Misera et Misercordia. La lettera apostolica che dice sì all’assoluzione del peccato di procurato aborto
Il 21 novembre scorso, Papa Francesco ha reso pubblico il documento che, sotto la forma della lettera apostolica, ha sancito il termine del Giubileo straordinario della misericordia voluto dallo stesso Pontefice durante il 2016. Anche questa lettera non si discosta dallo stile proprio di Papa Francesco, ricco di umanità, attento all’adattamento delle circostanze concrete anche quando si affrontano questioni di carattere giuridico.
Il titolo prende spunto dal commento di S. Agostino al brano evangelico della donna adultera (Giovanni 8, 1-11) il quale ebbe modo di affermare che all’esito di coloro che volevano lapidare la donna accusata di adulterio afferma “rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia”. Spiega il vescovo di Ippona che: “la parola misericordia deriva il suo nome dal dolore per il misero. Tutt’e due le parole sono incluse in quel termine: miseria e cuore. Quando il tuo cuore è toccato, colpito dalla miseria altrui, ecco, allora quella è misericordia”. Due termini che, non solo a livello etimologico, non potevano che trovare accordo migliore nella sinfonia del contesto giubilare. Ed anche Papa Francesco commenta questo incontro tra la donna e Gesù: “al centro non c’è la legge e la giustizia legale, ma l’amore di Dio, che sa leggere nel cuore di ogni persona ….la miseria del peccato è stata rivestita dalla misericordia dell’amore … le lacrime della vergogna e del dolore si sono trasformate nel sorriso di chi sa di essere amata”. Tuttavia, ciò che si è raccolto in questo anno non resta fine a sé, ma diventa lo sprone per andare avanti, poiché il valore della misericordia è altamente performativo (n.5).
I punti fondamentali della lettera possono racchiudersi in questo modo:
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maggiore valorizzazione della conoscenza ed approfondimento della Sacra Scrittura, auspicando che nelle parrocchie almeno una domenica possa essere dedicata alla lectio divina;
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maggiore premura ed attenzione verso il sacramento della confessione, invitando i sacerdoti a prepararsi con grande cura al ministero della confessione, così da essere solleciti, disponibili e chiari nel presentare i principi morali, ben consapevoli che ogni penitente li richiama alla loro stessa condizione personale: quella di essere ministri di misericordia (n.10). “anche nei casi più complessi, dove si è tentati di far prevalere una giustizia che deriva solo dalle norme, si deve credere nella forza che scaturisce dalla grazia divina” (n.11). Ed ecco la novità più eclatante: “concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto. Quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare viene ora esteso nel tempo, nonostante qualsiasi cosa in contrario. ….. Nell’Anno del Giubileo avevo concesso ai fedeli che per diversi motivi frequentano le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X di ricevere validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale dei loro peccati. Per il bene pastorale di questi fedeli, e confidando nella buona volontà dei loro sacerdoti perché si possa recuperare, con l’aiuto di Dio, la piena comunione nella Chiesa Cattolica, stabilisco per mia propria decisione di estendere questa facoltà oltre il periodo giubilare, fino a nuove disposizioni in proposito, perché a nessuno venga mai a mancare il segno sacramentale della riconciliazione attraverso il perdono della Chiesa” (n.12). Quando una persona è sinceramente pentita, può presentarsi da un sacerdote e ricevere l’assoluzione. Non c’è da seguire percorsi difficili o ardui. Anche recentemente, i vescovi hanno sempre affidato ad alcuni sacerdoti la facoltà di assolvere questo peccato. In realtà il Papa ha di fatto normalizzato una situazione che era già in atto. Ma, all’interno di questa Lettera, questo gesto ha un significato particolare: farsi carico della sofferenza e della problematicità che una donna può vivere, prendendo questa decisione terribile – visto che il peccato è un male che il Papa ha definito gravissimo – e dare a questa persona la possibilità di un’assoluzione di fronte a qualunque sacerdote. Questo, tuttavia, non significa affatto svilire il peccato di aborto, che il Pontefice continua a definire un grave peccato, un vero e proprio omicidio. Il messaggio non è l’assoluzione facile di un peccato, per niente: servono il pentimento e la consapevolezza della gravità;
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aspetto sociale della misericordia: attenzione verso l’incontro con l’altro, la promozione di una vera e propria cultura della misericordia. Anche in questo caso l’occhio privilegiato ricade sui poveri, attraverso l’istituzione della giornata mondiale dei poveri che sarà celebrata nella XXXIII domenica del tempo ordinario; “fin quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa, non potrà esserci giustizia né pace sociale”.
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Giuseppe Di Micco
Laureato in Giurisprudenza con votazione di 110 e lode, tesi in diritto canonico, relatore prof. Mario Tedeschi. Ha svolto la pratica forense presso l’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Napoli, mediante una diretta attività di partecipazione alle udienze in tribunale, nonché nello studio dei casi pratici per la redazione di atti giudiziari e pareri. Praticante abilitato, collabora presso studi legali in materia di diritto civile e diritto del lavoro. Dottore di ricerca in diritto canonico ed ecclesiastico presso l’Università degli Studi di Milano, ha approfondito come tema di ricerca il problema della consumazione del matrimonio nei diritti religiosi (diritto ebraico, canonico, ed islamico). Collaboratore alle cattedre di diritto ecclesiastico, diritto canonico, diritti confessionali e storia e sistemi dei rapporti tra Stato e Chiesa, del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli. Collabora attivamente anche presso le strutture ecclesiali, in particolare negli ambiti liturgici e della formazione giovanile.
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