Matteo Renzi annuncia le sue dimissioni dopo il referendum
Dalla sala dei Galeoni di Palazzo Chigi – poco dopo la mezzanotte – è andato in onda il mea culpa dell’ormai ex presidente del Consiglio. Ringraziamenti e ammissioni di responsabilità. «Sono tutte mie. Io ho perso, non voi». Al suo team ha detto: «Salgo al Colle per dare le mie dimissioni. Io ho perso e non me la sento di continuare come potrebbe scegliere di fare qualcun altro pensando che la nottata deve passare. No. Voi che avete lavorato per quel progetto che avevamo condiviso di dare al Paese una nuova chance di miglioramento, lo avete fatto nel migliore dei modi. Io ho perso – ha ribadito – non voi. Lo dico a voce alta. Lo dico con un nodo in gola. L’esperienza del mio governo finisce qui. Ho fatto tutto il possibile. Voglio salutare il mio successore chiunque egli sarà. Gli darò la campanella e tutto il lungo dossier di cose da fare. Ma vi chiedo di essere fedeli della missione importante che avete per il vostro ruolo: cambiare in meglio questo Paese. Grazie ad Agnese, per aver sopportato la fatica di questi mille giorni e per come ha splendidamente rappresentato il nostro Paese. Grazie ai miei figli. Sono stati mille giorni che sono volati, ora per me è tempo di mettersi in cammino».
E ancora. «È stata una grande festa della democrazia, che si è svolta in un contesto segnato da qualche polemica in campagna elettorale ma in cui tanti cittadini si sono avvicinati e riavvicinati alla Carta costituzionale. Sentitevi soddisfatti del vostro impegno, passione, idee. C’è rabbia, delusione, amarezza, tristezza, ma vorrei che foste fieri di voi. Fare politica contro qualcuno è molto facile, per qualcosa è più bello. Si fa pensando ai propri figli, non alle alchimie dei gruppi dirigenti. Arriverà un giorno un cui tornerete a festeggiare una vittoria e vi ricorderete le lacrime di stanotte. Si può perdere un referendum ma non il buonumore».
Mille e diciasette giorni a Palazzo Chigi. Renzi ha preso atto della sconfitta referendaria, la sfida più importante del suo esecutivo. Sipario sull’esperienza dell’esecutivo del rottamatore: «Volevo tagliare le poltrone, non ce l’ho fatta: la poltrona che salta è la mia». Arrivato alla presidenza del Consiglio il 22 febbraio del 2014, in sostituzione di Enrico Letta, il suo esecutivo si ferma ai piedi del podio dei governi più longevi dal 1948 a oggi. Meglio di lui, per durata, solo due governi guidati da Berlusconi – il II, dall’11 giugno del 2001 al 23 aprile del 2005, in carica per 1412 giorni e il Berlusconi IV, che resiste 1287 giorni, dall’8 maggio 2008 al 16 novembre 2011. Terzo governo più longevo invece appartiene alla prima repubblica, guidato da Bettino Craxi, con il leader socialista che resta a Palazzo Chigi dal 4 agosto 1983 al 1 agosto 1986: un totale di 1093 giorni.
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