Simulazione della malattia mentale nel processo penale
Introduzione
Con il termine simulazione intendiamo l’intenzionale produzione di sintomi, sia fisici che psicologici, falsi o deliberatamente esagerati, che hanno una motivazione esterna tale da incentivarli. Nel procedimento penale, l’incentivo si concretizza nell’imputato, con il tentativo di limitare la pena o, se possibile, di evitarla completamente. Al fine di smascherare l’inganno, occorre che venga eseguita una accurata quanto accorta perizia, al fine di valutare attentamente il quadro clinico (se esiste!) nel soggetto e poter quindi porre una diagnosi di simulazione. Difatti, per poter giungere a questo risultato, occorrono due importanti requisiti: consapevolezza del soggetto di simulare intenzionalmente il corpus di sintomi psico-fisici; presenza di un incentivo a simulare (elidere la capacità di intendere e di volere, ma anche attenzioni, prescrizioni di farmaci desiderati, esenzioni lavorative etc).
Riferimenti normativi
L’articolo 42 del Codice di Procedura Penale afferma che: “nessuno può essere punito per una azione od omissione preveduta dalla legge come reato, se non l’ha commessa con coscienza e volontà”. Per poter escludere queste due importanti condizioni, occorre riuscire a dimostrare l’assenza del cosiddetto elemento soggettivo del reato. L’articolo 27 della Costituzione infatti, sancisce che la responsabilità penale è personale. Ciò significa che la persona singola è sottoposta alla pena solo se è egli stesso colpevole di condotte meritevoli di censura penale. Ma per poter essere censurato penalmente, la persona deve essere in grado di comprendere e di volere.
La simulazione: aspetti clinici
La simulazione, in ambito clinico, può essere messa in atto con diverse modalità. In base alla tecnica utilizzata, avremo:
Creazione: il soggetto tende a costruire i sintomi psichici basandoli sulle proprie credenze; la malattia viene quindi simulata in base a quello che il soggetto pensa che sia la malattia. Esempio clinico: il soggetto immagina che nella schizofrenia, sussistano sintomi quali allucinazioni, comportamenti strani e deambulazione alterata; sulla base di questi sintomi, cerca di simulare la schizofrenia;
Imitazione: il soggetto prima osserva (o ha osservato) alcuni soggetti con diagnosi conclamata di patologia mentale e ne imita i sintomi. Esempio clinico: il soggetto osserva psicotico e ne imita fedelmente i sintomi;
Rievocazione: il soggetto ha precedentemente avuto una storia psichiatrica importante. Ricorda i sintomi della propria malattia e procede nel simularli rievocandoli. Esempio clinico: il soggetto è guarito da una forte depressione e ne simula nuovamente i sintomi;
Stabilizzazione: il soggetto presenta realmente alcuni sintomi di una reale psicopatologia che però, sono in fase di regressione. Tuttavia, il paziente insiste nel mantenere stabili tali sintomi. Esempio clinico: un soggetto con depressione in fase di regressione mantiene vivi i sintomi principali, al fine di proseguire nel proprio ruolo di sofferente;
Radicamento: in questa tipologia, la persona simula dei sintomi che non possiede fino a farli diventare reali. Esempio clinico: una persona sana psichicamente, inizia ad immaginare di sentire voci (di fatto, si autoconvince di sentirle). Con il tempo, queste voci diventano una situazione normale per il soggetto;
Esagerazione: questa strategia di simulazione consiste nell’aumentare deliberatamente la portata del sintomo. Esempio clinico: un paziente con mal di testa, la amplifica fino a trasformarla in una psicopatologia derivante dalla presenza di un cancro maligno al cervello;
Allegazione: il paziente arricchisce una già presente sintomatologia psichica con alcuni sintomi che derivano da un’altra patologia organica che però, non esiste. Esempio clinico: un soggetto con disturbo della personalità sostiene di trovarsi in queste condizioni per via di un ictus avuto nel passato;
Pretestazione: il paziente tende ad attribuire ad una falsa causalità ad una vera sintomatologia psichica. Esempio clinico: il paziente apprende dal giornale lo scoppio di una fabbrica di fuochi artificiali; allo scopo di ottenere un risarcimento, il paziente simula la propria psicopatologia in riferimento all’esplosione;
Autoinduzione: il soggetto si autoinduce una psicopatologia volontariamente. Esempio clinico: il paziente assume farmaci particolari o droghe psichedeliche che simulano o causano sintomi tali da assomigliare ad una psicopatologia mentale;
Mascheramento: il soggetto tende a mostrare alcuni sintomi che però, nascondono la vera psicopatologia. Esempio clinico: la persona riferisce mal di testa, ansia e ossessione al fine di camuffare un disturbo diverso.
Metodi clinici di indagine su casi sospetti di simulazione
Occorre inizialmente partire da una premessa molto importante. In linea teorica, ogni tipo di disturbo psichiatrico è simulabile. Statisticamente però, un soggetto che simula, propende per un particolare gruppo di sintomi che risultano preferiti da simulare rispetto ad altri. Per poter arrivare a porre una diagnosi di simulazione, occorre indagare una serie di aspetti, provenienti proprio dai sintomi preferiti dai soggetti per le simulazioni. Essi sono:
Delirio
Il delirio, nella clinica, è stato osservato per lunghi secoli ed oggi, si è giunti a tracciarne le caratteristiche nosologiche. Un delirio che NON rispetta i canoni di autenticità si manifesta improvvisamente, viene ostentato continuamente, il suo contenuto è incoerente, non autocentrico (i deliri in genere, sono rivolti sempre verso il proprio Sè) e non si rifanno al vissuto emozionale del soggetto. Infine, sembra non sussistere il fatto che sia legato ad altri elementi della psicopatologia in atto nel soggetto (teoricamente, simulata anch’essa).
Allucinazioni
In linea teorica, ogni area sensoriale può essere colpita dalle allucinazioni. Tuttavia, vi è un’incidenza maggiore per le allucinazioni uditive ed un’incidenza minore per quelle olfattive e gustative. L’area di indagine quindi, è concentrata sulla sensorialità dell’allucinazione. Come per il delirio, le allucinazioni vengono ostentate (mentre dovrebbero essere mascherate dal soggetto), manca la caratteristica autocentrica ed il comportamento allucinatorio viene esagerato in modo pervasivo. Altro indicatore utile ai fini della diagnosi di simulazione, è l’assenza di strategia di gestione delle allucinazioni stesse.
Stato confusionale
Lo stato confusionale acuto è ad insorgenza rapida, veloce e legato all’evento che lo ha cagionato. Pertanto se sussiste una lenta insorgenza, una mancanza di eziologia organica ed un’assenza nelle fluttuazioni sintomatologiche, avremo una simulazione. Altri fattori predittivi sono presenza di delirio lucido e ben strutturato, un decorso cronico ed infine le funzioni cognitive vengono conservate a settori (quindi, il soggetto ragiona bene ma dice di non ricordare determinati eventi).
Mutismo
Quando il soggetto simula il mutismo, tende a farlo comparire improvvisamente, in assenza di una patologia che possa ricomprenderlo come sintomo principale, non pone in atto alcun tentativo di comunicare con qualcuno ma sussistono risposte a stimoli improvvisi.
Depressione
La depressione è una patologia a lenta insorgenza. Pertanto, la sintomatologia brusca, con scarsa pervasività comportamentale ed un’ostentata comunicazione dei sintomi, portano ad una diagnosi di simulazione. Altri sintomi simulati possono essere la presenza di reattività ad alcune situazioni o la mera e settoriale compromissione di solo alcune aree funzionali (settorialità).
Mania
Il soggetto maniaco che simula presenta una decisa sensibilità agli stimoli ed una assenza compromissione delle aree funzionali. Ha una falsa risposta ai farmaci ed un’improvvisa remissione.
Test psicodiagnostici
Al fine di avere un quadro clinico utile a porre diagnosi di simulazione è possibile eseguire il test denominato MMPI-2, il test di Rorscharch e i test di intelligenza. Inoltre, durante il colloquio anamnestico, è utile sottoporre il soggetto alle Scale SADS e SIRS che si occupano di individuare e valutare globalmente i sintomi di esordio, la loro durata e la loro gravità. In presenza di risposte contraddittorie, rare o di eccessiva gravità o inconsistenti e contraddittori, è ragionevolmente dedurre che il soggetto stia simulando.
Conclusioni
Con l’avvento di una sempre più capacità dei soggetti di accedere all’informazione clinica, i casi di simulazione possono crescere in modo esponenziale. La capacità di un soggetto, di simulare una patologia, dipende quindi dall’addestramento che si prefigge al fine di rendere veritiero il proprio stato mentale e rendere complesso il processo di diagnosi simulatoria. I tentativi di dimostrarsi incapaci di intendere e di volere simulando una patologia psichiatrica possono essere utilizzati da una pluralità crescente di persone, proprio per la possibilità che si ha di accedere agevolmente a testi, articoli e seminari che parlano di un particolare disturbo psichico, prendere i dovuti appunti e addestrarsi autonomamente nel manifestare detti sintomi. Fortunatamente, l’occhio clinico di un esperto, tende sempre ad accorgersi della simulazione e i test predittivi attualmente in vigore, sono molto attendibili. Pertanto, simulare una patologia è cosa molto complessa e nella pluri-maggioranza dei casi, soggetta a smascheramento.
Vittorio Volterra, Psichiatria forense, criminologia ed etica psichiatrica, Edra Edizioni, Milano, 2017
Luigi Tramontano, Codice Penale Commentato, Tribuna Stadium, Piacenza, 2020
Autori Vari dell’American Psychiatric Association, DSM-5, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali
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Massimiliano dr Conte
Laurea in scienze e tecniche psicologiche, conseguita nel 2008;
Laurea magistrale in psicologia, conseguita nel 2019;
Esperto in psicodiagnostica clinica e forense;
Facilitatore in Mindfulness;
Musicoterapeuta ed arteterapeuta;
Criminal Profiler;
Pubblicato due libri:
Come e perchè amiamo;
Enciclopedia Essenziale ed Illustrata delle Parafilie Sessuali.
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