L’assicurazione che resiste in giudizio non avendo elementi paga il quadruplo
Tribunale Tivoli, sentenza n. 2428/2015
a cura di Giacomo Romano
L’assicurazione che anziché risarcire il danno alla vittima di incidente stradale, prende tempo scegliendo di resistere in giudizio senza avere prove a suo favore, rischia di pagare il quadruplo per lite temeraria.
Lo ha chiarito il Tribunale di Tivoli, con una recente sentenza che può definirsi “esemplare” con la quale ha condannato le compagnie assicurative dei veicoli responsabili di un incidente a danno di un giovane trentenne al pagamento delle spese aggravate, ex art. 96, ultimo comma, c.p.c., per un importo pari al quadruplo delle spese processuali, già liquidate (nelle mani dell’avvocato antistatario) nella misura massima di 25mila euro.
Diritto delle assicurazioni Copertina flessibile – 4 apr 2016 di
Nel caso di specie, il danneggiato, mentre attraversava a piedi una via cittadina in un tratto privo di strisce pedonali veniva investito da una macchina proveniente ad alta velocità. Subentrava da tergo una seconda autovettura che, a seguito della brusca frenata, tamponava la prima, spingendola a salire sulla vittima con la scocca.
Come da Ctu, al ragazzo (che si sottoponeva a diversi interventi chirurgici e ad una lunga riabilitazione) venivano liquidati oltre 213mila euro con personalizzazione massima.
Quanto alla responsabilità per il Tribunale, la causa del sinistro era da addebitare per il 95% alla prima autovettura per la velocità “certamente non adeguata alla situazione di assenza di illuminazione” e solo in via marginale (il 5%) al veicolo sopraggiunto.
Il giudice ha, poi, condannato entrambe le compagnie assicurative “al pagamento delle spese aggravate per lite temeraria, in quanto è evidente che hanno resistito in giudizio senza aver liquidato il danno che – stanti le competenze delle assicurazioni – era certamente ben noto alle parti“, enfatizzando invece “elementi del tutto trascurabili o addirittura equivoci“, per di più nei confronti di uno straniero senza fissa dimora, il cui status “è notoriamente elemento che gioca a sfavore della vittima, come certamente noto alle compagnie assicuratrici, che difficilmente avrà accesso alla giustizia“.
Pertanto, il Tribunale ha ritenuto equo condannare “ogni compagnia assicuratrice a pagare una somma pari al quadruplo delle spese legali, in favore di parte attrice ex art. 96 u.c. c.p.c.“. Del resto, l’istituto delle spese aggravate, ha affermato il giudice, è finalizzato “a disincentivare le cause defatigatorie e strumentali e deve essere parametrato alla capacità ed alla forza giuridica della parte ed alla posizione di vantaggio che parte colposamente resistente vanta nel confronti dell’avente ragione“. Ed è fatto notorio “l’esistenza di un enorme contenzioso (che rallenta ulteriormente la giustizia) che vede soccombenti le compagnie assicuratrici e che è generato da intenti defatigatori delle compagnie assicuratrici stesse, nel palese tentativo di indurre le parti ad accettare somme inferiori al dovuto in tempi brevi o, al contrario, dover sottostare ai lunghi tempi della giustizia e, non da ultimo, al rischio di errori processuali”.
In conclusione, siffatti comportamenti non possono certo essere tollerati, in quanto ciò “si tradurrebbe, inevitabilmente, in un vantaggio economico che, in un’ottica imprenditoriale, è destinato sempre e comunque ad alimentare il contenzioso, stanti gli evidenti vantaggi che per l’impresa assicurativa ne derivano“.
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avv. Giacomo Romano
Ideatore, coordinatore e capo redazione at Salvis Juribus
Nato a Napoli nel 1989, ha conseguito la laurea in giurisprudenza nell’ottobre 2012 con pieni voti e lode, presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, discutendo una tesi in diritto amministrativo dal titolo "Le c.d. clausole esorbitanti nell’esecuzione dell’appalto di opere pubbliche", relatore Prof. Fiorenzo Liguori. Nel luglio 2014 ha conseguito il diploma presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Subito dopo, ha collaborato per un anno con l’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Napoli occupandosi, prevalentemente, del contenzioso amministrativo. Nell’anno successivo, ha collaborato con uno studio legale napoletano operante nel settore amministrativo. Successivamente, si è occupato del contenzioso bancario e amministrativo presso studi legali con sede in Napoli e Verona. La passione per l’editoria gli ha permesso di intrattenere una collaborazione professionale con una nota casa editrice italiana. È autore di innumerevoli pubblicazioni sulla rivista “Gazzetta Forense” con la quale collabora assiduamente da giugno 2013. Ad oggi, intrattiene collaborazioni professionali con svariate riviste di settore e studi professionali.