Problemi del diritto sindacale italiano dopo la vicenda Fiat (Tesi di laurea)

Problemi del diritto sindacale italiano dopo la vicenda Fiat (Tesi di laurea)

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di Valentina Patania

Il caso Fiat sicuramente non verrà lasciato nel dimenticatoio della storia del nostro Paese, il suo eco mediatico e la notevole forza propulsiva conieranno una nuova era o meglio una rinascita delle relazioni industriali.

Dunque, l’oggetto di questo elaborato si concentrerà su una lettura del caso Fiat che valorizzi le interferenze con le generali tendenze delle relazioni industriali, registrando altresì, nel progredire dell’analisi, le criticità sintomatiche del sistema di diritto sindacale italiano.

I profili critici non saranno presentati sotto le spoglie di deficit strutturali, ma offriranno nuovi orizzonti verso cui indirizzare la rotta di ripresa produttiva. Se uno dei più grandi scienziati, Albert Einstein, sosteneva che ˂˂La crisi è la migliore benedizione che può arrivare a persone e Paesi, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dalle difficoltà nello stesso modo in cui il giorno nasce dalla notte oscura. E’ dalla crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie˃˃, non bisogna allora, cadere nella spirale oscura di chi si abbandona ad un crudo dissenso, senza scovare sbocchi di rinascita.

Nel primo capitolo, la genesi dell’Accordo di Pomigliano del 15 giugno 2010 è illustrata con l’intreccio delle spinte di competizione globale che richiamano esigenze di sintonizzazione dei trattamenti economici e normativi dei lavoratori alle specifiche dinamiche produttive, organizzative e tecnologiche delle unità aziendali.

Sullo scenario galoppa l’obsolescenza dei contratti collettivi nazionali frutto di stratificazioni pregresse, trascinando con sé la tematica dell’efficacia soggettiva limitata del contratto aziendale e della sua capacità derogatoria. Il dilemma dell’inopponibilità della nuova disciplina che flessibilizzava alcune previsioni del CCNL (contrasto all’assenteismo, clausola di responsabilità, revisione dei turni e scansione delle pause) nei confronti dei lavoratori iscritti alla Fiom o dei non iscritti ad alcun sindacato, sembra delineare come unico sentiero di fuga la dissociazione da Confindustria e Federmeccanica.

Da sottofondo compare lo scontro Fiat-Fiom naufragato nelle aule di tribunale del Paese, per poi finire in Corte Costituzionale che con sentenza 3 luglio 2013, n. 231, taccia l’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori di illegittimità costituzionale parziale.

Si passa poi a tastare la sensibilità del legislatore italiano a seguito degli esiti e risvolti del fenomeno Fiat, alla questione della contrattazione decentrata: l’esigenza di flessibilità sul piano organizzativo e produttivo verrà comparata con le finalità o vincoli di scopo fissati nell’art. 8 del D.L. n. 138/2011 convertito in legge 148 /2011.

Negli ultimi due capitoli, la lente di indagine si espande in un orizzonte macro-sistematico, volgendo lo studio dapprima alle criticità del sistema di diritto sindacale italiano emergenti dal dispiegarsi degli avvenimenti dell’impianto aziendale torinese, per poi passare ad un quadro d’insieme dei principali ordinamenti europei (Spagna, Francia, Germania) in cui germoglia la contrattazione collettiva aziendale. La ratio è quella di fornire chiavi di svolta e profili risolutori o sananti di un sistema industriale italiano sempre meno attrattivo, soprattutto per l’incertezza e la rigidità delle regole di gioco del sistema sindacale.

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