone, già acquistati dai consumatori, che ne modificano le caratteristiche funzionali e ne riducono in maniera sensibile le prestazioni, inducendoli in errore circa la decisione di procedere all’installazione di tali aggiornamenti.
Il Tribunale adito, con la sentenza in disamina, ha ritenuto una pratica commerciale aggressiva e scorretta, la costruzione di un sofisticato sistema, tecnologico e di marketing, che, attraverso informazioni omissive e pratiche aggressive lungamente, condiziona fortemente il consumatore nelle proprie scelte sotto diversi profili.
Un primo profilo riguarda una sorta di fidelizzazione forzata dell’utente, discendente dalla creazione di un sistema operativo di proprietà che non consente ai dispositivi di interfacciarsi con quelli di altre marche, derivandone che il possessore di un dispositivo è indotto ad acquistare anche gli altri dispositivi elettronici della stessa marca, in modo tale che gli stessi possano agevolmente “dialogare” tra loro.
Il secondo profilo individuato dal Giudice amministrativo concerne la periodica, frequente e insistente proposizione di aggiornamenti software che, di fatto, una volta scaricati, rallentano e riducono le funzionalità dei modelli di smartphone meno recenti, senza che il possessore ne sia informato o pienamente consapevole, con la conseguenza che, il più delle volte, il consumatore è indotto a disfarsi del vecchio modello per acquistare uno smartphone di ultima generazione.
In ultimo, un terzo profilo attiene alla sostituzione della componentistica, ivi compresa la batteria (componente che, già soggetto a normale usura, subisce una repentina accelerazione nel degrado a causa dei pesanti aggiornamenti, di fatto imposti dal Professionista), che il possessore non può effettuare autonomamente con una semplice operazione, come avviene con gli smartphone di altri brand, ma che può essere effettuata soltanto presso un centro autorizzato Apple; per di più spesso incontrando serie difficoltà ad ottenere la sostituzione in garanzia di un componente (batteria) se ne risulta danneggiato un altro (display), con la conseguenza che spesso il consumatore è indotto ad acquistare direttamente un nuovo smartphone, pur di superare tali inconvenienti.
Con riferimento alla pratica relativa la carenza informativa inerente alle caratteristiche della batteria, si evidenzia che dagli elementi acquisiti in istruttoria è risultato che solo a partire dagli ultimi giorni di dicembre 2017 Apple ha fornito ai propri clienti un’informazione adeguata: circa la rilevanza centrale della batteria per le prestazioni degli iPhone; circa le caratteristiche delle batterie in termini di ciclo di vita e la loro capacità di fornire energia in tempi rapidi; circa la necessità di controllare cautelativamente lo stato della batteria in occasione del rilascio di nuovi aggiornamenti software; circa il momento in cui potrebbe rendersi necessario procedere alla sostituzione della batteria.
Appare evidente come le suddette informazioni risultano necessarie al fine di consentire ai privati un corretto uso e mantenere un adeguato livello di prestazioni dei propri dispositivi cellulari e, soprattutto, al fine di consentire un’appropriata durata di vita del prodotto coerente con le richieste e le preferenze degli stessi consumatori.
Ne discende che il Collegio ha ritenuto corrette le considerazioni svolte dall’Autorità, ritenendo le informazioni relative alla batteria aspetti essenziali del dispositivo e, come tali, avrebbero dovuto essere rese disponibili ai consumatori conformemente alla diligenza professionale esigibile da una società appartenente ad un gruppo leader di mercato operante a livello mondiale nel settore dell’alta tecnologia.
Risulta, pertanto, immune da censure la conclusione dell’AGCM per cui le omissioni e le carenti informazioni sulle batterie degli iPhone da parte di Apple fino a dicembre 2017, appaiono integrare una pratica commerciale scorretta ai sensi dell’art. 22 del Codice del Consumo: tale conclusione si fonda sul rilievo che la ravvisata omissione informativa, relativa ad una delle principali caratteristiche del prodotto che ne condizionavano le prestazioni e la durata, ha indotto in errore i consumatori sia nella decisione di acquisto sia, soprattutto, in quella di corretta fruizione e sostituzione degli apparecchi iPhone.
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Alexandra Genovese
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