Rimproveri del datore di lavoro: no ai maltrattamenti
a cura di Giuseppe Di Micco
A chiarirlo è la sesta sezione penale della Corte di Cassazione, secondo la quale il datore ha tutto il diritto di rimproverare i suoi dipendenti, se il richiamo è giustificato da precise ragioni aziendali legate al buon andamento dell’esercizio dell’impresa, purché ciò non si tramuti in maltrattamenti a danno del lavoratore.
Nel caso di specie non è configurabile il delitto di maltrattamenti dal momento che dalle prove raccolte si trattava di un normale ambiente lavorativo sottoposto all’ordinario controllo del datore; infatti: “le pratiche persecutorie realizzate ai danni dei lavoratore dipendente e finalizzate alla sua emarginazione (cosiddetto “mobbing”) possono integrare il delitto di maltrattamenti in famiglia esclusivamente qualora il rapporto tra il datore di lavoro e il dipendente assuma natura para-familiare, in quanto caratterizzato da relazioni intense ed abituali, da consuetudini di vita tra i soggetti, dalla soggezione di una parte nei confronti dell’altra, dalla fiducia riposta dal soggetto più debole del rapporto in quello che ricopre la posizione di supremazia (Sez. VI, 19 marzo 2014, n. 24642; Sez. VI, 11 aprile 2014, n. 24057)”.
Dunque, alcuna pratica vessatoria si ha nel caso esaminato.
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Giuseppe Di Micco
Laureato in Giurisprudenza con votazione di 110 e lode, tesi in diritto canonico, relatore prof. Mario Tedeschi. Ha svolto la pratica forense presso l’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Napoli, mediante una diretta attività di partecipazione alle udienze in tribunale, nonché nello studio dei casi pratici per la redazione di atti giudiziari e pareri. Praticante abilitato, collabora presso studi legali in materia di diritto civile e diritto del lavoro. Dottore di ricerca in diritto canonico ed ecclesiastico presso l’Università degli Studi di Milano, ha approfondito come tema di ricerca il problema della consumazione del matrimonio nei diritti religiosi (diritto ebraico, canonico, ed islamico). Collaboratore alle cattedre di diritto ecclesiastico, diritto canonico, diritti confessionali e storia e sistemi dei rapporti tra Stato e Chiesa, del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli. Collabora attivamente anche presso le strutture ecclesiali, in particolare negli ambiti liturgici e della formazione giovanile.
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