Minaccia a pubblico ufficiale

Minaccia a pubblico ufficiale

Cass. pen. sezione VI, sentenza n. 335 del 02.12.2008

Tizia, insegnante di scuola primaria statale, indice una riunione coi genitori degli allievi. Al termine, Caio, padre di un alunno, interviene con una frase che in parte sconvolge l’insegnante Tizia, tanto che la stessa ribatte con una frase un po’ pesante: “Si vergogni!”. Da lì, Caio, risponde: “Si vergogni lo dica a suo padre!”. Tizia dal canto suo rammenta che suo padre è deceduto. Allora Caio si avvicina a Tizia, mostrandole il pugno chiuso, e proferisce parole intimidatorie: “Due pugni in faccia non glieli leva nessuno!”.

Tizia, quindi, si rivolge al legale, che espone quanto segue.

Nel caso di specie, Caio ha prospettato un male ingiusto, che dipende dalla sua volontà, ed è idoneo a turbare la psiche del soggetto passivo.

Il problema che si pone è se la condotta di Caio sia finalizzata a costringere l’incaricato di pubblico servizio a compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio o ad omettere un atto d’ufficio.

In realtà, nel caso de quo, l’espressioni minacciose di Caio non hanno tale finalità, prevista dall’art. 336 c.p., per il reato di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale.

Inoltre, occorre sottolineare che Tizia non è stata particolarmente turbata dalla condotta di Caio, non ha realmente percepito la minaccia, elemento invece necessario per consumare il reato di cui all’art. 336 c.p.

Di conseguenza, Caio potrebbe essere punibile per minaccia ex art. 612 c.p., aggravata dal fatto che il soggetto passivo è incaricato di pubblico servizio, secondo il n. 10 dell’art. 61 c.p.


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