Scatole nere in auto: la Cassazione frena e solleva dubbi

Scatole nere in auto: la Cassazione frena e solleva dubbi

L’ordinanza 13725/2024 del 16 maggio 2024 della Corte di Cassazione, che si è pronunciata sull’articolo 145-bis del Codice delle assicurazioni private, ha gettato nuova luce su un tema controverso e di grande attualità: il valore probatorio delle registrazioni delle cosiddette “scatole nere” installate a bordo dei veicoli.

Il predetto articolo, come noto, introdotto nel 2017, prevedeva che le registrazioni dei dispositivi di rilevazione dei dati provenienti dai veicoli, in caso di sinistro, facessero piena prova in merito alle dinamiche dell’incidente.

Questa disposizione legislativa, volta a semplificare e accelerare le procedure risarcitorie, aveva suscitato non poche perplessità in dottrina e giurisprudenza, in quanto sembrava attribuire un valore probatorio quasi assoluto a dati raccolti da strumenti privati, senza una regolamentazione specifica in merito alle modalità di installazione, funzionamento e conservazione dei dispositivi.

Con l’ordinanza 13725/2024, la Corte di Cassazione ha posto un freno all’entusiasmo iniziale, affermando che le registrazioni delle scatole nere non possono essere considerate una prova piena, in quanto mancano i necessari decreti attuativi che disciplinino in modo dettagliato le modalità di acquisizione, conservazione e valutazione di tali dati (“Poiché l’art 145 bis del D. Lgs 209/2005 è rimasto privo di attuazione in quanto i relativi decreti, previsti dall’art. 132 bis, non sono mai stati emanati, non è possibile attribuire valore legale ad un dato raccolto da uno strumento prodotto da un privato per un privato senza che sia assoggettato a qualsivoglia forma di controllo o al rispetto di determinati parametri”).

Nel dettaglio gli Ermellini, sollevando non pochi dubbi sulla costituzionalità dell’articolo 145-bis, nella misura in cui attribuisce un valore probatorio così elevato a un mezzo di prova che non offre le necessarie garanzie di imparzialità e attendibilità, hanno evidenziato come l’assenza di un regolamento che definisca le caratteristiche tecniche dei dispositivi, le modalità di installazione e le procedure di verifica della loro integrità rende impossibile attribuire un valore legale pieno alle registrazioni.

Peraltro i Giudici della Suprema Corte hanno altresì chiarito che l’articolo 145-bis non può, in nessun modo, essere interpretato in modo estensivo, attribuendo valore probatorio ai dispositivi già installati prima dell’entrata in vigore dei decreti attuativi.

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni sia per i danneggiati che per le compagnie assicurative, atteso che, in assenza di una regolamentazione chiara, le registrazioni delle scatole nere potranno essere utilizzate come semplici elementi di prova, ma non saranno sufficienti a determinare in modo incontrovertibile la responsabilità in caso di sinistro, conseguentemente,  i Giudici saranno chiamati a valutare con maggiore attenzione le registrazioni delle scatole nere, confrontandole con gli altri elementi di prova disponibili.

L’ordinanza 13725/2024 rappresenta un importante punto di svolta nel dibattito sulle scatole nere e sulla loro utilizzabilità in ambito processuale. La decisione della Cassazione, pur non mettendo definitivamente in discussione l’utilità di questi dispositivi, impone una riflessione più approfondita sulle modalità di utilizzo e sulle garanzie necessarie per assicurarne l’affidabilità.


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