Licenziamento ed obbligo di reperchage: prova più dura per il datore

Licenziamento ed obbligo di reperchage: prova più dura per il datore

a cura di Giuseppe Di Micco

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione lavoro, ha operato un cambio di rotta sotto il profilo dell’onere della prova in capo al lavoratore in caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, ossia quando il datore è costretto a recedere dal rapporto di lavoro per motivi legati all’andamento ed alla produttività aziendale, laddove questi versi nell’impossibilità di ricollocare il lavoratore in altra posizione equivalente o con mansioni inferiori con il suo consenso.

Nel caso di specie, il lavoratore lamentava una non esatta valutazione dell’inadempimento della società datrice all’obbligo di reperchage, nonché una mancata esatta valutazione della disponibilità manifestata in merito alla possibilità di svolgere mansioni anche inferiori.

Per gli Ermellini, accanto all’onere del datore di provare l’effettiva impossibilità di impiegare il lavoratore in altre mansioni compatibili con la qualifica rivestita, in relazione al concreto contenuto professionale dell’attività cui il lavoratore era precedentemente adibito, la giurisprudenza sosteneva l’onere del lavoratore che impugnava il licenziamento di allegare l’esistenza di altri posti di lavoro per la sua ricollocazione, in virtù di un obbligo di cooperazione processuale. Tale assunto non può, tuttavia, essere pienamente condiviso, poiché tale onere non può essere posto né direttamente, né indirettamente in capo al lavoratore, in quanto lo stesso versa nell’impossibilità di conoscere le ragioni effettive dell’organizzazione aziendale, che invece conosce il datore. consulenza legale salvis juribus

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Giuseppe Di Micco

Laureato in Giurisprudenza con votazione di 110 e lode, tesi in diritto canonico, relatore prof. Mario Tedeschi. Ha svolto la pratica forense presso l’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Napoli, mediante una diretta attività di partecipazione alle udienze in tribunale, nonché nello studio dei casi pratici per la redazione di atti giudiziari e pareri. Praticante abilitato, collabora presso studi legali in materia di diritto civile e diritto del lavoro. Dottore di ricerca in diritto canonico ed ecclesiastico presso l’Università degli Studi di Milano, ha approfondito come tema di ricerca il problema della consumazione del matrimonio nei diritti religiosi (diritto ebraico, canonico, ed islamico). Collaboratore alle cattedre di diritto ecclesiastico, diritto canonico, diritti confessionali e storia e sistemi dei rapporti tra Stato e Chiesa, del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli. Collabora attivamente anche presso le strutture ecclesiali, in particolare negli ambiti liturgici e della formazione giovanile.

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