La mediazione familiare: uno strumento anche per le coppie senza figli

La mediazione familiare: uno strumento anche per le coppie senza figli

Sebbene la mediazione familiare sia conosciuta principalmente come strumento cui ricorrere se si è una coppia di fatto o sposata con uno o più figli che voglia separarsi o divorziare, detto strumento può risultare particolarmente utile anche in altri e plurimi contesti tutti accomunati da un fattor comune: l’assenza di prole.

Occorre, infatti, ricordare che le ragioni che portano la coppia di divorziandi o separandi davanti al mediatore sono anche (e talvolta principalmente) di natura economica, oltre che situazioni di conflittualità così alta da non portare in alcun modo alla risoluzione di questioni non patrimoniali ma che comunque tengono legata la coppia e le impediscono di chiudere il rapporto avuto in passato.

Inoltre, le stesse motivazioni di natura economica e attinenti alle tempistiche che differenziano la mediazione dalle procedure giudiziarie si ripropongono pedissequamente anche per le coppie senza figli.

Quindi, la divisione dei beni coniugali o comuni (dall’abitazione, ai conti correnti, financo ai semplici beni materiali) rappresenta non solo l’oggetto del conflitto da un punto di vista meramente pratico, di “spartizione” per così dire, ma anche il più banale pretesto per inasprire e continuare a coltivare il conflitto, traslitterando tutte le questioni irrisolte di carattere emotivo in attaccamento ad oggetti materiali per evitare che la rottura possa essere definitiva.

Si pensi alla casa coniugale: essa rappresenta in molti casi uno dei macrotemi del conflitto, dovendo le parti occuparsi di capire se venderla, se tenerla e – in tale ultimo caso – a chi lasciarla e chi vi abiterà.

La mediazione familiare può intervenire per dirimere il conflitto su questi temi, cercando di risolvere nel modo più equo e amichevole le questioni economiche.

Tra queste, continuando ad accrescere un elenco senza fine, certamente devono annoverarsi l’accordo sul mantenimento coniugale di quello tra i due coniugi che necessiti di sostegno economico, i diritti pensionistici eventualmente accumulati e che devono essere divisi e la divisione tanto dei debiti quanto dei crediti maturati nel corso del matrimonio.

A tal riguardo, occorre evidenziare che il terreno della mediazione risulta particolarmente proficuo e fruttuoso per le parti se lo si pone a confronto con il formalismo delle decisioni calate dall’alto dal giudice nel corso di un procedimento giudiziario di separazione o divorzio. La flessibilità dello strumento e l’ampiezza dei temi affrontabili durante gli incontri fa sì che non solo le questioni personali ma anche quelle materiali e economiche possano essere trattate con più serenità e minore rigore, considerando nuovamente che nelle ipotesi di rotture di legami di affetti -come prima evidenziato- le emozioni vengono nascoste proprio da pretese economiche, strumento talvolta di vendetta talaltra di ricatto.

Vieppiù: le scelte prese nel corso degli incontri dalle parti sono dalle stesse volute e condivise e, in conseguenza di ciò, maggiormente seguite e rispettate. Ciò accade perché con la mediazione familiare le parti possono affrontare anche questioni non prettamente giuridiche e avere uno spazio di confronto aperto, diretto e rispettoso, senza il filtro del proprio legale, essendo protagoniste di quanto sarà il loro futuro e la riorganizzazione della loro vita. Sono loro, in prima persona, a scegliere il contenuto dell’accordo che verrà dalle stesse sottoscritto. Nulla è imposto dal mediatore, che rappresenta un facilitatore della comunicazione: terzo, equidistante ed equiprossimo a entrambe.

Ed è proprio la possibilità di imparare a gestire la comunicazione e a sapere ascoltare e comprendere i bisogni dell’altro il quid pluris che il servizio della mediazione offre e che le coppie di separandi o divorziandi devono considerare prima o contemporaneamente alla scelta di rivolgersi al giudice per avviare una causa legale lunga, costosa e che subiranno nelle decisioni contenute nella sentenza.

Pertanto, coloro che vogliano separarsi o divorziare hanno la duplice possibilità di scegliere la via tradizionale del tribunale o lo strumento di risoluzione stragiudiziale delle controversie della mediazione familiare, con la consapevolezza che quest’ultimo non è affatto riservato alle sole coppie con figli.

Si ricorda, altresì, che tra le ragioni di rottura del rapporto di coppia che rientrano nei cosiddetti aspetti “emotivi” vi possono essere questioni attinenti alle relazioni con la famiglia di origine dell’ex partner: relazioni che talvolta intrecciano rapporti personali a rapporti di tipo lavorativo.

Anche questa ipotesi rientra nel campo della mediazione familiare di coppie che non abbiano figli, ma che si trovino a dover gestire beni ereditati, responsabilità familiari e riorganizzazione di relazioni in un contesto che è familiare anche in assenza di figli.

L’approccio sistemico-relazione è proprio per questo, del resto, uno dei più importanti nel settore, andando a considerare la famiglia come sistema in relazione con altri sistemi e articolata a sua volta in sottosistemi.

Occorre, inoltre, aggiungere che proprio nelle ipotesi di separazione consensuale, in cui l’accordo preesistente dovrebbe snellire e facilitare la chiusura del rapporto, la via della mediazione familiare risulta particolarmente preferibile rispetto al tribunale, potendo formalizzare la separazione in maniera pacifica, relativamente veloce e totalmente libera, con soluzioni personalizzate senza ricorrere alla battaglia legale e al filtro dei rispettivi avvocati.

In conclusione, anche per le coppie che senza figli decidano di divorziare o separarsi, la mediazione familiare risulta essere un ottimo strumento per risolvere le questioni patrimoniali ed economiche che li riguardano e, al contempo, le problematiche comunicative grazie alla migliore gestione delle emozioni imparata nel corso degli incontri con l’ausilio del mediatore.


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